REpubblica-NApoli:Università, studiare senza sponsor
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Pagina VII - Napoli
STUDIARE SENZA SPONSOR
dalla messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori ai meccanismi introdotti per i primi passi delle nuove carriere, dall'irruzione di figure di ordinari reclutati e pagati su contratti "paralleli", legati a progetti di aziende ed enti esterni, all'abolizione tra tempo pieno e tempo definito. Il profilo di fondo è quello di una precarizzazione e di confuse aperture, che rischiano di risultare mere incursioni, a interessi di matrice aziendale non meno destabilizzanti e occasionali.
E' ben chiaro, al contrario, che l'Università avrebbe bisogno di acquisire nuove certezze, prima tra tutte quella che i ceti dirigenti abbiano finalmente consapevolezza della sua centralità nello sviluppo dell'Italia. Un paese che si sta appiattendo su orizzonti produttivi così poco ricchi di ricerca, che sta perdendo via via tutte le leve dei comparti d'avanguardia, non può che fare della valorizzazione della materia grigia dei suoi giovani la sola carta per una seria ripresa. E dovrebbe largamente investire di conseguenza.
Invece, ironia di tutto quello che la Moratti tocca, anche questi provvedimenti sono a costo zero. Finanziati, dice il progetto, con i "risparmi" su supplenze e contratti che quasi nessuna facoltà riesce da tempo a pagare se non in termini irrisori. Fingendo che le 120 ore di didattica frontale ora richieste siano di più delle 150 o 180 di cui molti di noi si caricano già più o meno gratuitamente. Il costo zero alla cui insegna si muove da tempo ogni "riqualificazione" universitaria è una vera presa per i fondelli. Ed è anche la via per accentuare il differenziale nell'offerta tra gli atenei del Centro-Nord, che qualche sponsor bene o male riescono a trovare, e quelli del Sud, dove la sole velleitarie risposte arrivano a volte da amministrazioni locali dalle finanze già esauste. In queste condizioni fare con dignità insegnamento e ricerca negli Atenei appare più che altro una pia illusione.
PASQUALE COPPOLA