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Repubblica/Milano: Tettamanzi: "Agli immigrati va garantita l´istruzione"

Il cardinale: a rischio i diritti degli stranieri

27/01/2008
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la Repubblica

Incontro con i giornalisti: "Le notizie caricate di sensazionalismo fanno nascere pregiudizi"

"Essere cittadini vuol dire scegliere la legalità invece che rinchiudersi nei ghetti Il modello è il dialogo, non il monologo"

ZITA DAZZI

«La centralità della persona si traduce concretamente nel riconoscimento della sua dignità inviolabile e conseguentemente dei suoi diritti nativi e insopprimibili». È tornato a reclamare attenzione e rispetto per i diritti degli immigrati come «persone» con una «dignità», come parte di quell´umanità cui apparteniamo tutti, il cardinale Dionigi Tettamanzi. Ieri, celebrando San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, in un dibattito all´Ambrosianeum con l´inviato di «Repubblica» Piero Colaprico e il direttore del «Corriere della sera» Paolo Mieli, ha lanciato un forte monito affinché i diritti umani dei cittadini stranieri «vengano promossi positivamente, onorando sempre il loro primato rispetto a tutto il resto».
E tra i diritti fondamentali messi a rischio, l´arcivescovo - chissà se per caso, proprio nel giorno in cui una manifestazione è arrivata davanti a Palazzo Marino per la questione dei bimbi clandestini nelle scuole materne - ha citato «il diritto all´educazione e all´istruzione», sottolineando che «riconoscere tale diritto agli immigrati non significa soltanto fare loro un poco di spazio, ma far sì che la loro presenza diventi ricchezza per tutti, una ricchezza che apre scenari culturali nuovi, occasioni di confronto e di conoscenze significative». Un appello che richiama gli argomenti del recente invito lanciato alle istituzioni milanesi affinché venga modificata la regola che impedisce ai figli degli irregolari l´ingresso nelle scuole comunali.
Ma per non fare un discorso semplicemente «buonista», Tettamanzi ha ricordato che «il tema dei diritti è strettamente legato a quello dei doveri e del rispetto della legalità», il tema dei temi, nell´epoca dei malumori cittadini e delle manifestazioni di quartiere per la questione della sicurezza. Anche su questo delicato aspetto dei doveri dei migranti, e di quello che la loro forte presenza suscita nell´immaginario collettivo, è necessario guardarsi «dai pregiudizi e dalle semplificazioni». Un monito rivolto a chi lavora nei mass media perché «le notizie caricate di sensazionalismo, di toni forzati, di contrapposizioni radicali, fanno nascere nella gente comune reazioni emotive tali da portarla a leggere il fenomeno in maniera inadeguata o addirittura sbagliata». Nascono così «i giudizi approssimativi nei confronti di gruppi etnici, etichette difficili da rimuovere». Compito della stampa è «non avvalorare i pregiudizi e soprattutto aiutare a superarli».
E anche parlando dei doveri e della necessità di integrazione, Tettamanzi ha spiegato che «il vero riconoscimento dei diritti comporta il riconoscimento della responsabilità di essere "soggetti attivi" nella convivenza civile, chiamati a dare il proprio contributo al bene di tutti». Altro argomento, questo della «cittadinanza», da sempre molto caro al cardinale: «Riconoscere questo diritto significa sollecitare la responsabilità degli stessi immigrati perché non restino ai margini, non si chiudano nei ghetti, ma positivamente portino il loro contributo al futuro della città secondo le loro forze e con l´originalità della propria identità».
Sul tema controverso del modelli di integrazione a cui aderire - se quello dell´integrazione forzata o quello multiculturale - il cardinale è chiaro: «Il modello deve essere quello del dialogo, non del monologo. C´è un piano culturale, dove l´incontro e il confronto fra le diverse specificità può arrivare a una profonda e rispettosa valorizzazione delle diversità. E c´è un piano della legalità. Ma anche su questo bisogna fare uno sforzo per favorire la convivenza, con sguardo aperto, ricordando la nostra storia e guardando ai modelli delle nazioni che si confrontano col fenomeno dell´immigrazione da prima di noi».


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