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Repubblica-Napoli-Una riforma nata per tagliare-FRANCO BUCCINO

Una riforma nata per tagliare FRANCO BUCCINO* Per chi si occupa di scuola dovevano essere tre settimane di riposo: un breve intermezzo tra una convocazione di supplenti e l'altra. E inve...

20/08/2002
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la Repubblica

Una riforma nata per tagliare
FRANCO BUCCINO*

Per chi si occupa di scuola dovevano essere tre settimane di riposo: un breve intermezzo tra una convocazione di supplenti e l'altra. E invece la scuola continua a tener banco anche in questi giorni.
All'inizio del mese è stato reso noto uno studio del Ministero, anzi di un istituto vicino alla Moratti (quanta gente circola nei ministeri'), il quale elenca duemila scuole improduttive: tra esse 206 sono campane. Sono le scuole nelle quali ci sarebbero meno di 9,5 alunni per insegnante. Guardando l'elenco si rimane sbigottiti. Perché da un gruppo di prestigiosi istituti tecnici, professionali, d'arte, con laboratori, reparti di lavorazione, apparecchiature, insegnanti tecnico-pratici oltre quelli teorici, assistenti tecnici, e un altro gruppo di scuole sottodimensionate sì, ma situate in contesti difficili dal punto di vista territoriale e/o sociale, unico presidio culturale in zone prive di cinema, teatri, biblioteche, spazi per il tempo libero. In entrambi i casi si tratta di scuole da tenere in piedi. E se pure si accettasse di ridurre il numero delle scuole, quelle in elenco sarebbero le ultime da chiudere, come la Stazione Zoologica Dohrn di Napoli.
Poi è scoppiata la polemica sulla sperimentazione diffusa della riforma, con la quale la Moratti voleva aggirare la mancata approvazione della legge. Sperimentazione poi ridotta in ogni provincia a due scuole elementari sui contenuti della riforma e a una sola scuola sull'anticipo. A ben vedere, la rivoluzione sui contenuti si riduce all'ipotesi accattivante del maestro prevalente: dalle parti nostre, dove i "moduli" funzionano bene, gli insegnanti sentono puzza di bruciato e temono che il maestro prevalente sia lo strumento "pedagogico" per ridurre organici già striminziti e sempre meno funzionali.
Sull'anticipo a cinque anni, poi, si vedono troppi sguardi sornioni di direttrici napoletane: loro da anni con sperimentazioni "fai da te" spostano bambini come "uditori" dall'asilo all'elementare o costituiscono vere e proprie "primine" nella scuola dell'infanzia.
Infine i protocolli d'intesa sulla scuola tra Ministero e alcune Regioni, Lombardia in testa, sono stati messi sotto accusa per presunta incostituzionalità. Le denunce fioccano in particolare sulla possibilità di adempiere all'obbligo scolastico nella formazione professionale. Per fortuna la nostra Regione non c'entra, almeno non direttamente: non so se ci scandalizza di più l'estromissione della scuola dalla titolarità dell'obbligo o se ci fa più paura l'ipotesi di un aumento di compiti e responsabilità per un evanescente sistema campano di formazione professionale.
Questi sono solo alcuni degli argomenti relativi alla scuola trattati in questi giorni dai mass-media. Sono serviti a riempire le pagine dei giornali a corto di notizie? A rendere più leggere le pagine politiche con il teatrino della Moratti e di Tremonti? Sono i soliti temporali estivi?
Direi che sono come il maltempo di quest'estate: inondazioni, piene, straripamenti. Le idee e i provvedimenti della Moratti, comunque immaginati, elaborati, attuati, minacciano di sommergere e travolgere la scuola pubblica.
A cominciare dalle scuole da chiudere. La smentita arrivata dal Ministero non convince perché la Moratti ha creato tutte le condizioni per ridurre il numero delle scuole: non vara il piano di investimenti, taglia gli organici di docenti e personale amministrativo (ata), non immette personale in ruolo neppure per turn over, non bandisce il concorso a dirigente scolastico (e più di 3000 scuole in Italia, 300 in Campania, 150 a Napoli sono senza titolare).
È una politica che mette in ginocchio la scuola napoletana e campana, già con tanti problemi, a cominciare dalle carenze strutturali e dagli scarsi interventi degli enti locali. Ed effetti ancora più disastrosi avrà l'annunciata riforma in tutte le sue attuazioni, definitive, sperimentali, minisperimentali. Basta dire che i capisaldi della riforma Moratti, cioè un'offerta formativa ridotta all'osso (a scuola solo materie importanti, il resto altrove) e un precoce orientamento per molti - già a dodici, tredici anni - verso la formazione professionale e il mondo del lavoro, sono proprio l'opposto di ciò di cui hanno bisogno i nostri ragazzi.
Non si può assistere immobili a questo scempio, di certo non si può rimanere indifferenti a Napoli dove la posta in gioco è più alta perché la scuola pubblica non ha alternative. Se ne sono accorti gli insegnanti che sono scesi sul piede di guerra, compatti contro la riforma. Ma è importante che ai docenti e agli altri lavoratori della scuola si uniscano le famiglie e soprattutto gli studenti. Sarebbe veramente bello se nei prossimi mesi si ritrovassero tutti uniti ad occuparsi di scuola, oltre che okkupare la scuola. A partire da Napoli, naturalmente.
FRANCO BUCCINO, *SEGRETARIO CGIL-SCUOLA DI NAPOLI


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