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Repubblica-Provo vergogna per l'Olocausto

Provo vergogna per l'Olocausto GERHARD SCHROEDER Il male non è più una categoria politica o scientifica. Ma dopo Auschwitz, nessuno più può dubitare che esista, né che si sia manifes...

26/01/2005
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la Repubblica

Provo vergogna per l'Olocausto
GERHARD SCHROEDER

Il male non è più una categoria politica o scientifica. Ma dopo Auschwitz, nessuno più può dubitare che esista, né che si sia manifestato nel genocidio commesso dal nazionalsocialismo sotto la spinta dell'odio. Dire questo non significa evadere nel vecchio discorso di un "Hitler demoniaco". Il male dell'ideologia nazista non è nato dal nulla. La durezza delle mentalità, la caduta delle inibizioni hanno avuto i loro precedenti. Ma c'è da dire soprattutto una cosa: l'ideologia nazista è stata voluta e attuata dagli uomini. Nel 60° anniversario della liberazione di Auschwitz da parte dell'Armata Rossa vi parlo come rappresentante della Germania democratica. E dichiaro di provare vergogna davanti alle vittime del genocidio, e davanti a voi, superstiti dell'inferno dei campi di concentramento. Chelmno, Belzec, Sobibor, Treblinka, Maidanek e Auschwitz ? Birkenau sono nomi che resteranno legati per sempre alla storia delle vittime, così come alla storia europea e a quella della Germania. Questo, noi lo sappiamo. Portiamo questo peso gravoso con sentimenti di lutto, ma anche di seria responsabilità.
Milioni di bambini, donne e uomini sono stati soffocati col gas, sfiniti dalla fame, fucilati dalle SS tedesche e dai loro complici. Ebrei, zingari Sinti e Rom, omosessuali, avversari politici e combattenti della Resistenza di tutta Europa sono stati schiavizzati fino alla morte o massacrati con metodi industriali, con freddo perfezionismo. Mai in passato si era prodotta una così profonda lacerazione, attraverso millenni di cultura e civiltà europea. C'è stato bisogno di tempo, dopo la fine della guerra, per misurare tutta la portata di questa lacerazione storica. Noi la conosciamo, anche se dubito che riusciremo mai a comprenderla. Il passato non può essere "superato", come si suol dire. Le sue tracce, e soprattutto i suoi insegnamenti si protraggono nel presente. Non vi potrà essere mai un compenso per l'immensità dell'orrore, dei tormenti, dei patimenti delle vittime dei campi di concentramento. Ma è almeno possibile dare una qualche soddisfazione agli eredi delle vittime e ai sopravvissuti. Di questa responsabilità, la Repubblica federale si è fatta carico da tempo, attraverso atti politici e giudiziari sostenuti dalla consapevolezza e dal senso di giustizia dei suoi cittadini.
Nelle foto vediamo giovani prigionieri dei campi che si tengono stretti l'un l'altro. Molti di loro, come la maggioranza dei superstiti, si sono dispersi in varie direzioni, ma alcuni sono rimasti in Germania. Di questo noi siamo grati. Oggi la comunità ebraica tedesca è la terza in Europa: una comunità vitale e in crescita. Nuove sinagoghe stanno sorgendo. La comunità ebraica rimarrà sempre una parte insostituibile della nostra cultura e della nostra società. La sua storia, così piena di splendore e di dolore, è a un tempo un impegno e una promessa.
Per proteggerla, i poteri dello stato vigileranno contro l'antisemitismo degli incorreggibili. Non si può negare che l'antisemitismo esista tuttora. Combatterlo è compito di tutta la Società. Mai più permetteremo all'antisemitismo di perseguitare e ferire questi cittadini, né di coprire di vergogna la nostra nazione.
Le forze di estrema destra, i loro scarabocchi e i loro slogan truculenti, dovranno essere oggetto di particolare attenzione da parte delle polizia e delle forze di difesa della Costituzione. Ma noi tutti dobbiamo affrontare anche politicamente il problema del nazismo vecchio e nuovo. E' doveroso per ogni democratico contrastare con decisione le ripugnanti provocazioni dei neonazisti e i continui, insistenti tentativi di minimizzare i crimini del nazismo. In una democrazia forte e vigile non vi può essere tolleranza per i nemici della democrazia. I superstiti di Auschwitz ci invitano alla vigilanza, ci chiedono di non distrarci, di non essere sordi e ciechi, di chiamare con il loro nome i crimini contro l'umanità e di combatterli. E la loro voce trova ascolto, in particolare presso i giovani che ora imparano a conoscere con i loro occhi i luoghi della memoria di Auschwitz. Ci aiuteranno anche a parlare alle generazioni future, a renderle consapevoli dei crimini del nazionalsocialismo.
La grande maggioranza dei cittadini che vivono nella Germania di oggi non ha colpe per l'Olocausto. Ma ogni tedesco è portatore di una particolare responsabilità. Il ricordo della guerra e del genocidio perpetrato dal nazionalsocialismo è divenuto parte della nostra Costituzione. E anche se per molti ciò non è facile da sopportare, questo ricordo è inseparabile dalla nostra identità nazionale. Rammentare l'epoca del nazionalsocialismo e i suoi crimini è per noi un impegno morale. Lo dobbiamo non solo alle vittime, ai superstiti e ai loro familiari, ma anche a noi stessi.
E' vero: grande è la tentazione di dimenticare e di rimuovere; ma noi non cederemo a questa tentazione. Il monumento all'Olocausto, nel cuore di Berlino, non può restituire la vita e la dignità alle vittime. Ma per i superstiti e per i loro discendenti può avere forse il valore di un simbolo delle loro sofferenze. E per noi tutti è un monito, un invito a non dimenticare.
C'è una cosa che sappiamo: non potrebbe esistere per noi né libertà, né dignità umana né giustizia se dimenticassimo quanto è potuto accadere quando i poteri dello Stato hanno calpestato la libertà, la giustizia e la dignità umana.La Germania guarda in faccia il suo passato. A partire dalla Shoah, dal terrore nazionalsocialista è nata e cresciuta in noi una certezza che si riassume nelle parole: "Mai più". Questa certezza, noi la vogliamo custodire. Noi tutti, tedeschi ma anche europei, e l'intera comunità degli Stati, dobbiamo imparare sempre di nuovo a convivere con umanità, nel rispetto e nella pace.
La Convenzione per la prevenzione del genocidio, che è l'espressione diretta di una dottrina del diritto dei popoli nata dall'Olocausto, impegna tutti gli esseri umani, indipendentemente dall'origine, cultura, religione o colore della pelle, a rispettare e a proteggere in tutto il mondo la vita e la dignità umana. Anche per questo, voi lottate attraverso l'insostituibile opera del Comitato internazionale per Auschwitz, nell'interesse di tutta l'umanità.
Insieme con voi, io mi inchino davanti alle vittime dei campi di sterminio. Se anche un giorno i nomi delle vittime dovessero sbiadire nella memoria dell'umanità, la loro sorte non sarà mai dimenticata. Esse riposano nel cuore della storia.

Discorso del cancelliere federale , in occasione delle celebrazioni per il 60°anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz

(traduzione di Elisabetta Horvat)


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