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Repubblica/Napoli: Il ministero: i dati diffusi dall´Onu sono sovrapponibili a quelli sulla dispersione scolastica

Su quattro minori che lavorano uno abita nella nostra regione

04/05/2007
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la Repubblica

Le cifre verranno presentate oggi a Caserta nel corso di un seminario
Il sottosegretario Pascarella: sul fenomeno incide la povertà delle famiglie
BIANCA DE FAZIO

Sono 350 mila, in Italia, i minori che lavorano. Hanno tra gli 11 e i 14 anni. E 80 mila tra loro ne hanno meno di 14. Sono 80 mila bambini sfruttati. In Campania i minori impegnati in attività lavorative sono 90 mila. Oltre il 40 per cento dei quali non supera i 14 anni. «Dati, diffusi dall´Ilo (International Labour Organization - Onu), praticamente sovrapponibili a quelli sulla dispersione scolastica», afferma la professoressa Simonetta Fichelli, che lavora presso il ministero per la Pubblica istruzione ed è responsabile nazionale del Progetto Scream, che proprio di questo si occupa. La Fichelli è tra gli organizzatori del "seminario regionale sulla prevenzione della dispersione scolastica, contro il lavoro minorile", in programma ieri e oggi nella Reggia di Caserta per iniziativa del sottosegretario all´Istruzione Gaetano Pascarella. Un seminario che fa il punto della situazione, ma, soprattutto, mette a confronto le scuole della Campania e le loro azioni concrete contro la dispersione. «Dispersione difficile da quantificare con precisione - aggiunge Marco Rossi-Doria, che collabora con il vice ministro Bastico e il sottosegretario Pascarella, e che oggi porterà a Caserta i dati del ministero - perché comprende i drop-out veri e propri (quelli che lasciano la scuola prima dei 16 anni), i pluri-bocciati, i ripetenti spesso assenti, i bocciati nelle classi di passaggio da un ordine di scuola a un altro e quelli che frequentano irregolarmente». Categorie per le quali non esistono, in Italia, classificazioni certe e dunque dati statistici univoci.
«Anche perché mentre abbiamo certezza degli alunni iscritti non sappiamo quanti sono i bambini e i ragazzi che a scuola neppure si iscrivono». Il ministero sta tentando di incrociare i dati con quelli delle anagrafi del Servizio sanitario nazionale, ma nel frattempo si fanno i conti con quel che c´è. E si scopre che in Campania viene bocciato il 22.8 per cento degli studenti iscritti al primo anno di scuola superiore. Un numero che a Napoli schizza al 32.1 per cento negli istituti professionali, e che si avvicina al 30 per cento negli istituti tecnici o in quelli artistici. Percentuali che superano di 6 punti quelle nazionali (ma si allineano con quelle di tutto il Sud). Sin qui i bocciati. Ma ci sono anche ragazzi che a scuola smettono di andarci e non possono neppure esser valutati con gli scrutini: in tutta la nostra provincia - secondo gli ultimi dati disponibili - sono ben 8.678 in un solo anno. E 3.333 risultavano iscritti nei professionali, 3.299 negli istituti tecnici, 891 nei licei classici o scientifici e quasi altrettanti nei licei socio-psico pedagogici.
«E c´è dell´altro - aggiunge Rossi-Doria - tanto più allarmante se invece delle percentuali guardiamo i numeri assoluti: l´anno scorso, solo nelle scuole medie, ci sono stati 4.478 alunni ripetenti in Campania, 3.247 a Napoli. E alle superiori i ripetenti (dunque i precedentemente bocciati) sono stati 25.524 in Campania, 14.996 a Napoli (una percentuale che qui da noi arriva all´8.3 per cento, contro il 6.9 della media nazionale)». Il sottosegretario Pascarella è convinto che tra questi dati e quelli sulle condizioni sociali delle famiglie - qui in Campania una su 4 vive al di sotto della soglia di povertà - esista un legame inscindibile che anche sulle famiglie si debba lavorare per affrontare la questione dispersione e dunque il lavoro minorile.


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