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Repubblica-Napoli-Un esercito di mamme cerca asilo in lista d'attesa 3500 bambini

Un esercito di mamme cerca asilo in lista d'attesa 3500 bambini Affari d'oro per le private: rette da 200 euro Caos iscrizioni alle materne Spazi insufficienti, si arriva fino a ...

11/10/2004
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la Repubblica

Un esercito di mamme cerca asilo in lista d'attesa 3500 bambini
Affari d'oro per le private: rette da 200 euro
Caos iscrizioni alle materne Spazi insufficienti, si arriva fino a 30 scolari per aula Il fenomeno è molto più rilevante che in altre città
Difficoltà anche per gli insegnanti: gli organici sono stati congelati e in alcuni casi sono stati addirittura ridotti dalla direzione
BIANCA DE FAZIO
SILVIA PEPE


La scuola vietata ai bambini. Scoppiano le materne napoletane: 28-30 alunni per classe, poche aule, organici congelati. E oltre 3.500 bimbi, dai 2 anni e mezzo ai 5, restano a casa. I loro nomi sono in elenchi lunghissimi, liste d'attesa che non scorrono mai. Bambini lasciati fuori dalle classi. E il problema accomuna le scuole dell'infanzia comunali e quelle statali. Nelle prime, gestite direttamente da Palazzo San Giacomo, gli iscritti sono 8.500 divisi in trenta scuole. I numeri lievitano se si guarda alle statali: a Napoli e provincia gli scolaretti che hanno trovato ospitalità sono oltre 78 mila, ma più di 2 mila restano al palo. I numeri sulle statali sono della Direzione scolastica regionale, che però, quanto alle liste d'attesa, ancora non conosce il numero definitivo, e si basa su stime che potrebbero essere al ribasso.
Le liste d'attesa sono un fenomeno nazionale, ma qui a Napoli, dove s'è avvertito il mini-babyboom del Duemila, la questione si amplifica (a Milano sono mille le famiglie in coda, 1500 a Torino, e via così). E prosperano le scuole private, religiose o laiche che siano (più numerose le ultime, ormai). In tutti i quartieri, dalla periferia al centro, dalla city alle zone residenziali. Incidono, sulle code, i figli di residenti in altri comuni costretti ogni giorno a venire in città per lavorare. Pendolari loro, pendolari i bimbi.
"Ma molti di quei nomi che compaiono nelle nostre liste d'attesa - afferma l'assessore Porta - potrebbero aver trovato posto nelle scuole dell'infanzia statali". Una toppa a colori. Anche se proprio il Comune ha investito molto, negli ultimi anni, sulla realizzazione di nuovi istituti o sulla riattazione di vecchi immobili. Quaranta plessi in 3 anni, consegnati a maestre e piccini. I posti disponibili sono aumentati, ma troppo lentamente rispetto alla crescita della domanda. Specie in zone centrali come il Vomero, Posillipo e Chiaia. È qui che le liste d'attesa raggiungono numeri da capogiro. Alla "scuoletta rosa" di via Carlo Poerio, ad esempio. Ed è in queste settimane, ad un mese dall'inizio della scuola, che qualche famiglia ancora fiduciosa attende la telefonata della segreteria: "Si è liberato un posto per il bambino". Scorrono le graduatorie, lentamente, ma i genitori che lavorano hanno dovuto provvedere altrimenti. Ed ecco crescere il mercato degli asili privati, spesso semplicemente dei parcheggi, anche a ore (le rette raggiungono anche i 200 euro al mese).
In crisi, insomma, il welfare dei piccoli. Un dato ministeriale la dice lunga: l'aumento di sezioni di scuola materna è fermo al 5 per cento, mentre in regioni come l'Emilia Romagna s'è sfiorata la soglia del 25 per cento. Eppure proprio in Emilia sono direttamente gli amministratori locali a battere cassa a Roma ed a "pretendere", è cronaca di queste ore, nuovi stanziamenti per i servizi ai più piccini. Mancano all'appello, nelle scuole dell'infanzia, oltre 400 insegnanti. Promessi dalla Moratti, rimasti nel libro dei sogni. E la questione diventa ancor più grave se si contano le disponibilità di posti nei nidi. Qui da noi accolgono solo il 7 per cento della potenziale utenza.
La difesa è sempre la stessa: "La scuola dell'infanzia non è scuola dell'obbligo" spiega il direttore scolastico regionale Alberto Bottino. "Quindi gli organici sono stati congelati. Se ho dovuto battermi con Roma per un maestro in più l'ho fatto per le scuole dell'obbligo, quelle che, piaccia o meno, hanno esigenze inderogabili. Quanto alle materne, ci sono state zone in cui ho dovuto fare delle economie, riducendo gli organici per la mancanza di bambini, ad altre zone abbiamo destinato nuovi docenti (le maestre sono in totale 6422)". Un ragionamento che ha una falla: le richieste di insegnanti da parte delle scuole (i cosiddetti organici di diritto) vengono fatte sulla base delle disponibilità del singolo istituto ad accogliere piccini. Non tengono conto, insomma, di eventuali liste d'attesa, anche lunghissime, mentre devono vedersela con la frequente ristrettezza di spazi (che non consente la formazione di classi) e con carenze strutturali che sacrificano il diritto dei più piccoli alla scuola.


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