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Repubblica-Milano-Università, una riforma contro chi studia

Università, una riforma contro chi studia FABIO ZANCHI Che abbia passato gli esami che dov...

11/10/2005
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la Repubblica

Università, una riforma contro chi studia
FABIO ZANCHI


Che abbia passato gli esami che doveva passare. Che abbia accumulato i crediti richiesti al momento dell'immatricolazione.
La ragione è che qualcuno non rispetta i patti. È successo alla Bocconi. Sta succedendo alla Statale-Bicocca. Qualcuno teme che le regole vengano cambiate in corso d'opera anche al Politecnico e nelle altre università. Sembra quasi che gli atenei, invece di concepire gli studenti come una risorsa, da plasmare e immettere sul mercato, li vivano come un problema.
Quel che sta accadendo ha tutta la fisionomia di una crisi di sistema. La causa più verosimile è che l'università non abbia più i fondi per mantenere professori e ricerca in un sistema basato sul "tre più due" introdotto dalla riforma. Se le cose stanno così non si vede come mai rettori, docenti e ministri non abbiano avuto il buon gusto e l'oculatezza di avvertire in tempo utile, cioè tre anni fa, chi si stava iscrivendo ai corsi di laurea che adesso verranno falcidiati.
Inutile sottolineare che l'effetto di questi provvedimenti creano una serie di problemi che va oltre l'iter degli studi. I primi a soffrire i danni di una condotta non lungimirante sono quei genitori che vengono continuamente rimproverati di coccolarsi i figli fino a quarant'anni. Poi vengono gli studenti, che vedono frantumarsi i progetti di vita e i percorsi costruiti spesso con coscienza e responsabilità. Il tutto si traduce in un danno incalcolabile sia per l'economia generale, sia per l'università che non riesce a esprimere la funzione prima per cui è sorta: quella di preparare la nuova classe dirigente.
Quello che emerge è che la riforma applicata da tre anni sta rivelando una debolezza strutturale pericolosa. Doveva fare incontrare con maggiore immediatezza il mondo dello studio e della formazione superiore con il mondo del lavoro. Invece ferma i giovani al compimento del terzo anno, conferendo a fatica un titolo che non è né carne, né pesce. La laurea breve non serve a nessuno: non è qualificante e non viene riconosciuta dal mondo del lavoro come una vera laurea.
D'altra parte, se la realtà universitaria milanese è una tra le più accreditate, c'è poco da stare tranquilli. Gli atenei cittadini contano 180mila iscritti, di cui solo 2.500 vengono dall'estero. Basta un dato come questo per dire quanto il sistema universitario milanese sia competitivo e apprezzato oltre i confini. Un altro dato: ogni anno arrivano in città 35mila matricole, alle quali la città tanto magnificata dal sindaco Albertini offre posti letto a 650 euro al mese. Pagati in nero. In Francia lo studente proveniente dall'estero ottiene un contributo statale per pagare la camera in affitto, sconti su tram e treni, entrata gratis in tutte le biblioteche e soprattutto un vero servizio di assistenza allo studio. Perché quei paesi concepiscono i propri giovani come una risorsa sulla quale investire.


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