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Repubblica: Perché rimane indispensabile

È necessario un cambiamento radicale: deve essere lo Stato a decidere i programmi e a scegliere gli insegnanti e non le gerarchie ecclesiastiche come avviene oggi

15/09/2009
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la Repubblica

Il cattolicesimo ha formato l´identità italiana

VITO MANCUSO

Assodato che la scuola debba offrire una conoscenza il più possibile adeguata del mondo, occorre chiedersi se si possa raggiungere tale conoscenza a prescindere dalla religione. Per avere la risposta basta sfogliare un giornale: ai nostri giorni la religione è tornata a essere un fattore geopolitico di importanza essenziale, con «un´influenza immensa su tutto il pianeta», come Tony Blair scriveva su questo giornale venerdì scorso. Può piacere o no, ma è un dato di fatto che il nostro presente e il nostro futuro dipendono non poco (nel bene e nel male) da quella serie di idee, riti, istituzioni che vanno sotto il nome di religione. La cosa è ancora più palese per il passato: la storia delle istituzioni, dei popoli, delle idee, delle creazioni artistiche, senza la religione non può essere fatta. Il mondo degli uomini richiede la conoscenza della religione, la quale quindi non può non essere presente nell´offerta formativa della scuola.
Ma quale religione deve essere insegnata? L´ideale naturalmente è che lo fossero tutte, compresa la religione dei nostri antenati greci e latini. Siccome però il poco tempo a disposizione impone una scelta, per la stessa ragione per la quale si privilegia la letteratura italiana (che non è detto sia in sé più meritevole di quella russa o di quella americana) allo stesso modo la scuola italiana deve privilegiare la "religione italiana", cioè la particolare religione alla quale ha aderito e continua ad aderire la gran parte degli italiani, il cristianesimo di confessione cattolica (che non è detto sia in sé più meritevole di altre). Naturalmente il cattolicesimo non si può insegnare senza onesti, ampi e documentati riferimenti alle altre confessioni cristiane quali l´ortodossia e il protestantesimo (in particolare al protestantesimo italiano rappresentato dai valdesi), e neppure senza riferimenti altrettanto onesti, ampi e documentati alle altre religioni mondiali, in particolare all´ebraismo da cui il cristianesimo è sorto e all´islam la cui attualità è sotto gli occhi di tutti. La propria identità si comprende davvero solo nel confronto critico con le identità altrui, ma è altresì vero che è la propria identità che va anzitutto compresa. Per questo il cattolicesimo a mio avviso deve continuare a costituire l´ossatura principale dei programmi scolastici, perché esso di fatto costituisce gran parte dell´identità italiana, persino l´ateismo in Italia si è determinato come rifiuto della religione cattolica.
Il punto più delicato concerne la responsabilità dell´insegnamento, e a questo riguardo io penso sia necessario un radicale cambiamento, nel senso che, come per le altre materie, deve essere lo Stato a decidere i programmi e la scelta degli insegnanti, e non, com´è oggi, la gerarchia ecclesiastica. Se la religione è essenziale per conoscere il mondo, essa deve essere trattata dalla scuola pubblica come le altre materie, con gli stessi diritti ma anche gli stessi doveri. Una gestione laica dell´insegnamento religioso è inoltre necessaria per evitare il minimo sospetto di proselitismo, che, fino a quando sarà la gerarchia ecclesiastica a decidere programmi e insegnanti, è destinato inevitabilmente a rimanere, con la conseguenza che la religione non potrà mai essere una materia come le altre, ma dovrà restare facoltativa e senza alcun peso nel punteggio finale, a dispetto della grande cultura da lei generata e della sua "influenza immensa su tutto il pianeta" nel mondo di oggi.

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