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Repubblica-Scuola araba, no della Moratti

Le famiglie: così si favorisce l'evasione. Il sindaco di Milano offre un'alternativa: mandare i bambini a una parificata Scuola araba, no della Moratti "Integrazione solo nella pubbl...

10/09/2005
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la Repubblica

Le famiglie: così si favorisce l'evasione. Il sindaco di Milano offre un'alternativa: mandare i bambini a una parificata
Scuola araba, no della Moratti
"Integrazione solo nella pubblica". Il direttore: dateci tempo
Dal Marocco l'attacco dell'imam di Torino espulso: "Non hanno il diritto di rovinare il percorso di studi dei nostri figli"
ALESSIA GALLIONE


MILANO - È contraria a "soluzioni che isolino gli alunni islamici". Perché la piena integrazione, dice, "può avvenire soltanto nelle scuole pubbliche, che garantiscono il pieno rispetto dell'identità culturale propria e altrui". Il ministro dell'Istruzione Letizia Moratti interviene sul caso della scuola araba di via Quaranta che, dopo essere stata chiusa ufficialmente per "motivi igienici" dal Comune di Milano, lancia un appello: "Dateci tempo per trovare una soluzione alternativa". La Moratti ribadisce le parole del ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, che aveva già detto no "a scuole parallele che creano ghetti". E proprio per tracciare la mappa di questi "ghetti", i due ministri si sono incontrati ieri per organizzare un tavolo tecnico e una ricerca che possa far capire dove siano e come funzionino, in altre città italiane, le "scuole senza riconoscimento".
I 500 alunni avrebbero dovuto riprendere le lezioni la prossima settimana. Non potranno farlo, ripete il sindaco Gabriele Albertini: "Perché la scuola di via Quaranta va chiusa. Nessun espediente o raggiro è ammissibile". Una decisione contro cui si scaglia Bouriqi Bouchta, l'imam di Torino espulso quattro giorni fa dall'Italia: "La chiusura è ingiusta. Non hanno il diritto - dice Bouchta dal Marocco - di rovinare il percorso di studi dei bambini". Ma il sindaco vuole offrire anche un'altra possibilità: "Ai genitori vogliamo dare un'alternativa oltre alla via maestra della scuola pubblica: la scuola paritaria, ordinata secondo le leggi dello Stato".
Una scuola con programmi e insegnanti italiani e ore di arabo. È ancora questo il sogno di via Quaranta. Un obiettivo che ora sembra sempre più lontano. Ora che, dopo le polemiche, c'è da affrontare il presente. Al ministro le famiglie dei ragazzi rispondono: "Se via Quaranta chiude, almeno la metà di noi non manderà i figli a scuola o li riporterà in Egitto". Il direttore dell'istituto arabo Ali Sharif le sta convocando: "Proporremo di ritardare di qualche giorno l'inizio delle lezioni come gesto di buona volontà verso le istituzioni". Prendere tempo. Aspettare che la bufera si plachi e cercare soluzioni transitorie. Un appello che la scuola araba lancia a tutti: dal Comune all'ufficio scolastico regionale, dalla Provincia al prefetto Bruno Ferrante. Fino al cardinale Dionigi Tettamanzi, che aveva parlato della difficoltà di trovare soluzioni nell'emergenza: "Ho l'impressione che arriviamo sempre troppo tardi. Il problema non è di oggi".
Dice sì a un incontro l'assessore comunale all'Educazione Bruno Simini, che è accusato dal centrosinistra di aver offerto una sede alternativa facendo poi marcia indietro: "Prima di tutto dobbiamo ripristinare la legalità - dice Simini -. Per questo via Quaranta va chiusa. La scuola pubblica è la strada giusta, ma con l'assenso del ministero siamo pronti a collaborare". Un dialogo che auspica anche il direttore scolastico regionale Mario Dutto, che ieri è volato proprio al ministero: "I nostri istituti sono pronti a accogliere i ragazzi. Spiegheremo cosa può offrire loro la scuola pubblica per concordare possibili cambiamenti. Siamo disponibili a studiare soluzioni transitorie che non siano traumatiche".


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