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Repubblica: Riformare la scuola per rilanciare il Paese

lettere

05/10/2006
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la Repubblica

CORRADO AUGIAS

G entile dott. Augias, insegno da ventisette anni alle elementari, nella mia famiglia siamo tutti insegnanti. Dieci anni fa nel mio circolo didattico arrivarono dalla Gran Bretagna per vedere come funzionava (bene) la nostra scuola. Altri tempi, altri capi d'istituto, altra situazione sociale, altri insegnanti. A scuola si veniva per studiare, ma forse quello fu l'ultimo anno.

Oggi ci si raccomanda di essere "flessibili", niente richieste impegnative, niente bocciature. Per i genitori la scuola è un parcheggio. Molti genitori mi dicono: «sono troppo piccoli per impegnarsi, lo faranno poi, ora devono godersi la vita». In questa frase c'è il modo di pensare che ha convinto le giovani generazioni che tutto sia facile e dovuto, che l'"impegno" non le riguardi.

Rosaria Salice

riccardo.gabarrini@libero.it

C aro dott. Augias: la scuola italiana è ingiusta (Fioroni), è scadente (Ocse). Me ne sono accorto da tempo come insegnante di biologia molecolare ai primi anni di vari corsi di Laurea. Basta analizzare i dati di ammissione alle varie Facoltà a numero chiuso. A Medicina su 35.300 candidati solo il sette per cento ha preso un voto corrispondente o superiore alla sufficienza (48/80). Le sufficienze statisticamente scendono andando verso Sud. A Veterinaria su 4.600 solo l'1,25 per cento ha preso un voto corrispondente o superiore alla sufficienza.

Da ciò che vedo dove lavoro (Udine) non c'è correlazione tra il voto di maturità e il voto delle prove d'ammissione. Dimenticavo: i test di ammissione sono tutt'altro che difficili. Controllare sul sito del Miur per credere.

Franco Quadrifoglio

fquadrifoglio@makek.dstb.uniud.it

U na delle ragioni per le quali si accetterebbe meno malvolentieri di pagare più tasse, è se quei denari venissero in parte investiti per migliorare una scuola così maltrattata dal precedente governo. Attrezzature, status, stipendi degli insegnanti e tutto il resto. Secondo la classifica Ocse (e per il secondo anno di seguito) il nostro sistema d'istruzione risulta molto costoso e con risultati molto scarsi, in una sola parola: inefficiente.

I cattivi risultati si vedono sul piano internazionale dove i nostri studenti non reggono la concorrenza con quelli di altri paesi. All'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (Ocse) aderiscono trenta paesi. Noi, per esempio, figuriamo ventinovesimi come numero di laureati seguiti solo dalla Turchia, e questo è molto male. Diventa ancora peggiore quando si vede che i laureati in materie scientifiche sono quasi la metà di quelli dell'Unione europea (a diciannove Stati), mentre i nostri quindicenni che partecipano alle gare internazionali di matematica risultano sempre tra gli ultimi. Sono dati che dimostrano, cifre alla mano, quanto mediocre sia il livello di acculturazione dei nostri connazionali come d'altronde ogni giorno possiamo constatare di persona.

I tecnici sanno quali sarebbero i rimedi. Da profano a me piacerebbe vedere: un generale recupero di efficienza anche grazie a insegnanti meglio pagati e più giovani, la creazione di un percorso di scuole di eccellenza, dai licei alle università, al quale accedere unicamente per merito quindi largamente sostenuto da borse di studio per i meno abbienti. Il rilancio del paese passa soprattutto da lì.


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