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Repubblica: Pensioni, la riforma cambia penalizzato chi uscirà prima

Padoa-Schioppa e Damiano: si torna alla scelta volontaria dell´età al si sopra di una soglia minima

26/07/2006
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la Repubblica

legge attuale Dal 2008 si va in pensione a 60 anni, età che verrà poi aumentata fino a 62 per gli uomini

legge futura Si fissa un´età di equilibrio: chi esce prima viene penalizzato, chi esce dopo incentivato

LUISA GRION

ROMA - In pensione più tardi sì, ma solo per libera scelta. Con poche frasi annunciate a Radio anch´io, ieri, il ministro dell´Economia Tommaso Padoa Schioppa ha avviato lo stravolgimento della riforma previdenziale Maroni, quella che introduce un innalzamento obbligatorio dell´età pensionabile a partire dal 2008 grazie al meccanismo del cosiddetto «scalone».
Che il governo intendesse ammorbidire quel salto brusco che fra due anni avrebbe fissato il limite minimo previsto per gli assegni d´anzianità dai 57 ai 60 anni (sempre con 35 anni di contributi) già si sapeva. Ieri, però, Padoa Schioppa ha fornito un fondamentale dettaglio: «Anche nello schieramento sindacale - ha detto - c´è ampio consenso sul fatto che la vita lavorativa possa durare più a lungo. Il problema è rendere questo passaggio volontario».
La scelta, dunque - entro certi limiti - non sarà più dettata dalla legge, ma affidata al cittadino. Novità essenziale ribadita pure dal ministro del Lavoro Cesare Damiano che ha precisato come «le nuove norme saranno introdotte in Finanziaria» attraverso un sistema di «uscite flessibili» basate sul principio del «prima si esce dalla vita lavorativa e meno si prende, più tardi si esce e più si prende».
Certo, ora si tratta di capire come saranno regolati i meccanismi di disincentivi ad andare e incentivi a restare destinati a far sì che le novità garantiscano i risparmi messi in conto dalla Maroni. «L´idea - dice il ministro Damiano - è di fissare una soglia minima d´età al di sotto della quale non sarà possibile andare in pensione. Accanto a quella soglia né sarà determinata un´altra, di "equilibrio", un punto di confine al di sotto del quale l´assegno sarà sì garantito, ma con disincentivi, e al di sopra del quale il lavoratore che resta sarà premiato». Una sorta di confine «ideale», insomma, davanti al quale il cittadino potrà decidere di fermarsi prima, ma con pensioni più basse o di andare oltre, restando per intascare poi più soldi.
Rimane da capire se la soglia minima resterà quella attuale, fissata ai 57 anni, o se il tetto - per garantire il rispetto dei conti - sarà ritoccato. Questione non da poco sulla quale il governo non si è espresso e che sta invece molto a cuore ai sindacati. La scelta volontaria sull´innalzamento dell´età pensionabile, infatti, è una precisa richiesta di Cgil, Cisl e Uil che ieri hanno visto di buon occhio le novità annunciate da Padoa Schioppa e Damiano. «E´ la strada giusta» ha detto il leader della Uil Angeletti. Prima di valutare le novità vogliono però conoscere i dettagli. «Ben venga la scelta volontaria - dice Morena Piccinini, segretaria confederale Cgil - ma il governo non pensi di recuperare i costi dell´operazione agendo sul meccanismo d´uscita dei lavoratori dipendenti. I margini per recuperare l´eliminazione dello "scalone" devono essere trovati guardando all´economia dell´intero sistema previdenziale e quindi valutando anche le posizioni di artigiani, commercianti, dirigenti d´azienda». La Cisl di Raffaele Bonanni «aspetta i fatti», l´Ugl di Renata Polverini attende «proposte concrete». L´abolizione dello scalone piace anche alla Confindustria «purchè sia a costo zero». Va bene anche alla scelta volontaria «ma tirate le somme, l´età d´ uscita dal lavoro deve risultare allungata».


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