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Repubblica-Milano-"Troppi bocciati nei tecnici Ci vuole più clemenza"

'INTERVISTA Il preside del Giorgi: aiutiamo i ragazzi anche facendo più stage nelle aziende "Troppi bocciati nei tecnici Ci vuole più clemenza" i licei Bisogna evitare c...

15/06/2005
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la Repubblica

'INTERVISTA
Il preside del Giorgi: aiutiamo i ragazzi anche facendo più stage nelle aziende
"Troppi bocciati nei tecnici Ci vuole più clemenza"
i licei Bisogna evitare che l'utenza alta sia lasciata esclusivamente ai licei
le iscrizioni Il calo nasce dal tessuto produttivo della città: tanti servizi e poca industria
LUCA PESANTE


"Ci vogliono più tirocini in azienda, laboratori moderni e un po' più di clemenza negli scrutini". È così che il preside dell'istituto tecnico industriale Giorgi, Rodolfo Rossi, immagina il futuro per l'istruzione tecnica. Un settore in difficoltà da quando il ministro Moratti ha annunciato la riforma della scuola, con iscrizioni in calo e molte, troppe, bocciature a fine anno. E la pericolosa concorrenza delle scuole professionali che potrebbero attirare molti giovani. Con quasi mille studenti, tra corsi serali e corsi diurni, l'istituto Giorgi è una delle scuole più grandi della città. Qui i ragazzi si preparano a entrare nell'industria lombarda. Tra loro sono "soltanto" 150 bocciati.
Preside, paragonati ad altri istituti, i suoi 150 bocciati sembrano addirittura pochi
"È vero, è stata un'annata positiva. Abbiamo avuto studenti in gamba".
In genere, però, negli istituti tecnici e professionali il giudizio dei professori durante gli scrutini è stato più severo rispetto ai licei.
"Diciamo la verità, nei licei si boccia meno perché si iscrivono studenti più bravi, più portati allo studio. Il che non significa che i ragazzi degli istituti tecnici, o ancor di più quelli delle scuole professionali, non abbiano le capacità per apprendere. Però incontrano certamente più difficoltà lungo la strada".
Dunque, negli istituti tecnici servirebbe uno scrutinio più clemente?
"Lo scrutinio dev'essere giusto. Non bisogna dare stangate ai ragazzi che sono in difficoltà, così come non bisogna regalare le promozioni, non sarebbe educativo. Bisogna però responsabilizzare i ragazzi che hanno problemi, avvicinandoli allo studio: per questo, se uno studente ha anche quattro o cinque materie deboli, dev'essere aiutato, e portato all'anno successivo".
Intanto tra un anno esatto i tecnici diventeranno licei tecnologici. Non teme una crisi d'iscrizioni a favore delle scuole professionali, meno impegnative per i ragazzi?
"Non credo proprio. Semmai la crisi investirà proprio le scuole professionali, di cui non si conosce ancora bene il destino. Il calo delle iscrizioni semmai viene dal tessuto produttivo della città. A Milano si producono tanti servizi e poca industria. Un istituto come il nostro, in centro, ha avuto un calo d'iscrizioni sensibile per questa ragione, diversamente da quanto accade in provincia".
Esiste una crisi di "vocazione" verso una scuola come la vostra?
"Direi di sì. I ragazzi quando sentono parlare d'industria scappano, perché sentono l'odore della fabbrica. Non parliamo delle ragazze, che non superano il dieci per cento delle iscrizioni. Bisognerebbe raggiungere accordi con imprese e istituzioni per pagare delle borse di studio alle ragazze che scelgono l'Itis. Allora, forse, la situazione cambierebbe".
È una proposta oppure una provocazione?
"Per ora è una provocazione, ma non escludo che in futuro si possa raggiungere qualche intesa".
Nel frattempo, però, la riforma incombe...
"È vero tra un anno cambierà tutto. Anche se non condivido questa distinzione netta tra scuola e lavoro, soprattutto se la scelta tra le due strade deve ricadere su ragazzi di 14 anni. Il paese ha bisogno d'istruzione tecnica: dobbiamo però evitare che si spalanchi la forbice tra utenza alta, destinata ai licei, e utenza bassa, destinata alle scuole professionali. Condivido, invece, la scelta di costruire l'offerta formativa dei nuovi licei tecnologici sull'alternanza tra l'apprendimento in aula e quello nel tirocinio".
E anche l'aula dovrà cambiare? Ci vorranno sempre più laboratori per i ragazzi?
"È così. I cosiddetti "poli tecnologici" dovranno puntare tutto su laboratori moderni, dall'informatica all'elettromeccanica. E per fare questo ci vogliono fondi, che invece mancano. Forse è questo il vero corto circuito che vedo all'orizzonte".


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