Repubblica: "Neets", la generazione degli autoesclusi
Abbandonano la scuola, non cercano lavoro. Londra lancia l´allarme
In Inghilterra vivono così un milione di adolescenti. Ma il fenomeno interessa anche Giappone e Usa, e da poco il resto d´Europa
A "scoprirli" uno studio della London School of Economics sui costi sociali di un fenomeno in ascesa: 6-7 miliardi di euro all´anno
L´acronimo inglese letteralmente indica ragazzi "non impegnati nel mondo dell´educazione, del lavoro e dell´apprendistato"
CINZIA SASSO
DAL NOSTRO INVIATO
LONDRA - A scoprirli e battezzarli, sperduti per le strade di Londra, mescolati agli altri adolescenti nelle vie delle città dell´Inghilterra, vestiti come tutti con i pantaloni bassi, le felpe e i berrettini da baseball e incollati agli iPod, non è stata questa volta una ricerca sociologica: a individuare i "Neets" come l´ultima tribù da tenere sotto osservazione, è stato uno studio della London School of Economics intitolato "The Cost of Esclusion". Sono i risvolti economici di quella che viene definita «una generazione tradita», il miliardo di sterline l´anno che costano i loro comportamenti, i 6-7 miliardi di euro che la loro marginalità costa alla collettività, le ragioni che hanno portano stavolta ad accendere un faro su di loro. Sui ragazzi che non vanno a scuola, che non hanno un lavoro, che quel lavoro nemmeno vogliono imparare o cercare.
"Neets" significa giovani "non in education, employment or training". Significa insomma i marginali, gli esclusi, quelli senza arte né parte, quelli che le scelte di oggi porteranno ad essere anche gli emarginati di domani. Significa, in altre parole, ragazzi senza futuro.
Sono una tribù numerosa, fatta di almeno un milione di giovani. Ragazzi o poco più, la loro età è compresa tra i 16 e i 24 anni, perché oggi l´adolescenza si trascina e fino a quell´età. Sarebbe ancora possibile essere studenti, oppure cominciare a fare pratica in qualche mestiere, trovare insomma una propria strada. Ma i "Neets", una loro strada non la vogliono e non la cercano. Sono disinteressati a tutto, se non proprio cinici comunque indifferenti. Abbandonano gli studi e poi non fanno niente. Nel momento in cui si registra in Inghilterra uno dei tassi di disoccupazione più bassi, intorno al 9%, loro lo sono per almeno il doppio. Nullafacenti oggi, destinati ad essere disoccupati domani.
Un fenomeno che esiste anche in altri paesi del mondo: in Giappone, ad esempio; e anche in Europa. Ma gli esperti britannici proprio per questo si dicono ancora più preoccupati: i "Neets" inglesi sono almeno il doppio di quanti siano i loro compagni tedeschi e francesi. Come se questa malattia di vivere avesse attecchito più qui che altrove. E così il presente incerto si trasforma in una seria ipoteca sul futuro: lo studio eseguito dalla London School of Economics per l´associazione Prince´s Trust, fondata dal principe Carlo proprio per aiutare i giovani a completare l´istruzione e a trovare una strada nel mondo del lavoro, prevede che le conseguenze saranno anche peggiori. Tagliati fuori dal mondo, alla ricerca di un qualche modo per campare, questi giovani facilmente finiranno nella piccola criminalità. Martina Milburn, capo del progetto voluto dal principe di Galles, dice: «Questo problema ha dei costi sociali ed economici altissimi. E le nostre previsioni sono sicuramente più ottimiste di quel che sarà la realtà». L´esclusione sociale costa tra i 6 e i 7 miliardi di euro l´anno, e con quella cifra sarebbe possibile ridurre di un punto le tasse; l´aumento della criminalità minorile significa per lo Stato un esborso di 1 miliardo di sterline l´anno; e poi gli economisti conteggiano le perdite per l´educazione mancata e la futura assistenza di una classe sociale di disoccupati. Il Governo ha già aiutato 700mila giovani tra i 18 e i 24 anni, ma ha scoperto che è molto difficile tradurre il sostegno momentaneo in qualcosa di definitivo. Forse, a occuparsi dei "Neets" dovranno essere anche i sociologi: fare i conti non basta; per aiutare la generazione tradita bisogna capire perché si è perduta.