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Repubblica-Scuola araba, genitori in piazza

Assemblea in un liceo ma fallisce il tentativo di mediazione del direttore regionale e del provveditore Scuola araba, genitori in piazza Oggi protesta a Milano: non mandiamo i figli a...

19/09/2005
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la Repubblica

Assemblea in un liceo ma fallisce il tentativo di mediazione del direttore regionale e del provveditore
Scuola araba, genitori in piazza
Oggi protesta a Milano: non mandiamo i figli alla statale
TERESA MONESTIROLI


MILANO - Sono arrabbiati perché il Comune "ha chiuso la scuola cinque giorni prima dell'inizio dell'anno scolastico". Sono preoccupati che i loro figli crescano "privati della loro identità". Sono determinati nel chiedere "una sede adeguata per proseguire, almeno per quest'anno, con lo stesso insegnamento che veniva impartito in via Quaranta", in attesa che parta la scuola paritaria. E questa mattina scenderanno in piazza per protestare. Inutili sono state le parole dell'imam della moschea di viale Jenner Abu Imad che, più moderato, ha detto: "La soluzione della scuola statale può andare bene, purché ci siano più ore di arabo e un programma egiziano completo".
Alla fine di un'assemblea di oltre tre ore in cui il direttore scolastico regionale ha offerto l'inserimento nelle scuola pubbliche con lezioni di arabo e potenziamento di italiano (sfruttando il 15% dell'orario scolastico previsto dall'autonomia alle elementari e le ore opzionali alle medie), le duecento famiglie di via Quaranta sono quasi tutte d'accordo: "Non manderemo i nostri figli nella scuola statale. Per loro vogliamo un'istruzione bilingue che segua sia i programmi egiziani che quelli italiani. Vogliamo che conoscano la nostra cultura e la nostra religione". Sono pochi quelli che ci penseranno su. Quelli che, forse, da oggi chiederanno aiuto al provveditorato.
È stato un incontro partecipato. Tantissimi i padri, una decina le mamme, tutte velate. Qualche bambino che gioca nei corridoi del liceo Einstein che ieri mattina ha aperto le porte eccezionalmente per ospitare il "caso di via Quaranta". In cattedra, in un'aula magna piena fino all'orlo, il direttore scolastico regionale Mario Dutto, il provveditore Antonio Zenga e un interprete. Ogni frase è stata tradotta per evitare qualunque incomprensione. La materia è ostica anche per un italiano. Si parla di burocrazia scolastica. Di parità e di istruzione paterna. Materie opzionali e di autonomia scolastica. Ma alla fine, il direttore Dutto riassume il concetto in modo chiaro e inequivocabile: "Avete due strade. La prima, l'iscrizione nelle scuole pubbliche con la garanzia che i vostri figli faranno anche lezioni di arabo. La seconda, l'istruzione paterna, prevista dalla legge italiana". E un ispettore aggiunge: "In questo caso saranno i singoli genitori a rispondere personalmente dell'istruzione dei loro figli. Se l'obbligo scolastico non venisse rispettato le famiglie dovranno rispondere non solo in sede scolastica ma anche giudiziaria". Ma i genitori insistono: vogliono proseguire con la scuola egiziana, potenziata dall'insegnamento dell'italiano. E per questo chiedono una sede: "Andremo dal prefetto - conclude Ali Sharif, direttore di via Quaranta - per chiedergli di darci una mano a trovare un edificio provvisorio dove proseguire con il nostro insegnamento".


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