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Repubblica/Napoli: Dove trovare i finanziamenti

Pur con i suoi limiti, le sue fragilità, le sue inefficienze, la nostra scuola è soprattutto quel "mostro burocratico", quell´ammortizzatore sociale di cui parla la ministra Gelmini?

09/09/2008
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la Repubblica

LUIGI NICOLAIS
Da oggi riapriranno man mano le aule per 7 milioni di studenti e molto si sta dibattendo sulle criticità che attraversano il nostro sistema di istruzione e formazione e molto si è insistito, in tanti casi purtroppo con livore e malcelato disprezzo, sulle peculiari e drammatiche carenze del Mezzogiorno. Innumerevoli le statistiche citate, i dati snocciolati con dovizia per tracciare una diagnosi peraltro già nota da tempo. Siamo abituati a un interesse intermittente verso la scuola. Ogni anno, tra luglio e settembre vengono agitati i problemi connessi agli esami di Stato, al caro libri, agli stipendi da fame dei docenti, all´eterno precariato. Poi riprende il solito tran-tran, in attesa del successivo anno.

Sarebbe invece importante riuscire a mantenere il tema della scuola sulla ribalta mediatica in una chiave politicamente e culturalmente strategica. Pur con i suoi limiti, le sue fragilità, le sue inefficienze, la nostra scuola è soprattutto quel "mostro burocratico", quell´ammortizzatore sociale di cui parla la ministra Gelmini? E soprattutto le terapie individuate dal governo, come quella del ritorno al maestro unico, che dovrebbe essere competente in tutto, possono avere una qualche efficacia? Assolutamente no. Riguardo a questo tema specifico, ad esempio, negli altri paesi dell´Unione europea la scuola primaria si basa su un sistema di presenze multiple perché la società è mutata profondamente rispetto a 50 anni fa e le competenze da acquisire si sono moltiplicate. «Oggi - come sostiene Vertecchi - leggere, scrivere e far di conto non basta più».
Le terapie proposte dal governo appaiono improntate a una logica puramente economicistica e rappresentano un rischio gravissimo per il nostro Paese che inciderebbe sia sulla qualità del sistema scolastico, sia sulla competitività dell´intero sistema paese sia sui livelli occupazionali.
Non possiamo stare fermi mentre le cose peggiorano. Oggi il nostro sistema di istruzione non appare adeguato a contribuire alla crescita del Paese, in particolare nel Mezzogiorno dove i livelli di apprendimento sono molto bassi rispetto alla media dei paesi Ocse e il tasso di dispersione è ancora molto alto.
La formazione deve essere una delle grandi priorità nazionali. E deve esserlo nei fatti. Non soltanto nelle dichiarazioni alla stampa. O nelle tavole rotonde. Né basta sottoscrivere pomposi protocolli internazionali per ritenere risolti i problemi. La scuola è una realtà particolare. È il luogo dove si forma la società del futuro, in cui si rendono effettivi i diritti di cittadinanza delle giovani generazioni.
Non si può condividere l´idea di un governo che preveda da un lato istituti di élite, magari privati, per i figli della classe dirigente, che funzionino con la logica del mercato (chi paga di più ha una formazione migliore) e dall´altro una scuola pubblica mediocre per tutti gli altri. Una scuola siffatta non consentirebbe di realizzare l´ambizione di ogni società dell´occidente. Quella di dare un´occasione a tutti, valorizzando fortemente il merito e consentendo a tutti i giovani di mettere alla prova i propri talenti. Di sfidare la rigida gerarchia sociale. Di conquistare un ruolo nella società facendo leva sulle proprie capacità, e non sul censo o sulla famiglia, o sulla protezione di un "potente". Una scuola mediocre getta alle ortiche le speranze dei giovani. E contemporaneamente brucia immense riserve di capacità. E senza capacità e professionalità adeguate il Paese prima o poi imploderà. Insomma, non investire nella scuola è un consapevole suicidio collettivo. Un suicidio a cui condanniamo i nostri figli e i nostri nipoti.
Che cosa fare? Molti i problemi. Poco lo spazio per trattarli tutti in questo intervento. Innanzitutto diffidare di approcci semplicistici, di soluzioni con pretese taumaturgiche. Il problema dei problemi è come portare a scuola docenti e studenti motivati. Come tenere in piedi la motivazione degli allievi con l´aiuto delle famiglie. Come sostenere la motivazione dei docenti con salari adeguati e con un riconoscimento della loro dignità professionale.
Certamente senza strutture adeguate ogni sforzo può essere vanificato. E quindi è fin troppo ovvio ricordare che servono aule, biblioteche, laboratori, computer e reti adeguate. L´una senza l´altra cosa è inutile. Ma nessuno pensi che bastano strutture e infrastrutture per risolvere i problemi. La qualità della scuola nasce innanzitutto dalla motivazione e dalla professionalità degli insegnanti. Restituiamo autorevolezza e autorità al docente. Definiamo incentivi e progressioni di carriera che spingano al miglioramento della qualità della didattica, attraverso la valorizzazione dell´impegno e delle reali competenze.
È chiaro che per mettere mano seriamente alla scuola servono risorse. Mentre la Finanziaria va in direzione drasticamente opposta. Poiché in Italia la scuola - come dicono tutti gli indicatori internazionali - è un´emergenza nazionale, bisogna operare come si fa di solito di fronte a una catastrofe naturale. Con una manovra finanziaria ad hoc che recuperi le risorse necessarie. Sia a livello nazionale che a livello regionale. Ma veramente si può immaginare che riducendo drasticamente il numero dei docenti e degli istituti scolastici si recupera la qualità? Siamo sicuri che abolendo istituti scolastici nei piccoli Comuni e nelle aree periferiche il bilancio sarà positivo?
Non dimentichiamo che le Regioni oggi in molte materie possono emanare leggi e stanziare risorse. Nel momento in cui il governo centrale sembra essere impegnato a tagliare indiscriminatamente la spesa per l´istruzione, la nostra Regione può porsi come riferimento per l´intero Mezzogiorno rinforzando e ampliando azioni che pongano il sistema dell´istruzione, della formazione e della ricerca al centro dell´agenda politica regionale. In Campania abbiamo ancora per i prossimi anni la possibilità di attingere a considerevoli finanziamenti europei. Non lasciamoci sfuggire l´occasione di costruire un sistema formativo di eccellenza. Intervenendo in tutta la filiera della formazione. Ne avranno giovamento tutti: i giovani, le famiglie, i docenti, le imprese.

L´autore è vicepresidente
della commissione Cultura
della Camera dei deputati


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