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ALUNNI TRA BAGNI SPORCHI E LIBRI GRATIS FANTASMA Istruzione: il metodo più in voga è quello di arrangiarsi Sono andati a far pipì in bagni non puliti, talvolta tanto zozzi da isp...
ALUNNI TRA BAGNI SPORCHI E LIBRI GRATIS FANTASMA
Istruzione: il metodo più in voga è quello di arrangiarsi
Sono andati a far pipì in bagni non puliti, talvolta tanto zozzi da ispezione delle Asl. Gli Lsu avevano scioperato: sono da settimane sul piede di guerra, ma fuori dalle scuole non si vede, non si sa. I bidelli vecchia maniera non ci sono più, rimpiazzati dalle sigle: Ata, gli assistenti; Lsu, gli addetti alle pulizie. Gli Lsu entrano a scuola quando i ragazzini ne escono, e se capita che un bagno si sporchi durante le ore di lezione, se uno scolaretto vomita nel corridoio o sotto il banco, sporco resta (salvo contare sulla gratuita buona volontà di un Ata).
E gli Ata stessi l'anno prossimo saranno "tagliati" per effetto della Finanziaria: almeno 1 su 4.
L'handicap. Il piccolo down, il compagno ritardato, l'alunno con problemi motori, restano in classe nel migliore dei casi a scaldare il banchetto, più spesso ad alimentare l'ammuina. La loro integrazione è un miraggio. Gli insegnanti di sostegno (anche per loro non ci sono soldi e verranno "tagliati") gli sono accanto per pochissime ore a settimana (4, 7, 9, anche per i casi più gravi). Per non dire degli scolari che hanno bisogno dell'assistenza materiale (lo scolaretto col pannolino o quello sulla sedia a rotelle) e che si contendono l'assistente non tra alunni o tra classi, ma tra una scuola e l'altra.
I libri. Ci si arrangia senza, anche nelle scuole dell'obbligo. Si va avanti con le fotocopie fatte in proprio dal prof, con gli appunti, con gli esercizi scritti alla lavagna, con le copie degli studenti che il libro possono permetterselo. Nelle scuole medie e nelle superiori i volumi per gli studenti meno abbienti sono ancora in mens dei, non se ne parla prima di gennaio. Le documentazioni per ottenerli sono state consegnate, i prof le hanno raccolte a fine novembre, ma delle cedole non c'è l'ombra e la scorsa settimana gli uffici comunali erano ancora alla ricerca di una sede nella quale esaminare e vagliare le richieste, per poi preparare la graduatoria degli aventi diritto.
Le borse di studio. I più ingenui hanno creduto che grazie alle borse anche gli studenti più poveri sarebbero arrivati in classe con uno straccio di attrezzatura. Una parola: devono ancora essere distribuite quelle relative a due anni fa, ma la legge dice che le famiglie non le otterranno se non possono documentare le spese sostenute. Chi aveva avvisato i capi-famiglia che dovevano conservare gli scontrini di libri e quaderni? Solo chi ha pagato le rette alle scuole private è in grado di dimostrare che soldi, e tanti, ne ha spesi davvero.
I precari. Li vedi spremuti come limoni. Ogni anno fiduciosi che sarà la volta buona, puntualmente delusi, privati del sogno di una cattedra stabile. Senza di loro le scuole darebbero forfait. Siedono in cattedra da anni (spesso da decenni) con la metà dei diritti di un prof di ruolo: senza potersi ammalare e senza stipendio in estate. Il concorso lo hanno vinto; anzi, in genere ne hanno vinto più d'uno. Ma restano precari: c'è il blocco delle assunzioni. Il Tesoro non può pagarli, però lo Stato si accollerà 15 mila insegnanti di religione.
La spesa per l'istruzione. Comuni col cerino in una mano e un candelotto di dinamite nell'altro: proprio la spesa per l'istruzione è tra i principali motivi per i quali i Comuni non riusciranno a chiudere i bilanci entro la fine dell'anno. Hanno chiesto una proroga sperando di poter iscrivere nelle entrate gli stanziamenti (se mai verranno) chiesti alla Finanziaria. Tra Comuni e Province questa spesa è calata, in 12 mesi, di oltre il 12 per cento. E in Campania si spende ancora molto per la scuola elementare, anche perché la carriera scolastica "primaria" di alunni che risentono di pesanti disagi sociali è spesso più lunga dei normali 5 anni.
BIANCA DE FAZIO