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Repubblica: "Pronti alla piazza, ma non da soli" . Epifani: il governo sta sbagliando tutto, l´emergenza sono i salari

Il segretario Cgil: "Serve una risposta forte ma unitaria, parlerò con Cisl e Uil"

16/07/2008
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la Repubblica

EDOARDO BUFFONI

ROMA - Di fronte alle politiche sbagliate del governo, ci sarà una risposta del sindacato, perché in questa situazione sempre più difficile per gli italiani, la protesta legittimamente sale. E salirà sempre di più. Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, non parla apertamente di scioperi, ma lascia intendere che il primo sindacato italiano «è pronto». Anche ad un annuncio di forme di mobilitazione e lotta. Un passo, però, per ora congelato dal no di Cisl e Uil. Che frenano. Anche perché, come ha detto di recente Bonanni, in questa fase «il governo Berlusconi è troppo forte». Epifani ne ha parlato nel videoforum di Repubblica Tv, rispondendo alle domande degli spettatori.
Dunque la Cgil è pronta a muoversi.
«Sì, ma non da sola. Non in questa fase. La nostra risposta, che sarà chiara e forte, dovrà essere unitaria. Ogni giorno, però, cresce la necessità di un intervento del sindacato. Di questo parlerò presto con Bonanni e Angeletti, perché non possiamo restare in mezzo al guado».
In molti le chiedono di fare qualcosa, di scendere in piazza.
«Certo, il sindacato non può stare fermo. Ma siamo a luglio, dobbiamo aspettare qualche settimana. Sulla piazza però va detta una cosa importante. La nostra non sarà solo protesta, come è successo a Piazza Navona. Lì si è ottenuto l´effetto contrario. Per una settimana non si è parlato di salari o inflazione, ma d´altro. Noi invece porteremo avanti delle proposte. E´ il nostro stile».
Per ora non sembra che il governo vi stia molto a sentire.
«E´ vero. E infatti sta andando nella direzione sbagliata. In campagna elettorale il centrodestra ha parlato di dialogo, di rispetto. Ma dopo un mese al governo, è cambiato tutto. Si fa una politica dell´emergenza, si procede per decreti, si umiliano enti locali, parlamento, parti sociali. A noi hanno presentato la manovra in tre ore. E´ una deriva autoritaria. Democratica, ma autoritaria».
Come si risollevano i salari?
«I salari sono mangiati dall´inflazione. L´ultimo dato del 3,8% è impressionante. Il governo però ha fissato l´inflazione programmata all´1,7%. Di questo passo, si allargherà sempre di più la forbice tra chi sta bene e chi sta male. La nostra ricetta è: adeguare i salari all´inflazione vera, e recuperare il fiscal drag».
Con questa crisi, c´è spazio per aumenti salariali?
«I dati della Banca d´Italia sulla produzione sono molto preoccupanti. Ma proprio in queste condizioni, non possiamo lasciare indietro i lavoratori. Non possono pagare per tutti. Lo ripeto: l´inflazione corrode il reddito e la condizione del ceto medio, dei redditi fissi, dei pensionati e dei precari. In più, abbiamo una manovra dove non c´è un euro per gli investimenti pubblici e quasi nulla per il sostegno ai consumi».
Insomma, la Cgil vede nero…
«E´ un momento difficile nella vita del paese. Senza contare la Fiat, abbiamo 400mila lavoratori in cassa integrazione. In più, la crisi mondiale della finanza è una spada di Damocle sospesa su tutti noi. Crescita zero, inflazione alta, petrolio alle stelle, euro in salita: il mix peggiore per la nostra economia».
Con il governo il rapporto è chiuso?
«Per ora sì. Hanno voluto chiudere ogni canale di comunicazione. Un esempio? Brunetta: dice di volere un confronto, ma lo usa per farsi propaganda. Poi la scuola: lì si danno numeri a casaccio. Il tutto approfittando della pausa estiva. Non a caso il varo della manovra è previsto per il 7 agosto».
Almeno con Confindustria va meglio?
«Potrebbe andare meglio, se non ci fosse il governo a condizionare il dialogo».
Oggi siete voi la vera opposizione?
«L´opposizione politica è in difficoltà, sia il Pd che l´ex Sinistra Arcobaleno. In più, il conflitto tra magistratura e politica finisce per far passare in secondo piano i problemi dell´emergenza sociale. In questa fase, sentiamo la responsabilità di dare una risposta a chi è in difficoltà».


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