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Repubblica/Napoli: Parthenope, l´annuncio di Mussi "Colpirò i casi di malauniversità"

Dopo la denuncia di "Repubblica" sui numerosi casi di nepotismo nell´ateneo, interviene il ministro

07/06/2007
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la Repubblica

PROBLEMI DELL´UNIVERSITÀ

"Il dato è diffuso: non cancella il talento che c´è, ma denuncia un problema culturale"
Plauso per il codice etico adottato a Bologna e Bari. Lunedì missione a Napoli

CONCHITA SANNINO

«Colpire i casi di malauniversità. Su questo obiettivo generale ho una visione fermissima, e adotteremo una tolleranza zero». Missione Mussi, ovvero un ministro - forse il primo - contro "le famiglie in cattedra", malcostume di quasi tutti gli Atenei italiani, con punte di paradosso al sud. La vicenda della "Parthenope" di Napoli? «Racconta un dato diffuso, che non cancella ovviamente tutto il buono e il talento che esiste contemporaneamente nelle stesse realtà, e in genere nell´università italiana. Ma sto provando a cambiare le regole proprio per contrastare a tutte le latitudini piccoli o macroscopici episodi di cooptazione, localismo e nepotismo». Fabio Mussi, il ministro dell´Università e della ricerca, oggi anche leader di Sinistra democratica, sarà lunedì a Napoli. Lo attende una giornata di incontri politici, breve pausa partenopea nella densa tabella di marcia imposta dagli impegni istituzionali e dal suo progetto della riforma che riguarda i concorsi per ricercatori. Così Mussi non rinuncia a commentare con poche e significative parole il caso-limite dell´Ateneo Parthenope raccontato da Repubblica quattro giorni fa.
I veleni appena esplosi tra i docenti dell´Università Parthenope svelano un quadro in cui il rettore Gennaro Ferrara (da 20 anni ai vertici della struttura da lui trasformata ed arricchita di risorse e facoltà) lavora praticamente al fianco di 5 stretti parenti, tutti docenti. Uno di loro, in particolare, il professore Federico Alvino, 35enne genero di Ferrara, è anche preside della facoltà di Giurisprudenza di quell´Università e consigliere comunale Udeur.
Scandisce Mussi, senza entrare nei dettagli di parentele eccellenti che attraversano atenei partenopei: «Colpire i casi di malauniversità e introdurre regole più sicure ed "europee" per ridurre al minimo i taroccamenti concorsuali: è proprio quanto sto provando a fare dall´inizio del mio mandato». Lo stesso ministro Mussi, appena pochi mesi fa in un´intervista a L´espresso aveva riconosciuto: «In Italia è stato provato qualunque mix di sistemi concorsuali, ma il risultato è sempre il medesimo. In cattedra abbiamo intere famiglie, cordate feudali e amici dei politici. È evidente che qui c´è un problema culturale che va risolto».
Radiografia che si adatta perfettamente alla situazione della Parthenope (arricchita di numerosi altri casi di famiglie in cattedra, oltre all´albero genealogico dei Ferrara: vedi servizio a lato) e non solo. Negli ambienti del ministero fanno notare che Mussi ha già più volte incoraggiato l´adozione di un codice etico all´interno degli atenei, che regolamenti i rapporti familiari. Strumento di cui qui non v´è traccia. Così l´attuale leader di Sinistra democratica ha plaudito pubblicamente «all´esempio di Bologna e di Bari». Nel primo caso il codice etico è già operativo, mentre a Bari, la cui università è stata al centro di polemiche roventi, se ne discute concretamente. Mussi, "normalista" di Pisa, annuncia determinazione nel rivedere le regole, con l´obiettivo ultimo di «valorizzare e premiare chi fa il proprio dovere, occupandosi di scienza e non di intrighi». Perché poi, ribadisce, il ministro, «nell´università e nella ricerca italiana c´è del buono che merita riconoscimento e rispetto».


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