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Repubblica-Roma-"Scuola, la protesta non si ferma"

Ieri migliaia in piazza contro la Moratti. "Sono più di cento le scuole che resisteranno ai cambiamenti con metodi legali" "Scuola, la protesta non si ferma" Il coordinamento romano: ...

16/05/2004
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la Repubblica

Ieri migliaia in piazza contro la Moratti. "Sono più di cento le scuole che resisteranno ai cambiamenti con metodi legali"
"Scuola, la protesta non si ferma"
Il coordinamento romano: cresce il fronte per aggirare la riforma
Gli studenti preparano la protesta del 4 giugno per la visita a Roma del presidente Bush
BEATRICE RUTILONI


Un bambino con la maglietta arancione prende una curva troppo veloce con il monopattino. Cade, si sbuccia un ginocchio, e senza un capriccio si rimette in moto. I figli indipendenti del tempo pieno sfilano in un lungo corteo, lento e colorato, che sorvola il primo pomeriggio estivo della stagione. Urlano al megafono con le voci stonate: "Moratti: bocciata!" e "Questa riforma non ci piace: alla Moratti daremo un gran da fare", hanno pasticciato su un grande telo rosso con le mani fino a dipingere un'opera d'arte dov'è scritto "Le mani sulla scuola pubblica". Hanno magliette piene di scritte e fischietti che adoperano senza prudenza, sono pieni di canti e slogan, si vede, creati da loro, come le nenie tradotte in protesta contro il Governo.
Tutte le età della scuola e dell'università si sono ritrovate in piazza ieri pomeriggio per la quarta volta dall'inizio dell'anno: dagli insegnanti ai genitori, dai professori ordinari ai ricercatori universitari, dai sindacalisti agli studenti di ogni ordine e grado. Un corteo che ha stentato al momento della partenza, l'appuntamento era fissato per le 14 da piazza della Repubblica, ma che poi si è ingrossato nel percorso, sfilando lungo via Cavour, via dei Fori Imperiali e Corso Vittorio e raggiungendo piazza Navona poco prima delle 17. Ad aprire il coordinamento in difesa della scuola pubblica di Bologna. Chiude lo spezzone di apertura il coordinamento romano che promette di proseguire la protesta, dati alla mano. Di interessanti ne vengono fuori dalla memoria di un tecnico del ministero: "Negli ultimi 50 anni ci siamo battuti per ampliare l'offerta culturale della scuola pubblica - spiega Alberto Alberti, 71 anni, ex ispettore del Ministero - dal 1928 al 1990 il tempo scuola era passato da 25 ore per 150 giorni l'anno a 30 ore per 200 giorni: con la riforma si tornerà indietro alla scuola della prima metà del secolo".
Un esempio concreto viene da una scuola di Castelnuovo di Porto, la Pitocco: "Hanno cancellato una classe intera di tempo pieno - denuncia Mita Maso, mamma di due bambini - oggi abbiamo manifestato di fronte a scuola, è una situazione insostenibile: molte famiglie sono costrette a iscrivere i figli nei comuni vicini". Studiare potrebbe diventare dunque un fatto privato "lasciato alla coscienza, alle possibilità e alla sensibilità di ciascuno - continua Alberti - mentre il valore della scuola pubblica italiana è proprio quello di garantire le pari opportunità a tutti".
La ricetta in tasca l'hanno già trovata in molti: a Roma sono più di cento le scuole che stanno adottando un vademecum per "ridurre il danno" della riforma. "Si tratta di regole semplici e legali - spiega Luisa Colcerasa, preside della elementare Enrico Toti al Pigneto - basta ignorare le circolari finora emanate dal ministero e resistere, per così dire, con i vecchi piani di offerta formativa". Anche gli studenti medi promettono di continuare la protesta, ma il loro obiettivo è il 4 giugno: "Saremo in piazza per manifestare contro l'arrivo di Bush a Roma", annuncia Aurora Donato, studentessa di legge alla Sapienza.


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