Repubblica: Prof assolta, i presidi: "Meno male"
Coro di solidarietà per l´insegnante accusata di abuso dai genitori dell´allievo a cui aveva fatto scrivere "Sono deficiente"
I colleghi difendono la decisione di punire lo studente bullo
Secondo il giudice il gesto rientra nelle piene facoltà della docente
SALVO INTRAVAIA
«Punizione démodé, ma la condanna della prof sarebbe stata assurda». È il parere quasi unanime dell´intera comunità scolastica cittadina palesemente soddisfatta di fronte la sentenza del tribunale di Palermo che ieri mattina ha assolto la professoressa di Lettere di una scuola media rea, secondo i genitori, di avere fatto scrivere per cento volte sul quaderno «sono un deficiente» al figlio. Il ragazzino aveva preso di mira un compagno etichettandolo come «gay e femminuccia» (cosa che ha provocato la presa di posizione dei movimenti omosessuali, che ieri hanno fatto un sit-in aspettando la sentenza) e gli aveva impedito di entrare nel bagno dei maschi. Episodio che la professoressa ha sanzionato con la più classica delle punizioni.
Ascoltando insegnanti e capi d´istituto si ha la sensazione che la decisione del giudice sia stata accolta con un sospiro a Palermo: gli insegnanti da un po´ di tempo a questa parte si sentono sotto pressione. Il perché è presto detto. «Per fortuna, la scuola palermitana ha trovato un giudice che ha saputo leggere la delicata questione. La condanna della professoressa – dice Anna Maria Catalano, preside della scuola media Garibaldi – Sarebbe stata il colpo di grazia per la scuola. Tutto si è svolto colpevolizzando l´insegnante. Ma cosa ha fatto in fondo la docente?», si chiede il dirigente scolastico. «Ha fatto rilevare al ragazzino – spiega – che il suo comportamento è stato deficitario: un intervento che rientrava in pieno entro le sue competenze». In effetti il giudice nella motivazione della sentenza ha sottolineato come «l´abuso di metodi di correzione» invocato dal padre del bullo «non sussiste». E che nella sostanza meglio accettare una punizione d´altri tempi che i possibili effetti deleteri sulla personalità della vittima. Come il suicidio maturato a Torino per un fatto analogo. Alcuni però sulla punizione inflitta la pensano diversamente. «Non sono d´accordo sulla metodologia utilizzata dalla collega. Avrebbe potuto fare scrivere "sono un intollerante", per esempio», dichiara Aniel Inglese, insegnante della scuola media Borghese. «Ma sminuire pubblicamente la figura della professoressa sarebbe stato deleterio per tutto il corpo docente. Occorre tuttavia ammettere – aggiunge – che non è facile agire in certi contesti dove le note sul registro sono considerate da alcuni alunni come medaglie al merito».
E che la sentenza era attesa dai professori «per capire fin dove si potevano spingere» emerge dalle parole di Enzo Cavasino, professore di Lettere in tre scuole medie palermitane con utenze differenti: Marconi, Roncalli e Dante Alighieri: «Un atto di bullismo come quello in questione è all´ordine del giorno nella scuola e i genitori, oggi, tendono a giustificare qualunque comportamento dei figli, negando in alcuni casi perfino l´evidenza», ammette Cavasino. Che aggiunge: «In classe occorre stare attenti a cosa si dice. Non puoi far notare, per esempio, a una ragazzina che il suo abbigliamento non è adeguato che i genitori si lamentano». Ma un tempo era diverso? «Sicuramente sì. Mamme e papà dopo una punizione ringraziavano l´insegnante per l´attività educativa svolta. Oggi i genitori non vogliono grane con i figli».
Per la prof che l´ha scampata bella l´accusa aveva chiesto due mesi di reclusione e 25 mila euro di risarcimento danni. Pur condannando la punizione d´altri tempi, Ivan Chiarello che ha insegnato per anni allo Zen, sostiene che la questione non doveva finire in tribunale e si chiede: «Quanto dovrebbero chiedere ai genitori dei ragazzini che ci apostrofano in tutti i modi gli insegnanti che lavorano nelle scuole di frontiera?»