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Repubblica-Quei ragazzi usciti dai videogiochi

'allagamento del Parini ha suscitato un dibattito molto acceso anche fuori della scuola, pubblichiamo alcuni degli interventi ricevuti Quei ragazzi usciti dai videogiochi C'è ch...

26/10/2004
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la Repubblica

'allagamento del Parini ha suscitato un dibattito molto acceso anche fuori della scuola, pubblichiamo alcuni degli interventi ricevuti
Quei ragazzi usciti dai videogiochi
C'è chi invita i genitori dei colpevoli a pagare i danni, ma c'è pure una critica al professore di greco per i suoi voti
Le posizioni sono contrapposte: prevale la condanna ma c'è anche chi argomenta una punizione senza allontanamento dall'istituto
TIZIANO TUSSI*


Il Parini è una della poche scuole a cui si può omettere il seguito. Tutti sanno cosa sia. Merito di una storia pregressa nella quale studenti e insegnanti pariniani potevano fregiarsi di esserlo stati. Solo due nomi per altre decine, dopo il Parini che vi insegnò nel 1700: Gadda e Musatti. In verità Gadda considerava gli studenti pariniani un poco "imbecilli" (testuale). Che avesse ragione post mortem? Una banale scusa, evitare un compito in classe, sarebbe all'origine dell'atto distruttivo di alcune unità di studenti. Altro che La zanzara, che nel 1966 punse il perbenismo dell'Italia bigotta e conformista. Qui si tratta di macerie che scendono dai soffitti. Una bella scuola trattata alla stregua di un campo di Risiko per conquistare qualche giorno. Un effetto così devastante per una motivazione così risibile. In fondo bastava la solita telefonata della bomba a scuola, per ottenere lo stesso risultato. Ma poca fantasia rimane nella mente di molti giovani che seguono una deriva nichilista verso se stessi e verso la collettività. Chissà dove avranno visto le scene immaginate prima del gesto, in quale film o videogioco le avranno testate. Il danno lo si voleva bel grosso.
Purtroppo il Parini, a Milano, non è l'unica scuola colpita: anche il Carducci a giugno venne allagato, solo per le palestre, e al Severi ignoti sono entrati nottetempo distruggendo quanto possibile in palestra e in alcune aule al piano terreno. Una deriva insulsa e assolutamente non realista. Insomma ciò che passano i video ? televisione, cinema, computer ? rifatto in vivo per poi accorgersi che la realtà è molto più persistente della finzione che si ritiene così vicina. Il virtuale non tiene, sparisce, quando la realtà interviene. Distruggere realmente una scuola non è come provare a farlo in un videogioco dove si può annientare ripetutamente l'avversario, il mostro, la città. La scuola non è riuscita, non riesce, ad arginare questo fenomeno di scambio tra il virtuale e il reale. Ha accettato anch'essa una sua virtualizzazione e ora si scopre realmente vittima del proprio fallimento. Sarebbe il caso che gli insegnanti delle scuole fossero aiutati nel loro lavoro e non fossero invece spinti, da riforme sempre più assurde, a rintanarsi anch'essi nel virtuale della didattichese. Un libro appena stampato si intitola La scuola raccontata al mio cane (Paola Mastracola, Guanda editore). Sarebbe possibile ora raccontare questo assurdo del Parini a qualcun altro?
* docente di storia e filosofia al liceo scientifico Severi


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