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Repubblica-R.Iosa-Sbagliato l'elogio della gara in Italia non funzionerebbe"

INTERVISTA/2 Raffaele Iosa, ispettore scolastico, una vita nelle classi "Sbagliato l'elogio della gara in Italia non funzionerebbe" Eccessi La scuola deve educare all'e...

26/08/2004
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la Repubblica

INTERVISTA/2
Raffaele Iosa, ispettore scolastico, una vita nelle classi
"Sbagliato l'elogio della gara in Italia non funzionerebbe"
Eccessi La scuola deve educare all'equilibrio, un antidoto agli eccessi


ROMA - "Mi sembra l'ennesimo equivoco del blairismo: bisogna essere sempre più a destra per essere di sinistra. Questo è un estremismo simile a quello delle classi separate per maschi e femmine, un modo per non andare mai al nocciolo delle questioni". Raffaele Iosa, ispettore scolastico, una vita tra le classi, critica l'iniziativa del premier inglese.
Che c'è di sbagliato?
"E' vero che la vita è una sfida ma la sfida non può diventare il modello dell'educazione, bisogna insegnare ai bambini a difendersi dalla competitività non educare al conflitto e alla gara a tutti i costi".
Eppure c'è chi rileva che oggi i bambini sono già molto competitivi.
"È vero, vivono in una cultura competitiva, ne sono immersi ma la scuola deve correggere il tiro, insegnare l'equilibrio, l'armonia, deve essere un antidoto agli eccessi".
La scuola italiana è sempre stata carente di attività sportive ed è anche un sistema che educa più alla cooperazione che alla competitività. Perché?
"La scuola italiana è stata organizzata su un modello competitivo almeno fino al '68 ma non è mai stata una scuola sportiva neanche quella di Gentile, è un retaggio che si porta dietro, per tradizione culturale sia cattolica che di sinistra. Oggi un ragazzino deve fare sport, non c'è dubbio, bisogna che impari a fare sport, ma l'apologia della gara come modello pedagogico è sbagliato".
Le cose cambiano, il modello Blair oggi attecchirebbe?
"Sarebbe difficile, per diversi motivi: in questi anni il Coni le ha provate un po' tutte e ha fallito, anche l'associazione Bridge ha tentato di portare il gioco del bridge nelle scuole ma non è riuscito, non piace lo schema del vincitore e del vinto. Le maestre regalerebbero medaglie a tutti i bambini e la scuola italiana è molto femminile".
(m. c.)


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