Repubblica-Roma-"Io ho fatto soltanto la quinta elementare mia figlia non avrà una cultura di serie B"
RACCONTO La mamma pasionaria alla baby-occupazione di Roma "Io ho fatto soltanto la quinta elementare mia figlia non avrà una cultura di serie B" "Si studia perfino l'eco...
RACCONTO
La mamma pasionaria alla baby-occupazione di Roma
"Io ho fatto soltanto la quinta elementare mia figlia non avrà una cultura di serie B"
"Si studia perfino l'ecologia e non è un privilegio per ricchi"
"Perché questo governo vuole buttare tutto quanto a mare?"
MARIA NOVELLA DE LUCA
ROMA - A sentirla parlare, con la voce un po' roca, quarantadue anni e tre figlie, si capisce che Claudia Maluzzi è una che non molla mai. Dice che è uno scempio "spezzare la continuità didattica del tempo pieno" e non importa se il suo titolo di studio è licenza elementare, è cresciuta nelle baracche, a tredici anni faceva la parrucchiera, poi la conciatrice, la cuoca, la donna delle pulizie. Lei, poco più che adolescente, ha avuto la prima figlia, e sa che in gioco, in quella manciata di ore che la Moratti vuole riformare, "c'è tanto, c'è il futuro dell'istruzione dei nostri figli, non ci interessa avere soltanto delle aule dove parcheggiare i bambini, vogliamo quello che abbiamo già, e cioè una scuola dove si faccia scuola fino alle quattro del pomeriggio".
Primavalle, Roma, periferia Nord, quartiere duro, alta dispersione scolastica, alloggi popolari e lavori saltuari spazzati via dalla crisi. La battaglia contro i tagli della Moratti parte da qui, dalla "Venticinque aprile", scuola elementare a ridosso di quei lotti color ocra sbiadito voluti da Mussolini per gli operai all'inizio degli anni Trenta. Genitori e bambini hanno dormito in palestra, tutti d'accordo, direttrice e insegnanti in testa, decisi a difendere l'esperienza costruita in questi anni, qualcosa di così importante da aver cambiato la vita di molti. Di occupazioni, Claudia, alle spalle ne ha tante. È lei, insieme ad un altro gruppetto di mamme (e qualche papà), l'anima della protesta, il cellulare le squilla di continuo, Claudia Maluzzi parla, spiega, si sgola, il testo della riforma lo conosce bene, così i diritti delle famiglie e dei bambini. "Ho imparato in tutti questi anni di lotte, io vengo dalla povertà dura, dai residence e dagli alberghi requisiti, ho dormito alla stazione Termini, l'ultima occupazione di casa l'ho fatta che mia figlia aveva sei mesi, ce ne ho una di 26 anni, una di 10 e una alla materna, se smantellano il tempo pieno anche se trovassi un lavoro non potrei accettarlo, ma quello che difendo è la qualità di questa scuola, noi inglese e il computer ce l'abbiamo già da dieci anni, qui alla mensa si mangiano cibi biologici, i ragazzini fanno lezione di ecologia, coltivano le aiuole, sì, a Primavalle non in una scuola per ricchi, abbiamo dei bambini adottati a distanza, qui dentro i nostri figli imparano a difendersi anche dalle cose brutte del quartiere, ma perché quella signora ministro vuol buttare tutto a mare?".
Colpisce in questo avamposto di periferia, che aveva conosciuto un po' di benessere a metà degli anni Novanta e adesso è ripiombato nella povertà, l'amore dichiarato per l'istituzione scuola, il feeling che si percepisce tra insegnanti e genitori, e soprattutto tra genitori e direttrice. Sarà perché Rosetta Rossi, 54 anni, per tutti è "direttrì", e quando è arrivata alla "Venticinque aprile" nel 1991 la mensa veniva puntualmente saccheggiata, sparivano pasta, olio, parmigiano, prosciutto, e allora, racconta, "ho deciso di aprire la scuola al quartiere, coinvolgendo i genitori, e mettendo dei cartelli in cui avvertivamo "chi vuol essere invitato a pranzo si presenti alla mensa" e da allora non è sparito più nulla". "Usiamo le parole: questa è una scuola di frontiera, ma chi ci lavora ha una motivazione forte. Anche io vengo da una situazione di povertà, sono la prima laureata della mia famiglia, gli insegnanti sono gli stessi da anni, scelgono di restare, i genitori sono coinvolti in tutto, hanno fatto corsi di formazione, è gente che ha perso via via il lavoro, la casa, molti vivono soltanto con le pensioni degli anziani, nella partecipazione alla vita della scuola è come se sentissero di ritrovare dignità".
Ora di pranzo nella palestra occupata. Pasta al pomodoro nei piatti di carta con i ragazzini che si divertono un mondo. Hanno dormito nei sacchi a pelo e cantato con la chitarra fino a notte alta. Fosse per loro occuperebbero la scuola anche una volta alla settimana. Oggi saranno tutti alla manifestazione.