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Repubblica-Quei poveri studenti ossessionati dalle mode

Quei poveri studenti ossessionati dalle mode MARCO LODOLI A volte mi domando: ma come ero ...

26/05/2005
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la Repubblica

Quei poveri studenti ossessionati dalle mode
MARCO LODOLI


A volte mi domando: ma come ero vestito quando avevo otto o dieci o dodici anni? che camicie indossavo, che tipo di pantaloni, com'erano le scarpe, e i capelli, com'erano tagliati? Non so se si tratta di amnesia totale, di precoce spappolamento delle cellule della memoria, ma non ricordo quasi nulla. Forse all'epoca non dedicavo alla questione tutta l'attenzione che oggi pare necessaria e inevitabile. Avevo, come tutti i miei coetanei, un grembiule blu e un fiocco bianco che spesso si scioglieva e pendeva malinconicamente sul petto. Avevo calze dagli elastici poco robusti che mi calavano sempre sulle caviglie. E i miei amici li ricordo solo per i visi, Dado paffuto e Stefano magro come un cerbiatto, e per quello che facevamo insieme, per come ridevano o piangevano. I vestiti erano pesanti d'inverno e leggeri d'estate, punto e basta. Li comprava la mamma e andavano bene. L'importante era correre, leggere giornaletti, giocare a pallone, prendersi a spinte, cantare e fare amicizia e studiare almeno un poco.
Tutto avveniva in un corpo spettinato e nervoso, coperto da un anonimo grembiule o da abiti senza firme né prezzi. Solo un ragazzino portava nella bella stagione le magliette con il coccodrillino, ma quello sgorbietto per me valeva quanto il timone o il delfino cuciti sulle mie.
Oggi tutto è cambiato. Tutto cambia sempre e non bisogna irrigidirsi nella nostalgia. Però devo ammettere che non mi fanno alcuna simpatia questi ragazzini ossessionati dagli indumenti, che sbraitano se non hanno il cappelletto con la virgola e i pantaloni bragaloni che vogliono loro. A dieci anni sono già vestiti come ridicoli manichini, hanno gli occhiali da sole e i capelli sagomati ciuffo a ciuffo, e le femmine le pancine scoperte e le canottierine sexy. La colpa non è loro, ovviamente, loro sono solo il debole terminale di un processo marpionissimo che parte dal mondo degli adulti, da gente che sa cosa vendere e come.
E' così difficile cominciare a capire chi si è, cosa si desidera, dove si vuole andare: è un percorso doloroso che coinvolge da subito tutto l'essere, anima e corpo. Molto più semplice è acquistare un simulacro di personalità in un negozio, agghindarsi come dettano lo spirito e l'economia del tempo. Anche a scuola, e tra gli amici, è troppo complicato farsi apprezzare per quello che si è realmente, ansie e insicurezze incluse.
Oggi basta il vestito per fare il monaco o il ragazzino vincente. Insomma, forse tornare al tempo dei grembiuli è assurdo, ma quanto è triste vedere i bambini vestiti come poveri deficienti, come penose miniature dell'altrettanto penoso mondo degli adulti impacchettati dalla moda.
marco lodoli


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