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Repubblica: "Nessuna revisione da leghisti il nostro è un metodo scientifico"

Piero Cipollone, presidente dell´Istituto nazionale di valutazione del sistema didattico

11/08/2009
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la Repubblica

Non abbiamo ricevuto alcuna pressione politica. E poi non abbiamo riscontrato irregolarità solo nelle regioni meridionali

MARIO REGGIO

ROMA - «Nessuna pressione politica. Leghista? Sono nato ed ho fatto il liceo ad Avezzano, la mia scuola di vita e professionale è sempre stata Bankitalia che ha una visione complessiva del Paese. Nessun trucco. I dati resi pubblici sono la prima scrematura sulle 1.304 scuole dove gli studenti hanno fatto l´esame di terza media. Applicando i quattro parametri di valutazione internazionale, alcune situazioni hanno mostrato risultati anomali, una serie al Sud, come Campania Puglia e Sicilia, ma anche nelle regioni del Centro e del Nord. I dati completi li renderemo pubblici a novembre e riguarderanno i 560 mila giovani che hanno sostenuto l´esame di terza media». Piero Cipollone, dirigente di Bankitalia, è dall´ottobre 2008 presidente dell´Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico nazionale, l´Invalsi.

Eppure, dai primi dati, sembrava che gli studenti delle regioni del Sud in italiano e matematica avessero ottenuto risultati migliori di quelli del Centro e del Nord.

«Erano i risultati delle prove spedite dalle scuole, relative a un campione significativo di istituti, che poi sono stati sottoposti ad una serie di verifiche, in base ai parametri internazionali. E la situazione si è modificata. Ma è già successo lo scorso anno. È risultato che in tre regioni, vale a dire Campania, Puglia e Sicilia, c´erano una serie di dati anomali. Ma il fenomeno, anche se in misura minore, è stato riscontrato anche in alcune scuole del Centro e del Nord».

Nessuna scelta ideologica?

«Mai e poi mai. I principi sui quali abbiamo operato sono quattro. Verificare le classi dove i risultati dei test, alcuni complicati altri più semplici, hanno dato valutazioni elevate ed omogenee. Poi se, in presenza di risposte sbagliate, ci fosse uniformità. Quarto: il tasso di partecipazione alla prova. Dove i quattro indicatori risultano anomali, abbiamo indagato e ridotto il punteggio delle scuole, anche al Centro ed al Nord. Ad esempio in Sardegna, Molise ed Abruzzo non ci sono stati problemi».

Si tratta però di un primo dato?

«A partire dal prossimo ottobre daremo alle scuole i risultati classe per classe e domanda per domanda. Già si capisce che in genere i ragazzi sono bravi in grammatica e un po´ meno nell´interpretazione dei testi. Più bravi nei numeri e meno in algebra».

Nessuna discriminazione?

«L´obiettivo della ricerca è quella di dare alle scuole i segnali necessari per migliorare l´offerta didattica e questo vale anche per quelle del Centro e del Nord. Se facessimo finta di nulla renderemmo un pessimo servizio a quelle più deboli. È comprensibile che ci siano insegnanti che cercano di aiutare gli studenti che hanno seguito per tre anni. Ma l´indagine dell´Invalsi non è una corsa a stabilire chi è più bravo e chi sono i somari, ma quella di offrire agli istituti scolastici gli strumenti per prendere atto dei punti di eccellenza assieme ai ritardi. Quindi trovare i rimedi».

Si tratta ancora di dati grezzi?

«Certo. Abbiamo finito di raccoglierli il 30 giugno. Ora abbiamo pubblicato la prima relazione che riguarda 1.304 scuole medie, valutando i dati anomali. La scuola che ha avuto un punteggio basso non vuol dire che sia peggiore di un´altra con una valutazione più alta. Bisogna analizzare qual è il punto di partenza del singolo istituto e misurare il valore aggiunto che riesce a mettere in campo. Diversa è una scuola media di Scampìa da una del centro storico di Roma, Bologna o Milano».

A quando i dati definitivi?

«Li avremo alla fine di agosto su tutti i 560 mila studenti. Stiamo intanto elaborando i dati sui bambini della quarta elementare, dai primi risultati appare che le differenze siano minime. Alle medie aumentano perché incideranno molto di più le differenze sociali ed economiche».


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