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Repubblica-Precari, allarme Cgil: il 40% ha più di 35 anni

L'INDAGINE Per il sindacato 7 donne su 10 rinunciano a fare figli per l'instabilità economica Precari, allarme Cgil: il 40% ha più di 35 anni RICCARDO DE GENNARO ROMA - Atipico ...

14/07/2004
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la Repubblica

L'INDAGINE
Per il sindacato 7 donne su 10 rinunciano a fare figli per l'instabilità economica
Precari, allarme Cgil: il 40% ha più di 35 anni

RICCARDO DE GENNARO

ROMA - Atipico non è più sinonimo di giovane. Non solo perché buona parte dei precari della prima ora sono invecchiati senza avere trovato un posto fisso, ma anche perché la condizione di precario - in seguito alle numerose forme di flessibilità del lavoro introdotte dalla legge Biagi - non conosce più barriere anagrafiche. Attualmente - denuncia la Cgil, che ieri ha diffuso i risultati di una ricerca su "Welfare e flessibilità: la dimensione incerta del lavoro atipico" - quasi il 40 per cento dei lavoratori precari ha oltre 35 anni. In particolare, il 17 per cento ha più di 45 anni.
Le cifre ufficiali dicono che dal '96 a oggi i precari - gli iscritti al Fondo speciale Inps - sono aumentati da 974mila a 2,8 milioni, cioè sono triplicati in otto anni. La loro condizione di lavoro e di vita continua a essere fondata sulla scarsa tutela sindacale, sui diritti parziali, sull'incertezza economica e del futuro, al punto che - denuncia Emilio Viafora, responsabile Nidil-Cgil - il 70 per cento delle "cococo", collaboratrici coordinate e continuative, rinuncia a fare figli. Non solo: il 90 per cento degli atipici è costretto a contare sull'aiuto economico della famiglia.
"Il rischio di questi lavoratori è il precariato a vita - dice ancora Viafora - previdenza compresa. Abbiamo calcolato che anche con 40 anni di contributi e una continuità nei versamenti, peraltro quasi impossibile, se assumiamo le aliquote contributive attuali, gli atipici avranno una pensione inferiore all'importo dell'assegno sociale, che oggi è di 367 euro al mese". La Cgil chiede un adeguamento dei livelli contributivi, ma anche un innalzamento dei minimi salariali: "Non possono essere inferiori a quelli dei lavoratori dipendenti". È grave poi che i precari non possano accedere al credito (mutui o crediti al consumo) per il fatto che le banche tengono conto non solo del livello del reddito, ma anche della continuità delle buste paga.
La legge Biagi puntava a fare chiarezza sulla situazione professionale dei "cococo" eliminando questa figura ibrida e assimilando l'ex "cococo" al lavoratore dipendente o al lavoratore autonomo attraverso i cosiddetti contratti a progetto. La Cgil assicura che non è stato così: "Anziché diminuire - dice Viafora - la confusione è aumentata. I "cococo" non sono scomparsi, rimangono nella pubblica amministrazione, nelle società sportive, tra i pensionati di vecchiaia e vediamo che c'è la tendenza di chiedere al collaboratore di farsi una partita Iva, creando un altro ibrido. Infine non c'è alcun boom delle assunzioni a tempo indeterminato e non diminuiscono affatto gli iscritti al Fondo speciali dell'Inps".


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