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Repubblica: Prodi frena sulle pensioni "Forse fuori dalla finanziaria"

Tregua con i sindacati: via ai tavoli della concertazione i conti pubblici

05/09/2006
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la Repubblica

D´Alema: è aberrante lasciare a 57 anni, almeno leghiamo le rendite all´età
GIANLUCA LUZI

ROMA - E´ tutta in salita la strada della finanziaria per Prodi con la riforma delle pensioni che apre un nuovo scontro nel governo. Tanto che, a questo punto, il premier confessa: «Non so se ci arriveremo con la finanziaria o dopo». In ogni caso Prodi non ha intenzione di tornare indietro, perché «non vedo strada migliore che il sistema di disincentivi e incentivi e anche di regole per il mezzo tempo». Infatti bisogna «riportare le correzioni necessarie per il cambiamento della vita media e adattare il sistema pensionistico alla realtà». Comunque, ha assicurato rivolgendosi soprattutto a chi teme una finanziaria troppo sbilanciata sui tagli, «metteremo a posto i conti senza fare macelleria sociale». E anche il vicepremier D´Alema entra nel merito dell´età pensionabile con un giudizio che non piacerà affatto alla sinistra più radicale della coalizione: «Se uno vuole andare in pensione a 57 anni, cosa che io considero aberrante, io non sono per impedirglielo, è una cosa legittima». Ma, aggiunge il ministro degli Esteri, è «ragionevole pensare che chi va in pensione a quella età abbia un trattamento pensionistico diverso da chi ci va a 65 o a 68 anni».
La sinistra "antagonista" della coalizione - prima, durante e dopo il vertice dei capigruppo dell´Unione con Prodi che comunque promette «per fine mese una Finanziaria comune e condivisa» - insiste nel dire che la manovra economica da 30 miliardi di euro non va bene, che è troppo pesante e troppo sbilanciata sul rigore, cioè sui tagli, e troppo poco sull´equità, cioè sulla redistribuzione del reddito. Addirittura, per il sottosegretario Alfonso Gianni, di Rifondazione comunista, l´entità della Finanziaria potrebbe essere di 15 miliardi, la metà di quella preventivata, che è già calata di cinque miliardi dalla prima ipotesi del governo. E il Pdci ha ribadito il «forte dissenso» sull´impianto della legge di bilancio.
Prodi ha messo in guardia da tutto questo «chiacchiericcio» e non a caso, nella riunione di ieri con i capigruppo della maggioranza a cui hanno partecipato il ministro dell´Economia Padoa-Schioppa, il ministro dello Sviluppo Bersani e il sottosegretario alla presidenza Enrico Letta, ha raccomandato che gli eventuali emendamenti siano concordati e che abbiano la copertura economica.
Ma un segnale incoraggiante per il presidente del Consiglio viene dai sindacati, che il premier ha incontrato ieri a pranzo. I toni sono molto più possibilisti rispetto alle «barricate» di qualche giorno fa e i tre leader di Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato che adesso si possono aprire i tavoli del negoziato con il governo. «Ora si sono determinate le condizioni per avviare subito dei tavoli di confronto», è stato il commento del leader della Cgil Epifani. Per Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, la concertazione deve essere avviata «celermente»: già la prossima settimana si riuniranno i tavoli su politica dei redditi e sviluppo. Ora, ha aggiunto Bonanni, «ci sono le condizioni per una manovra più soft». Mentre per Angeletti, segretario della Uil, «la politica di risanamento può essere benissimo conseguita attraverso una maggiore efficienza nella pubblica amministrazione, nella sanità, negli enti locali. Questo è il problema che ha il Paese. Facendo una politica di maggiore efficienza si produrranno sicuramente dei risparmi e si raggiungerà l´obiettivo di contenere il deficit sotto il 3 per cento».


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