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Repubblica-Napoli-LA formazione dei docenti e le scuole a rischio

LA FORMAZIONE DEI DOCENTI E LE SCUOLE A RISCHIO VITTORIA FIORELLI Questo giornale ha da poc...

26/04/2005
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la Repubblica

LA FORMAZIONE DEI DOCENTI E LE SCUOLE A RISCHIO
VITTORIA FIORELLI


Questo giornale ha da poco pubblicato per la firma di Franco Buccino l'ennesimo grido di dolore proveniente dalla scuola pubblica della nostra regione. Come spesso accade, in apertura di legislatura ogni settore che ritiene di scontrarsi con ritardi, carenze e disaffezione delle istituzioni cerca di rivendicare un posto centrale nella nuova programmazione di governo. Un nuovo inizio, insomma.
La richiesta principale che viene dalla scuola è ovviamente quella di ottenere più risorse. Senza entrare nella polemica sulla riforma disegnata dal governo, evitando di elencare i problemi strutturali con cui gli istituti di ogni ordine e grado si trovano a fare i conti ogni giorno, non vi è dubbio che la possibilità di disporre di maggiori finanziamenti aiuterebbe la scuola pubblica a offrire un migliore servizio ai cittadini. Ma è difficile pensare che questo sia un problema squisitamente meridionale. Sembra piuttosto che esso riguardi in generale le istituzioni formative del nostro paese.
Certo la realtà napoletana offre un quadro a tratti desolante del tessuto nel quale i nostri docenti sono costretti a operare, confrontandosi con un disagio sociale che tocca punte di vero allarme. Ma le periferie sono periferie ovunque e, al di là delle punte di eccellenza che da altre regioni della penisola giungono alla nostra attenzione, le realtà dei quartieri dormitorio attorno a Milano o a Torino non sono molto diverse da quelle del nostro hinterland.
Con dei problemi così vasti e complessi è certamente impossibile fare i conti in modo sintetico e sensato, ma qualche riflessione è tuttavia possibile. Non vi è alcun dubbio che le cosiddette scuole a rischio trarrebbero enorme vantaggio dalla possibilità di disporre di maggiori risorse da investire nella loro difficilissima sopravvivenza quotidiana. Sarebbe così facilitato il loro impegno a costruire un radicamento sul territorio di appartenenza in grado di produrre una reale capacità di incidenza sul tessuto sociale, in collaborazione con le altre strutture che, sul campo, si occupano di sostenere il disagio diffuso. Ma questo non basta. Una prospettiva che forse non viene tenuta sufficientemente in considerazione è quella dei docenti. Le scuole difficili dalle quali tutti fuggono sono quelle che in genere restano a disposizione di giovani insegnanti all'inizio della carriera: questi si trovano a fare i conti con realtà difficili nelle quali la loro formazione, culturale e didattica, non è sufficiente per affrontare classi numerose e poco propense all'ascolto.
Allora, forse, un tema di cui si dovrebbe discutere è anche quello della formazione dei docenti in relazione all'organizzazione scolastica sul territorio. Non vi è dubbio che la possibilità di mescolare alunni a rischio con studenti diligenti sia una occasione. Ma la difficoltà di conciliare in una classe queste due realtà si rivela spesso insormontabile. Il meritevole impegno delle scuole a rischio è soprattutto quello di organizzare per i propri alunni un tempo alternativo a quello di famiglie difficili e spesso poco adatte a fornire ai giovani modelli positivi. Ma conciliare questa esigenza fondamentale con un tempo scuola fatto di contenuti e di obiettivi didattici tradizionali non è un compito semplice. E non può essere gestito indifferentemente da un insegnante che ha dedicato la sua formazione ad assorbire contenuti e strategie didattiche o da chi ha invece specifiche competenze nella gestione del disagio e nella trasmissione di abilità diverse e certamente più appetibili per ragazzi che si avvicinano all'istituzione scolastica con difficoltà e scarsa propensione.
Certo, è un problema di finanziamenti: risorse che le istituzioni, a cominciare dalla Regione, potrebbero impegnare perché nella scuola pubblica i docenti possano essere affiancati da professionisti che li aiutino ad affrontare l'emergenza di ogni giorno.


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