Repubblica-Scuola, contro la riforma Moratti quarantamila in corteo a Milano
In piazza del Duomo anche migliaia di bambini. I ds: un segnale di cui il governo dovrà tenere conto Scuola, contro la riforma Moratti quarantamila in corteo a Milano Protesta organizzata col ...
In piazza del Duomo anche migliaia di bambini. I ds: un segnale di cui il governo dovrà tenere conto
Scuola, contro la riforma Moratti quarantamila in corteo a Milano
Protesta organizzata col passaparola: "Salviamo il tempo pieno"
Perfino i promotori della manifestazione sorpresi: non hanno né una sede né un telefono
TERESA MONESTIROLI
STEFANO ROSSI
MILANO - Tre giorni di preparazione, due cortei, quarantamila persone in strada. La stima è degli organizzatori ma appare realistica dopo aver assistito allo snodarsi dei due serpentoni convergenti su piazza Duomo. La Milano anti Moratti ieri ha alzato la voce. E ha mostrato una forza che nessuno, nemmeno i promotori della protesta, si aspettava.
Due manifestazioni partite ai due lati opposti della città hanno raccolto genitori, maestre, precari, presidi, bidelli. E bambini. Certo, anche loro, con la sfida al centrodestra che "vorrebbe vietare il dissenso ai minori, un'idea pazzesca". Dice un papà: "Se a 6 anni possono andare a catechismo e fare la pubblicità, possono anche andare in manifestazione". Tutti insieme, spiega Clara Bianchi, una degli organizzatori, per difendere la scuola pubblica dalla "controriforma che distrugge una qualità costruita negli anni". Una scuola che, spiega la maestra Simona Corio, "il governo inglese studia per la sua efficienza". Molti gli slogan e gli striscioni critici contro il ministro "Morattila", molte le maschere e gli strumenti musicali costruiti nei laboratori creativi tenuti venerdì in un centinaio di scuole occupate dai genitori, ma senza interrompere le lezioni.
Stavolta, però, a orchestrare la mobilitazione non sono i partiti ("Una manifestazione talmente grande che per il governo sarebbe un grave errore non tenerne conto", dicono però i Ds milanesi), i sindacati, nemmeno la società civile dei girotondi o dei no global. Dietro a tutto c'è un piccolo gruppo di insegnanti che di fronte alla riforma ("non ci abbiamo trovato alcun contenuto, non ha progettualità pedagogica, serve solo a risparmiare") ha dato vita alla Rete di resistenza in difesa della scuola pubblica.
La Rete non ha una sede ma un sito Internet (www.retescuole.net) e al suo appello la risposta è stata immediata. Due settimane fa al forum al quale hanno partecipato duecento rappresentanti dei comitati dei genitori milanesi, è stata proposta una giornata di occupazione (mai verificatasi prima alle scuole elementari e medie) e la mobilitazione di ieri. Il tam tam è passato di scuola in scuola, coinvolgendo migliaia di genitori: "La situazione era esplosiva", spiega Elena Miglietta, una delle fondatrici della Rete, "è bastato accendere la miccia. E per farlo, abbiamo spiegato nelle scuole il contenuto della riforma".
L'adesione è stata trasversale. Poche, ieri, le bandiere di partito. Tanti invece, quelli che scendevano in piazza per la prima volta. Il tempo pieno è applicato nell'85 per cento delle scuole lombarde, con una richiesta in continua crescita. Riguarda quasi tutti, insomma, ed è una pietra angolare di un sistema familiare, sociale ed economico nel quale il doppio stipendio è condizione indispensabile per tirare avanti e il paracadute della famiglia allargata non esiste più. Queste le spiegazioni dei partecipanti, preoccupati perché "i nostri figli saranno non solo più poveri ma anche più ignoranti di noi".
Di qui lo slogan ufficiale della giornata di "manifestazione d'affetto per la scuola pubblica", la spilla "La scuola sono io" inventata dai genitori di una elementare e venduta in oltre 7.000 esemplari, i sanvalentini polemici, le maschere da Pinocchio (più un burattino alto tre metri) per dire che "le bugie del ministro hanno le gambe corte". E molta voglia di mobilitarsi ancora. Anche in caso di stop ai bambini? "Diremo che facciamo una processione religiosa o una manifestazione sportiva". Alla Moratti va il beffardo ringraziamento di Antonella Loconsolo, combattiva mamma di una scuola di Niguarda fra le prime a sperimentare il tempo pieno mezzo secolo fa: "Grazie per aver reso possibile tutto questo. Nessuno mai prima di lei era riuscito a unire così tante persone, di idee tanto diverse".
Al di là di qualsiasi previsione. "Avevamo chiesto quattro cortei", spiega Michele Corsi della Rete, "e la questura ci ha risposto: "E voi chi siete? Non riuscirete mai a riempire quattro cortei. Meglio se vi limitate a due"".