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Repubblica/Napoli: Nuovi ceti dirigenti per il Mezzogiorno

Franco Buccino

09/03/2008
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la Repubblica

I rifiuti della Campania rovinano l´immagine del Paese. Per fortuna, dico io. Perché questo Paese si costruiva un´immagine senza Napoli, Campania, Mezzogiorno. Poi è arrivata l´emergenza dei rifiuti che incarna e materializza tutte le emergenze di Napoli e del sud: con il suo puzzo nauseabondo ha attirato l´attenzione di tutto il mondo. Il dramma è che mentre ci sono le condizioni per riproporre una nuova questione meridionale, c´è chi salta a piè pari il problema, ci elimina o ci mette ai margini dei programmi politici, delle piattaforme sindacali. Li costruiscono come se noi e i nostri problemi non esistessimo, come se le differenze tra nord e sud non fossero divenute più marcate. Si parla giustamente del precariato ma si dimentica la disoccupazione, figuriamoci l´inoccupazione, fenomeni naturalmente meridionali. Si parla del lavoro femminile con i suoi rischi, e non si dice che al sud ci sono le regioni con la più bassa incidenza di occupazione femminile. Si parla di scuola e non si dice che a Napoli c´è il 2% delle classi a tempo pieno, a Milano l´80%; a Milano si danno posti di insegnante in più perché aumentano gli alunni immigrati, a Napoli si tagliano le cattedre perché gli alunni si disperdono e i figli degli immigrati vanno ancora a cercare l´elemosina nella Circumvesuviana. È passata quasi sotto silenzio una indagine dell´Eurostat, l´istituto di statistica dell´Unione Europea, indagine relativa al prodotto interno lordo per abitante nelle regioni dell´Ue. Fatto 100 il valore medio, le regioni del nord stanno intorno al 130, le regioni del sud sotto il 70. In coda alla classifica generale, prima del nordest della Romania, vengono in ordine crescente la Puglia, la Calabria, la Sicilia e la Campania. È un caso - scusate l´ossessione per la scuola - che proprio queste regioni, nello stesso ordine, hanno avuto il maggior numero di tagli di cattedre per il prossimo anno? È un caso che proprio queste regioni, nello stesso ordine, siano le maggiori beneficiarie dei fondi europei? Cioè di quei fondi di milioni e milioni di euro che rappresentano il più grande spreco di risorse finanziarie della storia dell´Ue, l´investimento più massiccio e più inutile, che porta benefici solo a pochi selezionati soggetti, crea tanto precariato. Individuando le nostre regioni come beneficiarie dei fondi, i nostri governanti hanno pensato di mettersi la coscienza a posto nei confronti del sud. Per poi esercitarsi nel difficile compito di portare il Paese in linea con gli obiettivi europei. Senza badare più a un gap tra nord e sud che non solo non diminuisce, ma anzi aumenta. Perché, noi delle regioni meridionali, dovremmo accettare questo baratto e continuare a pagare questo prezzo? Io non sono più d´accordo a dire che dobbiamo affrontare i problemi delle nostre regioni senza chiamare in causa le altre. La compensazione è lo scopo primario dello Stato, almeno a leggere la Costituzione; se il governo alla fine del suo mandato non ha ridotto le differenze, ha sbagliato politica. In tal senso oggi bisogna riproporre senza indugi la questione meridionale. Io non sono più d´accordo a subire l´accusa che siamo noi gli unici responsabili dei nostri mali. Ci guardano in incontri nazionali i nostri amici di altre regioni con una certa aria di rimprovero. Bassolino che non si dimette, i politici calabresi corrotti, Cuffaro e i suoi cannoli. E noi ci mostriamo imbarazzati, come se la colpa fosse solo nostra. Noi abbiamo enormi colpe per la nostra situazione, ma difficilmente si può trovare un problema di cui siamo gli unici responsabili. Persino la questione rifiuti sta mettendo sempre più in evidenza altre responsabilità. Ai dimostranti davanti alle discariche, dai quali troppo presto abbiamo preso le distanze, spesso ha dato ragione De Gennaro riconoscendo che in tali siti, e in quelli circostanti abusivi, c´è di tutto: rifiuti industriali, tossici, pericolosi. Tra politici locali, società di smaltimento e camorra si sono inserite migliaia di industrie e imprese dislocate in tutta Italia. E allora? Allora io penso che si debba rinnovare dal profondo la classe dirigente a livello politico, sindacale e associativo in Campania e nelle altre regioni meridionali. Rinnovare significa dare spazio ai giovani, ai nuovi e soprattutto a chi è disponibile a relazionarsi con la cosa pubblica in chiave espressamente meridionalista.


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