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Repubblica/Napoli: Se in TV sfasciano le auto

Si parla di violenza

09/02/2007
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la Repubblica

MICHELE ROSSENA
Mentre gioivo per il varo della nuova maturità, a mio avviso segnale chiaro di una scuola che sta tentando pian piano di ritrovare i valori perduti, mi imbatto in un gruppo-classe di ragazzini di scuola media che incontro nell´ambito di un progetto finalizzato alla legalità in un istituto ove la questione bullismo si fa particolarmente sentire. Si parla di violenza. A un certo punto Enzo, 13 anni di disagi familiari, gli occhi vispi di chi ha vissuto precocemente la vita per strada, prende la parolaInterrompendo il vivacissimo dibattito da me stimolato intorno ai modelli psicologici di riferimento relativi alla fascia d´età preadolescenziale e adolescenziale, Enzo sbotta con determinazione: «Professò, vi voglio bene, non vi sbattete, tanto al di fuori di qua fa tutto schifo, tutto è violento». E prosegue in un lucido elenco di modelli di violenza, citando pure la televisione che aveva visto di domenica «insieme a mio fratello maggiore e alla mia sorellina di 5 anni». Penso subito che Enzo faccia certo riferimento a quelle continue risse fra cosiddetti vip che allietano i pomeriggi domenicali di tante famiglie italiane. Ma vengo immediatamente corretto: «Professò, chelle è acqua fresca! Guardatevi la sera su Italia Uno come scassano le macchine!». Accolgo ma ripeto dubbioso: «Scassano le macchine?». A questo punto un coro, composto pressoché dall´intera platea maschile e più o meno dalla metà di quella femminile, alza fortemente il tono della discussione, volendo in sostanza ribadire: «Ma come, se la vedono tutti Distraction», la trasmissione affidata quest´anno a Enrico Papi, dopo un anno di gestione firmata Teo Mammuccari. E poi ancora altro che, nel caos ingestibile, non riesco a comprendere.
Non mi resta a questo punto che attendere la domenica successiva: sacrifico volentieri la prima serata. Pur di capire. Ed eccomi di fronte a uno dei soliti, si fa per dire, spettacoli che sfruttano abilmente tutto ciò che tira sul mercato: quiz demenziali che hanno come scopo principale il sottolineare reazioni emotive che mettono in ultima analisi in ridicolo i partecipanti; il tutto ovviamente condito con abbondante aggressività e sesso fra le righe di ogni cosa detta e vissuta.
Fin qui tutto regolare secondo gli schemi della tv che tira sul mercato dell´orrido, ma vincente nell´audience, mi sono detto.
Nel frattempo un partecipante riesce a eliminare la concorrenza vincendo un´auto di grossa cilindrata, nuova fiammante. E qui viene il bello.
Perché a questo punto inizia la tortura sadomasochista via video. Vengono posti al concorrente diversi quiz di una certa difficoltà da risolvere in una manciata di secondi. A ogni quiz corrisponde una possibile punizione. Se non riesce a rispondere a tutto entro il tempo previsto, orgogliosi di possedere gli strumenti della violenta rivincita, i concorrenti battuti infieriscono sulla vettura lucente armati di martello gigante, piccone, incudine, trapano e secchio di vernice. Il tutto sotto l´abile istigazione del conduttore che li incita forte scandendo il conto alla rovescia insieme al pubblico in visibilio: «Cinque, quattro, tre, due, uno». E lo sfascio è compiuto. Orrore.
Lo scorso anno la discussa trasmissione costringeva lo stesso vincitore ad autopunirsi, colpendo egli stesso l´oggetto della vincita se non fosse riuscito a confermare, nei quiz finali, la sua, si fa per dire, bravura. Quest´anno l´istigazione alla violenza viene "intelligentemente" dosata agli sconfitti e, per identificazione, a tutti i telespettatori perdenti in qualche modo nella vita.
Per un attimo mi sono sentito impotente, illuso. Malato di donchisciottismo. Poi quella rabbia costruttiva che da trent´anni mi porta a operare nelle scuole di frontiera mi ha richiamato alla mente la faccia di Enzo e dei suoi compagni. E con loro davanti agli occhi, il desiderio irresistibile di rimboccarmi le maniche.


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