Repubblica/Napoli: Quella corsa disperata alle supplenze scolastiche
Oltre sessantamila persone hanno compilato le domande FRANCO BUCCINO
Oltre 60 mila persone nella nostra regione hanno compilato le domande per le graduatorie, prima dette permanenti ora ad esaurimento. Sono gli aspiranti supplenti. È l´ultima occasione di aggiornare la posizione o per inserirsi. Di questi 60 mila solo un terzo otterrà la supplenza annuale. Gli altri costituiranno un immenso serbatoio di disoccupazione intellettuale.
Le supplenze non solo non aumentano, ma addirittura diminuiscono. Per via dei tagli, che stanno toccando tutti gli ordini di scuola. Sono cominciati con i 718 posti in meno alle elementari, continuano con gli annunciati 436 posti in meno nelle scuole superiori, poi sarà la volta delle medie (dove per la verità hanno tagliato già quasi tutto il tagliabile), infine toccherà al personale tecnico, amministrativo e ausiliario, che tradizionalmente paga il tributo più alto a questa politica di dimensionamento della scuola pubblica nel nostro paese. Da noi con un´aggravante, i tagli avvengono nella glaciale indifferenza dei politici e dei governi locali, che altrove si attivano, si mobilitano, marciano con i lavoratori della scuola e i sindacati. Se solo i nostri responsabili della cosa pubblica si interessassero di sicurezza, si preoccupassero di reperire aule per gli oltre seimila bambini in lista d´attesa nella scuola dell´infanzia. Se solo dedicassero a organici e tempo scuola un decimo del tempo che dedicano a progetti aggiuntivi e relativi finanziamenti destinati alle scuole.
Tra le molte ombre e le poche luci della politica scolastica dell´attuale governo brilla l´innalzamento dell´obbligo scolastico, una norma contenuta nella recente Finanziaria. Negli anni bui della Moratti, che aveva ridotto l´obbligo in controtendenza con il resto del mondo, si era cercato di rimediare all´aumento della dispersione con percorsi integrati tra scuola e formazione professionale. E la nostra regione aveva scelto con coraggio un modello di integrazione che puntava sulla scuola, mentre altri con rozzezza avevano consegnato i ragazzi in difficoltà alla formazione professionale. Per amore della verità bisogna dire che il modello campano era bello sulla carta, mentre è fallito clamorosamente nella sua attuazione. Ma mentre oggi, con i presupposti legislativi detti, ci sono le condizioni per arginare la dispersione con una vera integrazione tra i due canali, inopinatamente la Regione avrebbe scelto iniziative contro la dispersione destinate a ragazzi fuori del circuito scolastico, a cominciare dai diciassettenni. Sarebbe una vera iattura che, nel momento in cui il vero obiettivo comune dovrebbe essere l´obbligo scolastico, la Regione si sfili e affidi ad agenzie formative la gestione di gran parte del percorso lasciando alle scuole un ruolo di semplice supporto.