REpubblica-Noi, i difensori della scuola siamo il movimento del futuro"
LE TAPPE Clara Bianchi è, insieme al marito Marco, tra i fondatori della Rete di resistenza che ha organizzato la manifestazione di sabato "Noi, i difensori della scuola siamo il movime...
LE TAPPE
Clara Bianchi è, insieme al marito Marco, tra i fondatori della Rete di resistenza che ha organizzato la manifestazione di sabato
"Noi, i difensori della scuola siamo il movimento del futuro"
Non siamo né di sinistra né di destra ma solo contro la Moratti. E non abbiamo leader
Ora non dobbiamo disperdere questa forza. Progetteremo qualcosa di divertente per la città
Abbiamo portato 40mila persone in Duomo dimostrando che è possibile far politica diversamente
TERESA MONESTIROLI
Sabato avete portato 40mila persone in piazza. Come ci si sente il giorno dopo?
"Molto soddisfatti soprattutto per l'entusiasmo, la speranza, la gioia di chi c'era in manifestazione. Siamo riusciti a far uscire la gente dalle case, a stimolare una socialità che si era persa".
Vi aspettavate questo risultato?
"Assolutamente no. Sapevamo che Internet è uno strumento potentissimo, ma nessuno immaginava questa partecipazione".
Senza l'aiuto dei sindacati e dei partiti
"Questa è stata la nostra forza, credo".
Clara Bianchi, maestra elementare con trent'anni di esperienza di tempo pieno, è una delle fondatrici della Rete di resistenza in difesa delle scuola pubblica che da qualche mese porta avanti un'aspra e agguerrita battaglia contro la riforma Moratti. Una protesta che viaggia in rete e sta coinvolgendo migliaia e migliaia di persone.
Due lunghissimi cortei contro la Moratti. Vi sentite vincitori?
"Non ancora. La strada verso il ritiro del decreto è ancora lunga ma la giornata di sabato è un risultato importante".
Venerdì 100 scuole occupate, sabato 40mila persone in corteo. Una mobilitazione inaspettata della società civile. Siete i nuovi girotondi della scuola?
"No. A noi la politica non interessa, se non quando va in parlamento a fare le leggi. Non ci schieriamo da nessuna parte, anzi, accogliamo tutte le sigle purché siano contro la riforma. Il nostro successo dimostra che è possibile fare politica diversamente".
Cosa sbagliano sindacati e partiti?
"Sono troppo concentrati su loro stessi. Perdono di vista i problemi reali inseguendo battaglie intestine che alla gente non interessano".
Sabato hanno sfilato mamme di sinistra e di destra, nonni, maestre, bidelli, presidi e precari. Bastava accendere la miccia?
"Il malcontento nella scuola c'è da molto tempo. I genitori e gli insegnanti da mesi lamentano i tagli all'integrazione e al sostegno. Forse prima di noi nessuno era riuscito a raccogliere queste voci. Forse nessuno ha avuto la voglia e l'energia per farlo. Noi l'abbiamo trovata. Siamo partiti dall'idea che questa riforma non porta niente di buono e abbiamo fatto due cose, a mio parere giuste".
Quali?
"Innanzitutto il sito, un contenitore ricco di materiale utile per capire cosa succede alla scuola. Quello che manca è l'informazione. Nelle scuole arrivano poche notizie, e confuse. Il sito invece offre documenti, volantini, poster e idee che ognuno può utilizzare a suo piacimento. A gennaio sono stati scaricati 20mila documenti e 3mila poster, sfogliati 37mila interventi. A febbraio i file sfogliati sono stati 53mila, 20mila documenti e 6mila poster scaricati".
Un'enormità. Ma non può essere il sito il segreto del vostro successo.
"Il sito ha dato un importante contributo ma la mossa giusta è stata scommettere su un'organizzazione orizzontale. La decisione di non eleggere un leader è stata coraggiosa ma vincente. Ogni comitato si è sentito protagonista e responsabile nella propria scuola".
Proprio nessuno dietro le quinte?
"Certo, ma solo a livello organizzativo. Nessuno decide per gli altri e ognuno contribuisce con le sue capacità. Io, ad esempio, sono brava a parlare e così, dopo aver studiato la riforma, sono andata nelle scuola a spiegarla. E con me moltissimi altri. Come i genitori che hanno inventato spille, poster e slogan mantenendo alta l'attenzione".
Avete creando un movimento difficile da gestire. Qual è la prossima mossa?
"Innanzitutto tenere i contatti e non disperderci. Poi cercheremo di allargarci a livello nazionale. Le proposte operative verranno discusse alla prossima assemblea, sabato. Secondo me è necessario proseguire con altre iniziative che diano visibilità alla protesta senza scontrarsi con la città. Qualcosa di divertente".
La Rete è nata nel 2002, in un'assemblea con pochi insegnanti. Rimasta una realtà di nicchia per due anni, improvvisamente si è allargata raccogliendo tantissime adesioni. Cosa ha fatto risvegliare le coscienze?
"Il decreto attuativo della riforma. Le maestre delle elementari e i genitori volevano capire cosa sarebbe successo se il decreto fosse passato. È bastato entrare nelle scuole a raccontare la riforma per far crescere la protesta".
Perché siete contro la riforma Moratti?
"Perché svuota, banalizza, impoverisce, isola".
Svuota?
"Inserendo la figura del tutor, toglie alla scuola tante possibilità. Quando hai meno insegnanti tutte le attività sono più vincolate. La riforma cambierà la vita quotidiana nelle scuole e soprattutto la relazione fra insegnanti e bambini. Hanno detto che per un anno il doppio organico sarà garantito, ma dopo? Nessuno di noi si fida più delle parole. Quello che succederà dopo il 2005 nessuno lo sa".
Il ministero ripete che non cambierà nulla. Che la scuola offrirà alle famiglie la possibilità di scegliere l'orario che preferiscono
"Cercano di rassicurare, ma non è così. Dai documenti si capisce che l'obbiettivo è tagliare sul personale. E nelle scuole, come negli ospedali, tagliare vuole dire mettere a rischio la qualità. Dividere le materie fondamentali da quelle opzionali significa distruggere il modello pedagogico del tempo pieno che si basa sull'integrazione fra i saperi".
A cosa ha rinunciato per fare tutto questo?
"Al cinema, la mia più grande passione. È un anno che lavoro giorno e notte per seguire le mie classi e tirare le fila della protesta. È una lotta che mi ha assorbito tantissime energie".
E la sua vita personale?
"Ho ritrovato un'esperienza comune con mio marito, Marco, che si occupa del sito. Una volta cantavamo insieme nel coro della Basilica di Sant'Ambrogio ora difendiamo la scuola pubblica".