Repubblica-Pubblico impiego:Mobilità e blocco turn over il governo tenta l'affondo
PUBBLICO IMPIEGO Mobilità e blocco turn over il governo tenta l'affondo Sacconi: "Chi vince un concorso deve rimanere almeno 7 anni" "Entro limiti precisi, trasferimento obbligatorio" Ma...
PUBBLICO IMPIEGO
Mobilità e blocco turn over il governo tenta l'affondo
Sacconi: "Chi vince un concorso deve rimanere almeno 7 anni"
"Entro limiti precisi, trasferimento obbligatorio"
Mazzella: le due misure potrebbero essere inserite nella Finanziaria
Vegas: così si risparmiano 800 milioni nel 2005 Sindacati in allarme
LUISA GRION
ROMA - Niente nuove assunzioni e una spinta alla mobilità che, in certi casi, potrebbe diventare anche obbligatoria. Queste sono le novità che i dipendenti del pubblico impiego potrebbero trovare nella Finanziaria 2005. Il blocco del turn over esteso anche al prossimo anno è un'ipotesi ormai probabile: suscita gli applausi della Lega, convinta - come ha detto il capogruppo in commissione Finanze Sergio Rossi - "che i dipendenti statali rappresentino uno degli sprechi più alti", e contribuisce ai risparmi. Il sottosegretario all'Economia Giuseppe Vegas li stima in "700-800 milioni nel 2005 e 1,2 miliardi nel 2006".
Luigi Mazzella, ministro della Funzione Pubblica, pur precisando che al momento la manovra non contiene provvedimenti sul blocco ammette che l'ipotesi "potrebbe rientrare", magari a fronte di una "eventuale integrazione" delle risorse destinate ai contratti (il sindacato chiede aumenti dell'8 per cento, l'offerta del governo si sta spostando dall'iniziale 3,7 al 4,8). Ma c'è un passo avanti. "Il turn over - ha detto Mazzella - potrebbe essere integrato anche da norme più specifiche sulla mobilità". Dunque il trasferimento di risorse umane dagli uffici dello Stato agli enti locali - legato al passaggio di competenze della "devolution"- potrebbe entrare in Finanziaria. Funzione Pubblica e Welfare stanno lavorando assieme al progetto che dovrebbe interessare decine di migliaia di dipendenti. La cifra precisa ancora non c'è, anche se un decreto del 2001, riferito alle esigenze della Bassanini, indicava in 21.285 i ministeriali soggetti a mobilità, di cui 9.641 già trasferiti. All'appello quindi ne mancherebbero oltre 13 mila, ma la cifra è destinata a lievitare perché la mobilità di cui si parla riguarda l'intero comparto pubblico.
Quote a parte, sul come trasferire il personale ci sono diverse ipotesi allo studio. Maurizio Sacconi, sottosegretario del Welfare, individua tre linee. "I passaggi dovrebbero avvenire dal Sud al Nord, dove c'è più carenza di personale - ha detto - ma anche dal centro alla periferia e dal "back office" al "front office", ovvero dalle mansioni interne, amministrative, a quelle sul campo o agli sportelli". Sul come arrivare a regole che velocizzino il processo ci sono diverse idee: "Si valuta la possibilità di ripristinare, per chi vince un concorso, il vincolo di restare sul posto per almeno sette anni - spiega Sacconi - ma anche quella di legare parte delle assunzioni degli enti locali alle forze liberate dalla mobilità". Infine "si potrebbe introdurre, entro precisi limiti territoriali, l'obbligo per i dipendenti di accettare il trasferimento".
Della questione, quindi si sta discutendo, anche se il ministro Maroni fa notare che "semplificare le norme va bene, ma ci deve essere l'accordo dei sindacati, altrimenti si va solo incontro ad una marea di ricorsi". Le difficoltà, certo, non mancano. "Al Welfare - dice il ministro - ci sono 8 mila dipendenti, e c'è l'esigenza di trasferirne alcuni nei servizi ispettivi o nelle direzioni provinciali del lavoro, ma io, anche promettendo promozioni, non ci sono mai riuscito".
Certo è che l'uscita del ministro Mazzella non è piaciuta affatto ai sindacati. "É chiaro che la mobilità è un tema contrattuale che va decisa assieme a noi" dice Antonio Foccillo della Uil. "Sono annunci fatti per compiacere l'opinione pubblica e puntare sull'impopolarità degli statali - dice Giampaolo Patta della Cgil - il ministro pensi invece a convocarci, e da quest'estate che aspettiamo". Ancora più "tranchant" il collega Carlo Podda: "L'unica forma di mobilità coatta su cui i lavoratori sarebbero d'accordo è quella che dovrebbe riguardare il ministro".