Il ministro Damiano: il confronto si fa al tavolo. I commercianti preferiscono lo scalone
LUISA GRION
ROMA - Comunque vada «non sarà una passeggiata». Il sindacato «non subirà passivamente politiche che non condivide» e - se sarà il caso, cioè se avrà la sensazione che il governo provi a «scavalcarlo» - andrà «allo scontro». Ammesso che vi siano stati dubbi, ora la certezza è totale: la partita sulla riforma della previdenza non sarà facile.
Strappata per un soffio la fiducia al Senato per l´esecutivo Prodi si aprirà subito una battaglia altrettanto difficile: quella della riforma previdenziale. Le indiscrezioni sul piano allo studio mettono a fuoco due punti d´attrito: l´innalzamento dell´età minima dagli attuali 57 anni ai 58 (ma la riforma Maroni prevede uno scalone che la faccia passare direttamente a 60) e la revisione dei coefficienti di trasformazione (utilizzati per adeguare l´entità dell´assegno al miglioramento delle prospettive di vita).
Un piano che non piace al sindacato: se sull´innalzamento dell´età la Cisl di Raffaele Bonanni ha manifestato una certa apertura, sulla revisione dei coefficienti il «no» è compatto. I tre leader lo hanno ribadito ieri, con evidenza, davanti al ministro del Lavoro Cesare Damiano, durante un convegno organizzato a Roma dalla Confcommercio.
Ora, certo, si attende l´apertura del tavolo delle trattative: «Aspetto che il governo faccia la sua proposta - ha detto Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil - Non mi piace commentare voci e indiscrezioni: dico solo che il sindacato sarà rigorosissimo nella difesa delle sue posizioni. Non sarà una passeggiata». Molto chiaro anche il messaggio di Bonanni, leader della Cisl: «Se ci sarà lo scavalco delle parti sociali su questioni delicate come le pensioni - ha spiegato - si andrà allo scontro. Spero che non ci sia e che ci sia una responsabilità nuova fatta di poche parole e di fatti più vicini all´interesse delle persone». Una linea sulla quale si muove anche la Uil di Luigi Angeletti: «Non subiremo passivamente politiche che non condividiamo». E pure l´Ugl della Polverini «aspetta i fatti», ma se «non risponderanno alle esigenze delle persone che rappresentiamo» non esiterà «a manifestare senza sconti».
Dunque, se si può dire che sotto il tetto della Confcommercio si è riunito ieri un «prototipo di tavolo», le premesse non sono delle migliori. C´erano Cgil, Cisl e Uil - per la prima volta insieme nella sede dell´associazione - e per il governo c´era Cesare Damiano («manca solo Confindustria» ha sottolineato con una battuta il presidente dei commercianti Carlo Sangalli che da sempre lamenta l´assenza del terziario nella concertazione). Davanti alle richieste del sindacato il ministro del Lavoro si è limitato a un «valuteremo al tavolo le posizioni», ma gli unici favorevoli alla stretta, ieri, sembravano proprio i commercianti che non solo vogliono la revisione, ma si terrebbero anche lo «scalone». «Chiariamo una cosa - ha detto il presidente di Confcommercio, Sangalli - qualsiasi ipotesi costa, in termini economici e in termini sociali. Costano le alternative allo scalone e soprattutto costa davvero troppo accantonare la revisione dei coefficienti».
Ma durante la sua replica al Senato, prima di incassare la fiducia, il premier Prodi non si è sbilanciato. Gli obiettivi di governo saranno quelli di garantire l´equilibrio di lungo periodo del sistema, prevedere trattamenti adeguati, un lavoro meno precario per i giovani e l´innalzamento delle pensioni più basse. Per dirla con le parole del vice ministro all´Economia, Roberto Pinza, «si sta cercando un punto di compatibilità tra equilibri contabili e contenuti a forte socialità».
|