Repubblica-Porta il velo, non può fare la maestra
Polemica a Ivrea. La donna, di origine marocchina, era stata una delle migliori allieve del corso e doveva iniziare il tirocinio Porta il velo, non può fare la maestra Genitori in rivolta, l'a...
Polemica a Ivrea. La donna, di origine marocchina, era stata una delle migliori allieve del corso e doveva iniziare il tirocinio
Porta il velo, non può fare la maestra
Genitori in rivolta, l'asilo la mette alla porta: "Così spaventa i bambini"
DAL NOSTRO INVIATO
NICCOLO ZANCAN
NICCOLÒ ZANCAN
SAMONE (IVREA) - L'imam Abderrahim Bahreddine ha paura che questo sia l'inizio di qualcosa che non gli piace per niente: "L'Italia che vuole copiare la Francia". Per il momento è la storia di un piccolo paese, di un asilo nido privato e di una donna marocchina che aveva tutti i requisiti in regola per fare la maestra. Tutti tranne uno. "Secondo noi è giusto che durante l'orario di lavoro si tolga il velo" dice Cristina Ferrari, responsabile del nido Miele'CriCri di Samone, 1500 abitanti, due classi piene di bambini e quasi tutti i genitori d'accordo con questa scelta che ha scatenato un putiferio. "Non è razzismo, non è paura, non è pregiudizio - dice l'altra responsabile dell'asilo, Miriam Meli - è semplicemente il nostro regolamento. Qui si indossa un grembiule, tutte le maestre hanno i capelli legati. Ci sembra giusto per i bambini, potrebbero anche spaventarsi. Ma soprattutto ci sembra il modo migliore per inserire la signora marocchina in questa realtà. Perché è inutile girarci intorno, siamo in un piccolo paese, la mentalità è quella che è...". Meglio non dare nell'occhio.
Lei si chiama Fatima Mouayche, ha 40 anni, un divorzio alle spalle, due figli da crescere e un gran bisogno di lavorare. A dicembre, assieme ad altre diciannove donne italiane, si è iscritta al corso per educatrici di prima infanzia organizzato dal consorzio Forum, una cooperativa finanziata anche dal Comune di Ivrea. Mille ore di studio, cinquecento ore di tirocinio. La signora Fatima è stata molto brava. "Sicuramente una delle nostre migliori allieve" dice Lucia Dassetto, coordinatrice del corso. Il problema è che dopo la teoria, è arrivato il momento di provare il mestiere sul campo. Avrebbe dovuto cominciare proprio ieri, un lunedì di primavera. Invece era chiusa in casa, a difendersi dalle telecamere.
I responsabili del corso hanno preso contatti con gli asili della zona per consentire un periodo di praticantato. Sembrava tutto a posto. "Ci hanno detto che nel nostro asilo sarebbe arrivata anche una donna marocchina - dice Cristina Ferrari - ci hanno spiegato che la signora aveva la necessità di poter pregare durante le ore di tirocinio. E proprio questa, adesso, è la prova della nostra buona fede". Perché le responsabili dell'asilo di Samone dicono di aver assegnato una stanza alla nuova insegnante musulmana: "Una camera tutta per lei, apposta per le preghiere. La dimostrazione evidente che da parte nostra non c'erano idee preconcette". Ma poi tutto si è bloccato di fronte al velo, l'hijab islamico. Quello che i francesi hanno vietato nelle scuole, agli insegnanti e agli allievi. Quello che in Italia si può indossare liberamente.
Ma la storia di Samone è misteriosa, non si capisce. Perché a un certo punto tutto si complica dove si poteva chiarire. C'è una specie di corto circuito. Fatima Mouayache è tagliata fuori dal tirocinio prima ancora di dare una risposta, forse vittima di una questione di principio. Perché quelli del consorzio Forum, sentita la richiesta delle responsabili dell'asilo, si indignano prima di interpellare la diretta interessata, tagliano i ponti, prima di provare ad accorciare le distanze. Un fiume di parole travolge il caso particolare. Perché la maestra musulmana non sarebbe contraria a togliersi il velo, anzi: "Se è necessario sono disposta a farlo. Anche se è un'imposizione che non capisco". Il problema è che nessuno glielo ha chiesto direttamente. "Il sospetto è che il velo sia stato solo un pretesto per escluderla - dice Karim Er Rabba, presidente dell'associazione marocchina El Mahjar - ci sentiamo offesi nella nostra dignità, come minimo pretendiamo delle scuse". Ma all'asilo Miele'CriCri non si torna indietro: "Sappiamo che per una buona convivenza è giusto chiedere alle maestre di lavorare senza velo. E sappiamo anche, molto brutalmente, che nel nostro regolamento c'è scritto che possiamo scegliere il personale che vogliamo".