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Repubblica/Napoli: La scuola mutilata

Franco Buccino

14/02/2007
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la Repubblica

Quale ambiente di una scuola, esterno o interno, non è stato teatro di tiri in porta, o almeno di passaggi di palla (di cuoio, gomma, plastica, carta, stoffa). Quante lezioni di ginnastica non si concludono con la partitella di pallone. Mentre ero preside a San Giorgio a Cremano, ottenni un insperato aumento dell’indice di popolarità tra i ragazzi quando venne a farci visita Gianfranco Zola. Per fortuna era l’atleta giusto per parlare ai ragazzi: fu più efficace, con i suoi modi e le sue parole, in quella circostanza Zola che non l’intero collegio dei docenti.
Mi sono tornate in mente queste cose nei giorni scorsi, quando in modo fortuito si sono incrociati i fatti di Catania con l’iniziativa del ministero sul bullismo, e quindi la devianza, le scuole aperte il pomeriggio, ecc. ecc. Incrocio ancora più marcato quando l’indagato numero uno per l’omicidio del poliziotto è risultato un minorenne. Il che ha fatto spostare l’interesse verso episodi poco più che di bullismo e disagio giovanile da questioni ben più gravi: ultras e malavita organizzata, estremismo nero, società sportive conniventi; società di calcio e profitti, assenza di sicurezza, sfruttamento delle forze dell’ordine pubblico.
Non è una bella pagina per il calcio e per lo sport, e non lo è neanche per la scuola che sul calcio puntava come strumento educativo e didattico anche nella lotta contro la devianza. Anzi, le degenerazioni del calcio lo portano ad essere un temibile concorrente della scuola: basta pensare a gruppi ultras che assoldano ragazzi non meno della malavita organizzata, o alle continue incitazioni alla violenza da campi, pagine di giornali e tv, che tentano e turbano adolescenti inquieti.
Per il calcio e per i suoi problemi ci sono tutte le risorse possibili e immaginabili, e c’è la tempestività degli interventi; per i giovani e i loro problemi non c’è niente o quasi niente: uno strano modo di considerarli al centro dei nostri interessi. E le conseguenze si vedono, soprattutto in Campania: vertiginoso aumento tra i ragazzi non solo di microcriminalità, scippi, furti e rapine, droga, ma anche di abitudini diffuse ad andare in giro con il coltello. Dall’alto della sua autorità morale il cardinale con il suo invito vuole che si sradichi questa usanza.
Soprattutto, da noi si fa poco per la scuola pubblica, l’istituzione che accompagna i ragazzi nella loro crescita civile e culturale, si confronta con i loro problemi, cerca di contrastarne le possibili devianze. La scuola chiamata in causa in tutte le circostanze, soprattutto quelle tristi; la scuola chiamata alle mille surroghe e alle mille educazioni per contrastare le male educazioni; la scuola lisciata e circuita all’interno di campagne mediatiche; la scuola usata e occupata per interessi non sempre nobili; la scuola lasciata sola nella sua battaglia per i tempi distesi dell’istruzione e per gli organici del personale.
Nell’indifferenza generale continua lo smantellamento del sistema dell’istruzione nella nostra regione. È giusto che si conoscano gli ultimi due capitoli di questa triste storia, collegati a due leggi “finanziarie” diverse. L’ultima legge finanziaria ha deciso, anch’essa, un taglio degli organici: nonostante l’innalzamento dell’obbligo scolastico a sedici anni, è prevista una riduzione di quattordicimila posti a livello nazionale. Taglieranno “equamente” nelle regioni del nord dove pure aumentano gli alunni per via degli immigrati, e da noi dove non faremo mai in tempo a raggiungere gli standard di tempo pieno per i nostri alunni, sfortunati non si sa perché. Millequattrocento posti di personale in meno in Campania: sempre che, grazie al personale interessamento dell’onorevole, non diventino “solo” milleduecento. Cosa ancora più drammatica, sta trovando attuazione quanto previsto nella finanziaria di due anni fa: è stata rivisitata la composizione delle commissioni che presso le asl devono individuare i ragazzi handicappati che necessitano del sostegno. Sono stati tolti psicologi e assistenti sociali e aumentati i medici, i quali accertano in termini clinici il livello dell’handicap, poco interessati alla concomitanza di fattori di disagio sociale. Come per miracolo si stanno dimezzando i ragazzi handicappati bisognosi del sostegno e dell’integrazione scolastica.


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