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Repubblica/Napoli: Scrutini, esami e corsi di recupero.

Franco Buccino

09/06/2008
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la Repubblica

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Nell’anno scolastico 1995-96 frequentarono la prima elementare delle scuole pubbliche e private della Campania quasi ottantamila alunni; di essi agli esami di maturità, che cominciano tra qualche giorno, si presenteranno poco più di sessantamila. Considerando a pareggio l’uscita e l’ingresso di bocciati nel corso degli anni, quasi ventimila ragazzi hanno abbandonato: un quarto del totale.
La maggioranza ha lasciato durante la frequenza della scuola superiore. Forse perché ha sbagliato indirizzo? Non è così, se consideriamo che proprio negli istituti professionali, quelli che la Moratti neanche riteneva istituti di istruzione, è concentrato il maggior numero di bocciature e di abbandoni. Che altro potevano scegliere questi ragazzi. Forse di non andare a scuola.
La percentuale di alunni bocciati o promossi con debito in Campania è in linea con il resto d’Italia solo per i licei classici, aumenta timidamente nei licei scientifici, e più speditamente nei linguistici, negli istituti sociopsicopedagogici, nei tecnici, per poi traboccare nei professionali e negli istituti d’arte. E ciò che fa aumentare la percentuale non sono tanto i debiti quanto le bocciature.
Paradossalmente l’importanza del recupero dei debiti formativi, il tema del giorno, è direttamente proporzionale all’importanza comunemente data all’indirizzo: si preoccupano molto dei corsi di recupero ai classici, molto meno ai professionali, quasi niente nei paritari. Da questo punto di vista è significativa la piccola inchiesta fatta nei giorni scorsi da Repubblica in alcune scuole napoletane: nei licei l’attesa ansiosa della circolare e la convinzione che ci vogliono tempi lunghi per la preparazione degli studenti, nel professionale la serenità e la convinzione di chiudere già a luglio corsi e valutazione “mentre gli studenti hanno ancora fresche le materie studiate”, nel paritario -per altri motivi- bastano corsi dal 15 al 30 giugno e poi “un assegno per le vacanze in vista dell’esame di settembre”: loro la Gelmini l’hanno già anticipata.
Lacune, debiti formativi, recuperi, riparazioni sono termini e concetti con i quali qualunque scuola si deve misurare; i recuperi devono essere tempestivi e presuppongono un programma e un’organizzazione didattica flessibile, un livello di autonomia avanzato anche rispetto all’uso delle risorse finanziarie, in una logica di valutazione di tutto il sistema, delle singole scuole, dei docenti e degli alunni. Insomma la riforma che non c’è. Per quel che riguarda la valutazione degli alunni, le scuole possono solo scegliere la “versione” in cui presentarsi, severa o permissiva, senza uscir fuori dalle proprie contraddizioni. A parte le promozioni e i rimandi mirati per gli alunni “normali”, bocciature o abbondanti debiti formativi sono scelte discrezionali se non casuali per quegli alunni che stanno in una zona critica, condannati comunque da una preparazione vistosamente lacunosa che li segnerà successivamente negli ambienti di lavoro o, peggio ancora, di studio universitario.
Io penso che in Campania al venticinque per cento dei dispersi si aggiunga un altro venticinque per cento di studenti che, pur con la maturità in tasca, ha un livello di preparazione del tutto inadeguata. E se invece che del cinquanta, stessimo parlando del quaranta per cento, la situazione non sarebbe meno drammatica.
Come convive questa metà di alunni che stanno fuori posto a scuola con l’altra metà di alunni, virtuosi, quelli che traggono profitto da tutto, perfino dai corsi di recupero? Loro ci starebbero pure bene tutti assieme, ci pensa la società a dividerli, e ci pensa purtroppo pure la scuola che riconosce generosamente crediti a chi se li guadagna con pochi sforzi e affibbia debiti a ragazzi deboli con lacune di base incolmabili, senza rendersi conto che ad essi sta praticando tassi usurai.
Ben altro dovrebbe fare una scuola che vuole essere per tutti, non di massa ma per tutti. Ben altre dovrebbero essere le politiche scolastiche per il successo formativo di tutti, per il recupero di alunni e territori interi in difficoltà. Proprio mentre il governatore della Banca d'Italia, nell'ambito della relazione annuale tenuta alcuni giorni fa, ha stimato in due anni il divario tra Nord e Sud in fatto di istruzione, la Gelmini ha confermato i tagli del personale. In Campania il 33 per cento del totale nazionale. Roba da non crederci. D’altra parte, in termini esemplari, la circolare sui debiti formativi ha consegnato ipocritamente all’autonomia delle scuole l’incapacità del governo e della politica di affrontare il diritto all’istruzione, a una istruzione seria e di qualità.
Le scuole decideranno liberamente quanto durano i corsi, le verifiche si potranno fare nella prima decade di settembre, anche se il termine per i recuperi sarebbe il 31 agosto. Le famiglie con il fiato sospeso non tanto per il destino scolastico dei figli, quanto per il destino delle ferie, hanno tirato un sospiro di sollievo. E gli insegnanti con loro.
Le lezioni sono finite. Sul numero di giorni di scuola effettivi in regione si è già steso un velo pietoso. Tra qualche giorno saranno pubblicati i risultati degli scrutini: verseremo qualche lacrima sul destino dell’altro cinquanta per cento degli alunni, quelli “cattivi”. E poi riflettori puntati sulla maturità: Dante o Manzoni, le fughe di notizie, i privatisti, alta percentuale di maturi. Ma nessuno racconterà dietro l’alta percentuale lo sforzo dei commissari a trovare le sufficienze, almeno una sufficienza, una quasi sufficienza che giustifichi la promozione di tanti candidati. L’altra metà dei maturi.


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