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Repubblica-Modello Moratti, e il ricercatore sparisce

Modello Moratti, e il ricercatore sparisce gennaio 2004 giugno 2004 Le università contestano: carriera più difficile e fuga di cervelli la riforma La nuova...

26/10/2005
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la Repubblica

Modello Moratti, e il ricercatore sparisce
gennaio 2004
giugno 2004
Le università contestano: carriera più difficile e fuga di cervelli
la riforma
La nuova legge prevede la messa a esaurimento di una figura centrale degli atenei
Per i rettori, a regime, costerà agli istituti cifre che non hanno
ANNA MARIA LIGUORI


ROMA - Il disegno di legge per il "riordino dello stato giuridico e del reclutamento dei professori universitari", ribattezzato Ddl Moratti viene varato dal Consiglio dei ministri il 16 gennaio 2004. Da allora, nonostante le dure proteste di docenti, ricercatori e studenti degli atenei di tutt'Italia, con cortei e blocchi continui della didattica, l'iter parlamentare non è stato mai fermato. Nemmeno dopo l'ultimo appello della Crui, la Conferenza dei rettori, che ha chiesto con forza "la sospensione temporanea dei lavori". L'approvazione della Camera arriva il 15 giugno 2004, quella del Senato (con modifiche) è del 29 settembre scorso, ieri sera la Camera lo ha votato in via definitiva.
Il ddl Moratti si fonda su poche innovazioni. Si comincia con la "messa a esaurimento dei ricercatori" ovvero il disegno di legge cancella la figura del ricercatore. I nuovi saranno inquadrati come "collaboratori a progetto". Gli attuali ricercatori resteranno nell'università, ma non potranno insegnare a meno che non vincano il concorso per diventare professori ordinari. Poi c'è l'abolizione del tempo definito. I docenti che hanno un contratto a tempo definito, perché svolgono attività all'esterno dell'università, avranno un contratto a tempo pieno.
I leader della protesta bocciano il ddl Moratti per due ragioni fondamentali: la prima, dicono, è che l'adeguamento dello stipendio dei ricercatori che passeranno dal tempo definito al tempo pieno costerà ai singoli atenei molto di più di quanto si spende ora per gli affidamenti di incarichi ai ricercatori. Fondi che gli atenei non possiedono. La seconda è che i ricercatori a progetto rimarranno precari a vita perché sarà molto difficile aggiudicarsi un posto da associato. In questo modo la carriera universitaria risulterà ancora più difficile e lunga. "Aumenterà - aggiungono i ricercatori precari - la fuga dei cervelli all'estero".


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