Repubblica-Napoli-Il professore vale un euro all'ora
"Repubblica" è in grado di rivelare un contratto di lavoro capestro applicato in un istituto paritario della provincia Il professore vale un euro all'ora Ecco l'insegnante "Cococo": ...
"Repubblica" è in grado di rivelare un contratto di lavoro capestro applicato in un istituto paritario della provincia
Il professore vale un euro all'ora
Ecco l'insegnante "Cococo": accetta per far punteggio
Il tariffario: 40 centesimi per ogni compito corretto
Il sindacato avverte: "Spetta alla direzione scolastica regionale verificare che nelle scuole private le regole siano rispettate"
Dodici punti per un anno di insegnamento in cambio di un salto in graduatoria. Ma c'è chi paga i contributi di tasca propria
BIANCA DE FAZIO
UN euro all'ora. Per insegnare Italiano e Latino in un liceo privato. Pardon, paritario. Una "prestazione d'opera intellettuale", recita il contratto, che vale meno di 2 mila lire all'ora. Un pugno di centesimi per pagare un docente con tanto di ovvia laurea e di abilitazione all'insegnamento.
Accade in un liceo privato alle porte di Napoli. Un istituto paritario legalmente riconosciuto, una scuola cattolica che vanta classi dall'asilo in poi, che si fa bella di laboratori ed attività integrative, di corsi di lingua, di informatica, di teatro? Che accoglie bambini dai tre anni in su, accompagnandoli fino al liceo ed al diploma superiore. Una scuola dove l'iscrizione costa 166 euro e la retta 130 euro al mese. Un liceo che paga i suoi docenti 1 euro all'ora, "al lordo di ogni ritenuta". E chiede loro di firmare un contratto dove queste condizioni sono specificate nero su bianco. Un contratto capestro, imposto sotto il ricatto del punteggio. Per un anno intero d'insegnamento, 12 punti. Quanto basta, al prof di turno, a compiere un bel salto in graduatoria, sperando, l'anno prossimo, di esser convocato per un incarico in una scuola pubblica, in una struttura dove il contratto nazionale abbia ancora un valore.
Il caso giunto all'attenzione di Repubblica non è isolato. L'affollatissimo mondo dei docenti precari ben conosce la via crucis degli incarichi in alcune private. Ci sono quelle che non pagano (anche se sulla carta risulta tutto in regola), quelle che chiedono al prof persino il versamento dei contributi a sue spese, quelle che assumono insegnanti a tempo determinato con "contratti di collaborazione". Insegnanti Cococo. Proprio come il professore che ha accettato di lavorare nell'istituto in questione. Ha accettato pur di non restare con le mani in mano, pur di raccattare punteggio. Anche a costo di sacrificare tempo e mortificare professionalità, anche a costo di subire l'umiliazione di quei 40 centesimi per ogni compito in classe corretto. E pazienza se far parte della commissione d'esame vale 5 euro (sempre lordi) e se tutti questi compensi, si specifica nel contratto, possono anche esser ridotti del 30%. Meglio questo che niente, ripetono i precari col sangue agli occhi. Col miraggio della scorciatoia.
"È quella che chiamano flessibilità nel mondo del lavoro" afferma un precario. Flessibilità entrata anche nella scuola, dalla porta di servizio delle private. "Perché la legge nazionale ammette i Cococo anche tra i prof, in questi istituti, sempre che questo tipo di contratti non superi il 25% del totale dei lavoratori di quella scuola" spiega Franco Buccino, segretario cittadino della Cgil scuola. Persino il sindacato ha le mani legate, dinanzi a casi del genere. Ma lo scandalo è sotto gli occhi di tutti. "Spetta alla direzione scolastica regionale - aggiunge Buccino - verificare che nelle scuole paritarie le regole vengano rispettate".