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Repubblica-Napoli-Rettori in campo contro la Moratti "La sua riforma danneggia gli atenei"

LA PROTESTA Le università della Campania hanno manifestato con quelle di tutta Italia per bloccare il ddl Rettori in campo contro la Moratti "La sua riforma danneggia gli atenei" ...

01/07/2005
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la Repubblica

LA PROTESTA
Le università della Campania hanno manifestato con quelle di tutta Italia per bloccare il ddl
Rettori in campo contro la Moratti "La sua riforma danneggia gli atenei"
In prima fila Trombetti (Federico II), Ciriello (Orientale), Grella e Ferrara (Parthenope)
BIANCA DE FAZIO


"Il disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti universitari avrà effetti devastanti per i nostri atenei". "È un topolino indecoroso partorito da una montagna incompetente". "Uno dei peggiori provvedimenti balneari mai visti". "E fornisce il destro ad una ulteriore, crescente, fuga di cervelli". "Con queste norme i nostri atenei daranno prospettive di carriera modeste e incerte". "Un disegno di legge scritto con disarmante approssimazione". "Una truffa". "È ope legis devastante ed intollerabile". Uno zibaldone di giudizi contro un obiettivo unico: la riforma Moratti della docenza universitaria.
A pronunciarsi contro, ieri mattina, sono stati tutti i rettori delle università della Campania, che hanno convocato stampa e tv per annunciare che i Senati accademici dei loro atenei, contemporaneamente a quelli di tutta Italia, avevano appena approvato un documento contro il disegno di legge passato qualche giorno fa dalla Camera ed ora in attesa di esame al Senato. "Vogliamo fare un'operazione di verità - ha affermato Pasquale Ciriello, rettore dell'Orientale - e dire con chiarezza che questo disegno di legge non incentiva la meritocrazia, non favorisce l'accesso dei giovani, non supera gli scogli corporativi, come invece si vuol far credere per mettere a tacere le polemiche". Al centro delle critiche, il reclutamento dei giovani, "per i quali non c'è alcuna prospettiva di inserimento stabile", spiega Guido Trombetti, rettore della Federico II. "Avranno contratti triennali rinnovabili e nessuna certezza. La conseguenza sarà la fuga verso istituzioni di ricerca straniere o verso il libero mercato". "Contratti triennali - aggiunge Gennaro Ferrara, rettore del Parthenope - con stipendi di 1.000 euro al mese o poco più. Sarà difficile, in queste condizioni, trovare giovani bravi che si impegnino a competere".
E poi c'è il nodo del futuro dei ricercatori, che diventerebbero "professori aggregati". "Cambia il nome, non la sostanza. Una furbata - la boccia Ferrara - che non risolve i problemi", anzi, obbliga i ricercatori a tenere corsi che oggi tengono per scelta, condannandoli anche ad un arretramento economico, non essendo più pagati per questi incarichi aggiuntivi. E sì che ci sarebbe bisogno, invece, di investire di più proprio sui ricercatori: "In Italia chi fa ricerca è il 2.8% della popolazione, contro il 5.4 della media dell'Unione europea, l'8% degli Usa ed il 9.3% del Giappone" incalza Antonio Grella, rettore del Secondo ateneo di Napoli, che accusa la Moratti di aver confezionato "un plagio da leggi valide in contesti sociali ed economici completamente diversi". Il che vale ancor di più per le università del Sud, sulle quali la mannaia della riforma rischia di abbattersi con conseguenze disastrose: "Rischiamo di non poter garantire la regolarità del prossimo anno accademico", minaccia Aniello Cimitile, rettore dell'ateneo del Sannio. "Nel nostro tessuto economico una riforma a costo zero non è pensabile. Un esempio? Dove le trovo a Benevento le aziende disposte a pagare i contratti dei "professori straordinari" previsti dalla Moratti?". "Per finanziare gli atenei - aggiunge Raimondo Pasquino, rettore di Salerno - si punta anche sulle Fondazioni. Ma al Sud non ce ne sono, visto che gran parte delle nostre università è sorta negli ultimi 20 anni. Il ddl rende impossibile un riequilibrio tra atenei del Sud e del Nord".
"Logiche vistosamente clientelari" dice la Crui, la Conferenza dei rettori italiani, sottendono al provvedimento e si scopre, ad esempio, che al ruolo di "professori straordinari" potranno ambire non solo i ricercatori, ma anche i professori incaricati, e persino gli amministrativi che coprano, oggi, "ruoli apicali e di qualità". Come dire che la Federico II potrebbe ritrovarsi con 600 amministrativi che chiederanno di passare nelle fila dei prof.


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