Repubblica-Napoli-Così la scuola di frontiera torna indietro anni luce - di Franco Buccino
FRANCO BUCCINO* In questi giorni le scuole, a Napoli come altrove, stanno programmando il loro funzionamento per il prossimo anno scolastico: in base alle iscrizioni ricevute ipotizzano le classi, l...
FRANCO BUCCINO*
In questi giorni le scuole, a Napoli come altrove, stanno programmando il loro funzionamento per il prossimo anno scolastico: in base alle iscrizioni ricevute ipotizzano le classi, le attività didattiche, il numero dei docenti e del restante personale.
Su questa previsione pesa la spada di Damocle delle disposizioni contenute nella Finanziaria che riducono sensibilmente il numero degli addetti. Non che gli altri anni non fossero previsti tagli, solo che in passato si riusciva un po' a contenerli e un po' ad aggirarli, anche per l'impegno dei vari provveditori e per qualche apertura del Ministero.
Ora la musica è cambiata. L'orario degli insegnanti sarà interamente speso per le lezioni frontali, e non più anche per attività integrative o laboratoriali; si diventerà più rigorosi nell'accertamento dell'handicap, quindi diminuiranno per incanto gli alunni diversamente abili e ci sarà meno bisogno di insegnanti di sostegno; e così via. Mentre negli anni passati l'Amministrazione cercava di non fare occupare dei posti, da quest'anno quei posti o sono tolti di mezzo o sono sbriciolati, e i pezzi ridistribuiti al personale già in servizio.
I precari, che da noi hanno un'età media più vicina ai quaranta anni che ai trenta, non solo non passeranno di ruolo, ma perderanno pure le supplenze.
Questo contenimento di spesa è in linea con la riforma Moratti che assegna alla scuola solo alcuni ruoli e insegnamenti fondamentali, e di conseguenza ne riduce il tempo: il resto, i completamenti si faranno altrove. A Napoli e in Campania, dove? Quali alternative hanno le scuole pubbliche? Come riusciranno, senza organico aggiuntivo, a far fronte ai loro impegni tante scuole di frontiera? Torneremo indietro anni luce.
Come se non bastasse, da noi la situazione è aggravata da ulteriori elementi.
Abbiamo un nuovo direttore regionale che deve dimostrare ben riposta in lui la fiducia di chi lo ha mandato. Ha cominciato a incontrare i dirigenti scolastici nascondendo dietro parole rassicuranti e ampi sorrisi le forbici con le quali è pronto a tagliare centinaia di posti. Un anticipo già c'è stato: in diverse scuole superiori ha chiuso affollati corsi sperimentali o serali con il pretesto che Provincia e Regione non li avevano autorizzati.
Provincia e Regione, titolari del dimensionamento e della distribuzione delle scuole sul territorio, non hanno fermato tale iniquo provvedimento, trovando il tempo di sanare solo alcuni casi.
Anche sul fronte dell'edilizia scolastica le autonomie locali non brillano per spirito d'iniziativa: in diverse scuole della città e della provincia, dopo l'ultimo terremoto, è ripreso nell'indifferenza generale il doppio turno, che è una iattura per l'organico, oltre che per la qualità dell'offerta.
Ancora, ci sono troppe scuole le quali, in nome dell'autonomia e per essere "à la page", stanno chiuse il sabato e fanno ore "ridotte" gli altri giorni, perfino scuole elementari della periferia di Napoli, di Arzano, di Casoria. Tradiscono la loro "missione" e si illudono di conservare con un tempo scuola così ridotto il ricco organico di cui dispongono!
Infine, ci sono in Campania oltre mille scuole private paritarie, alla stragrande maggioranza delle quali non interessa assolutamente un sistema integrato di istruzione, interessa continuare ad essere diplomifici e serbatoi di supplenti della scuola statale.
Un direttore efficiente per conto del ministero, enti locali lenti e sonnacchiosi, scuole pubbliche "moderne", diplomifici privati rischiano di tirare la volata finale alla Moratti.
A Napoli il diritto all'istruzione e la scuola pubblica sono a rischio, già da settembre.
È un problema che non può riguardare solo gli addetti del settore, ma deve essere affrontato da tutte le forze politiche e sociali, dalle istituzioni e dai cittadini.
franco buccino
*segretario Cgil-Scuola