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Repubblica: Rette troppo care, fuga dalla scuola privata

Non sono serviti la legge sulla parità scolastica e gli aiuti di Stato e regioni

01/09/2007
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la Repubblica

In quattro anni diecimila iscritti in meno. Record alle superiori: -8%

Il calo, dicono gli esperti, è dovuto essenzialmente alla crisi economica generale

SALVO INTRAVAIA

ROMA - Scuole private in crisi. Quelle cattoliche, nel breve volgere di un decennio, hanno perso circa 100 mila alunni e quelle laiche non stanno certo meglio. Colpa delle difficoltà economiche in cui versano le famiglie italiane e della crisi di vocazioni. Secondo alcuni dati ministeriali, in appena quattro anni, le scuole elementari, medie e superiori non statali contano quasi 10 mila iscritti in meno, in percentuale il 4,5. Con una punta alle superiori di circa l´8%. Tendenza che ha costretto circa 100 scuole a chiudere i battenti. E a nulla sono serviti, per risollevare dal baratro in cui si trovano le non statali, la legge sulla parità scolastica e gli aiuti messi a disposizione dallo Stato e dalle regioni in questi ultimi anni. Quella delle scuole private, sembra una crisi irreversibile. Secondo Francesco Macrì, presidente della Fidae (la Federazione istituti di attività educativa, che rappresenta le Scuole cattoliche primarie e secondarie) «nella scuola primaria si registra una sostanziale stabilità di iscrizioni. Nella scuola secondaria di secondo grado – aggiunge Macrì – registriamo, fatte le debite eccezioni, un certo calo dovuto alla crisi economica generale e ai mancati contributi da parte dello Stato». La crisi sfiora soltanto le scuole dell´infanzia probabilmente perché Stato, comuni e regioni, non riescono a soddisfare la domanda di posti.
Alla fine del 2005 l´allora presidente della Fidae, Antonio Maria Perrone, denunciò le difficoltà delle scuole cattoliche. «In questi ultimi dieci anni – scriveva padre Perrone – sono circa 100 mila gli alunni in meno che frequentano le scuole cattoliche: erano 350 mila ora sono 260 mila». Una emorragia che un altro rappresentante delle scuole cattoliche, padre Francesco Ciccimarra, spiega attraverso la crisi di vocazioni. «La scuola cattolica soffre perché sono diminuiti i religiosi che prestavano la loro opera di insegnamento a titolo gratuito. Nel corso degli anni questi docenti sono stati sostituiti da laici che vengono retribuiti secondo il nostro contratto nazionale. Questo costo aggiuntivo – continua padre Ciccimarra – qualcuno lo deve sopportare e le famiglie non sono sempre in condizioni di sostenere la spesa: non devo spiegare a nessuno in quali situazioni si trovano le famiglie italiane dopo l´avvento dell´euro».
Ma quanto costa iscrivere un figlio nella scuola privata? «In media – spiega Ciccimarra – nelle nostre scuole la retta varia fra i 2.500 e i 3.500 euro l´anno». Nelle scuole private laiche la cifra lievita. «Dipende dai servizi», chiarisce Luigi Sepiacci, presidente dell´Aninsei (l´Associazione nazionale istituti non statali di educazione e istruzione). Si va dai 4.500 ai 6 mila euro annui. «Purtroppo – continua Sepiacci – il fenomeno esiste e si concentra nelle classi di passaggio da un livello di istruzione all´altro. Alcune famiglie, per esempio, hanno il mutuo da pagare e lasciano a malincuore la scuola privata». E il bonus statale messo in campo dall´ex ministro dell´Istruzione, Letizia Moratti, o i buoni scuola regionali? «Non sono certo i 300 euro di bonus statale a risolvere la situazione – spiega il presidente Aninsei – Nella regione Lazio, la giunta Storace ci aveva promesso il buono-scuola, ma poi non se n´è fatto più nulla».


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