Repubblica-No dei ricercatori alla Moratti l'autunno caldo degli atenei
La "Relazione sullo stato delle Università italiane 2004" Il presidente dei rettori Piero Tosi: "C'è bisogno di stabilità" No dei ricercatori alla Moratti l'autunno caldo degli atenei E ora ...
La "Relazione sullo stato delle Università italiane 2004"
Il presidente dei rettori Piero Tosi: "C'è bisogno di stabilità"
No dei ricercatori alla Moratti l'autunno caldo degli atenei
E ora è a rischio l'avvio dell'anno accademico
di MONICA ELLENA
UNIVERSITA' italiana: aperta per lavori. Dallo stato giuridico dei docenti alla riforma dei corsi di studio, dall'autonomia degli atenei alle risorse, dai concorsi alla ricerca scientifica, l'università italiana è un cantiere sempre aperto dove si cambia mentre le riforme precedenti sono ancora in fase di rodaggio. Per Piero Tosi, presidente della Conferenza dei rettori, sono davvero troppi i cantieri aperti nell'Università italiana.
Nella seconda relazione sullo stato delle università italiane presentato oggi a Roma, Tosi ha parlato di un'università disposta a cambiare pelle, ma avendo ben in mente la "stella polare" dell'autonomia da ogni autorità politica o potere economico. Davanti ad una platea autorevole fatta di rettori italiani ed europei, docenti, personalità politiche tra le quali il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Letizia Moratti, Tosi ha acceso i riflettori sulle questioni più salienti del mondo universitario oggi. Cominciando dalle critiche aperte al disegno di legge delega sulla riforma dello stato giuridico dei docenti. "Un titolo che inganna" per una legge "che non è finanziata". Intanto si allarga il fronte dei ricercatori contrati ai progetti della Moratti: dopo il loro annuncio di blocco delle lezioni, in molte università ed è a rischio la stessa partenza dell'anno accademico.
Tosi difende i ricercatori e la messa ad esaurimento del loro ruolo - "ci sono voluti venticinque anni per capire che non avevano status giuridico e quindi bisogna eliminarli?" -, accetta l'idea del contratto a tempo determinato solo "se la retribuzione fosse vicina o paragonabile a quelle delle analoghe figure europee alle quali si vuole ispirare" e contesta la modifica del 3+2 nel percorso a Y - "non è opportuno intervenire su una riforma appena varata e ancora in fase di parziale attuazione". Per la Crui sta diventando cronica la mancanza di una strategia, manca un piano pluriennale di investimenti certi per la ricerca: promuovendo la nuova fase del Cnr, Tosi boccia senza appello la creazione dell'Istituto di alta tecnologia di Genova - "una sfida aperta lanciata contro l'università - e chiede un cambiamento di rotta in un'Italia che nel 2003 si èpiazzata all'ultimo posto tra i 25 paesi Ue per gli investimenti in ricerca.
"Noi siamo in Italia, non negli Stati Uniti", ovvero le università non possono trasformarsi in fondazioni né diventare imprese, ma devono collaborare con queste ultime. "Abbiamo bisogno di stabilità" ha ribadito il presidente. Una presa di posizione forte, quella della Crui, seppur ricca di proposte e aperta al dialogo, che preannuncia un autunno caldo.
Intanto sembra già infuocato l'avvio del nuovo anno accademico. Quando comincerà. La voce istituzionale della Crui segue infatti di un giorno l'annuncio dei ricercatori italiani a non ricoprire incarichi di supplenza e affidamento fino a quando il ddl - approvato dalla Commissione Cultura lo scorso 31 luglio - non sarà ritirato o il suo iter parlamentare formalmente interrotto.
"I ricercatori tengono oltre il 45 per cento dei corsi totali dei vari atenei - spiega Marco Merafina, responsabile del Coordinamento nazionale dei ricercatori universitari - Oltre il 75 per cento ha già aderito all'iniziativa di protesta, ciò significa che moltissimi corsi non si svolgeranno". Un no alla Moratti che ha ormai respiro nazionale. Nei giorni scorsi prese di posizione formali sono arrivate dai senato accademici di Palermo e Napoli, dai consigli di facoltà dell'Università della Calabria e dal Consiglio di Amministrazione di Padova, oltre che dal senato de La Sapienza. Dalla facoltà di Ingegneria dell'ateneo romano questa mattina la decisione unanime del blocco delle lezioni del nuovo anno accademico, rinviato di una settimana anche da Medicina all'Università dell'Aquila.
Mentre molti atenei fanno campagna acquisti offrendo tasse a prezzi stracciati a chi sceglie di studiare Einstein e formule matematiche anziché MacLuan e strategie della comunicazione, proprio per chi sceglie i primi molti corsi e laboratori slitteranno. Una battaglia però che s'ha da fare. "Ci saranno dei disagi - precisa Merafina - ma vogliamo un'università migliore". Per Gianni Orlandi, pro-rettore de La Sapienza, il problema "non è solo dei ricercatori, ma di tutta l'università pubblica, non è una battaglia corporativa, ma di tutti".
Alle soglie del nuovo accademico le richieste della scorsa primavera sono rimaste le stesse: no all'esaurimento del ruolo dei ricercatori, no all'aumento del precariato, sì alla distinzione tra tempo pieno e tempo definito. E soprattutto sì allo sblocco delle assunzioni e all'avvio di un reclutamento straordinario in ruolo per fronteggiare subito i pensionamenti previsti per i prossimi anni, un'ondata di 17mila posti che rischiano di rimanere vacanti.
Stesse richieste e stesse risposte. Il ministro Letizia Moratti, al termine della relazione del presidente Tosi, ha ribadito che il ddl "non sarà ritirato".
Secondo il ministro, la Crui "ha correttamente posto al centro il tema del finanziamento dei ricercatori. Il disegno di legge delega, dunque, dovrà essere sviluppato nel tempo, coerentemente con i finanziamenti di cui disporremo". Crui e Ministero si incontreranno il prossimo 30 settembre: ricercatori e risorse fnanziarie in cima all'agenda. Il primo ottobre, intanto, per molti studenti le lezioni non cominceranno.
(21 settembre 2004)