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Repubblica-Milano-Professori in fuga dai tecnici "Non vogliamo finire in serie B"

Molte richieste di trasferimento dopo il calo di iscrizioni Professori in fuga dai tecnici "Non vogliamo finire in serie B" I docenti chiedono di passare nei licei: non sappia...

20/02/2005
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la Repubblica

Molte richieste di trasferimento dopo il calo di iscrizioni
Professori in fuga dai tecnici "Non vogliamo finire in serie B"
I docenti chiedono di passare nei licei: non sappiamo che fine faremmo restando Troppe materie rischiano di scomparire
I presidi dei professionali chiedono aiuto a Assolombarda per trovare nuove opportunità per i loro studenti
ALESSIA GALLIONE


Prima gli studenti. Fuggiti in massa per iscriversi ai licei scientifici o classici. Adesso i professori. Pronti a chiedere il trasferimento, ad abbandonare le cattedre degli istituti tecnici e professionali. "Perché la riforma Moratti li trasformerà in scuole di serie B, dove la nostra abilitazione sarà squalificata, dove diventeremo anche noi di serie B. E poi, se gli studenti continueranno a diminuire non sappiamo se ci sarà posto ancora per noi", dicono.
L'anno scorso erano i genitori e le maestre delle elementari a protestare. Contro i tagli al personale, contro la scomparsa del tempo pieno. In difesa della scuola pubblica. Adesso l'inquietudine e la rivolta è passata a loro: alle famiglie e ai professori delle superiori. Che hanno paura di quello che accadrà dopo la riforma, con la distinzione tra l'indirizzo dei licei, propedeutici all'università e il "canale terminale" (così lo definisce il ministero), quello professionale che non permetterà di continuare a studiare. Una mobilitazione che ruota ancora una volta attorno a quelli di Rete Scuole, che un anno fa portarono in piazza 40mila persone. E che hanno lanciato un appello al mondo delle superiori: "Unitevi alla nostra lotta perché la Moratti non è invincibile". Una collaborazione che partirà ufficialmente il 4 marzo alla Casa della Cultura, con un'assemblea dedicata solo ai problemi dei ragazzi e i colleghi più grandi. "L'anno scorso a Milano - ricorda Elena Miglietta, di Rete Scuole abbiamo vinto contribuito alla battaglia per il tempo pieno. Ora tocca alle superiori". "Perché - continua Marco Donati - questa riforma va cambiata. I ragazzi stanno già abbandonando i professionali e tra i professori, chi può chiede il passaggio al liceo".
I primi a essere preoccupati, infatti, sono proprio i docenti. Molti hanno già chiesto il trasferimento, altri sognano di farlo: "Intere materie rischiano l'estinzione: l'educazione fisica, il diritto, l'educazione fisica. E poi quali saranno gli istituti a cadere nel buco nero del canale professionale?". Tanti gli interrogativi. Con i presidi di tutti i tecnici e industriali della Provincia, che hanno formato un coordinamento "per difendere anni di sperimentazione e innovazione. Le nostre scuole e i nostri laboratori oggi più che mai necessari e all'avanguardia", racconta Gabriele Belotti, il preside del "Primo Levi" di Bollate. Lui, il calo degli iscritti non l'ha visto - "Ma il mio è un caso isolato, particolare" - , anche se teme l'abbandono di molti colleghi: "La nostra struttura comprende anche un liceo scientifico e tecnologico e tutti sperano di mantenere quell'indirizzo". Una rivolta che sta crescendo, quella di chi vede la riforma da dietro una cattedra. E che sta coinvolgendo sempre più realtà: "Dalla provincia ci stiamo allargando alla regione e stanno nascendo molte altre realtà", conferma Rodolfo Rossi, preside del Giorgi, uno dei fondatori del coordinamento. "Abbiamo incontrato il direttore scolastico regionale - continua Rossi - e anche l'Assolombarda, perché l'idea dei "poli tecnologici" di Confindustria è molto vicina alla nostra. Gli imprenditori sembrano molto interessati a una collaborazione. Faremo una proposta alternativa alle forche caudine della Moratti, per non disperdere tutta la ricchezza e l'esperienza dei tecnici: mettere insieme due o tre istituti dove si può frequentare tutto, dai licei ai corsi professionali. Un modello collegato alle imprese, dove ci sarebbe anche alternanza tra scuola e lavoro".


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