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Repubblica-Milano-Novemila firme in Regione per difendere i nidi pubblici

IL CASO Raccolte dalle associazioni degli insegnanti e delle famiglie: fermate le privatizzazioni Novemila firme in Regione per difendere i nidi pubblici "Questo serviz...

08/02/2005
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la Repubblica

IL CASO
Raccolte dalle associazioni degli insegnanti e delle famiglie: fermate le privatizzazioni
Novemila firme in Regione per difendere i nidi pubblici
"Questo servizio deve poter garantire un vero percorso di formazione ai bimbi fino a 3 anni"
"Le strutture private, nonostante la buona fede, sono spesso poco più che parcheggi"
ORIANA LISO


Non accettano l'idea che il modello educativo che hanno costruito con fatica, che per anni hanno sostenuto, analizzato, migliorato, venga annacquato in un mare di proposte alternative che, per loro, sminuiscono il significato della parola "nido". E per questo oggi andranno in Regione, per consegnare le novemila firme di chi chiede il rispetto del "diritto di asilo nido, pubblico e comunale".
Loro sono il gruppo Retenidi, una realtà variegata, nata poco più di un anno fa da un incontro alla Casa delle Cultura. Ci sono un drappello di educatori e educatrici del Comune, il Sincobas, il Forum Donne del Prc, la "marcia mondiale delle donne". A metterli assieme, il coordinamento che sostiene la proposta di legge contro la privatizzazione selvaggia dei servizi per l'infanzia.
"Vogliamo cercare di ostacolare quello che la Regione sta facendo con i finanziamenti ai nidi privati, a discapito del modello educativo e pedagogico del pubblico", spiega Mariangela Saggese, una delle organizzatrici di Retenidi. Quando parlano di nidi privati, i promotori della raccolta firme hanno le idee chiare. Nidi aziendali, condominiali, familiari. Su cui, negli ultimi tempi, la Regione sta investendo molte risorse: l'anno scorso il Pirellone ha assegnato alla Asl e al Comune di Milano sedici milioni di euro per finanziare i progetti di asili nido e micronidi nelle aziende, altri soldi erano già stati stanziati per i nidi famigliari e di condominio. Pubblicizzati come valide alternative ai nidi comunali, troppo pieni e con liste d'attesa chilometriche. "Tutto bello, all'inizio. Peccato che tanti genitori che avevano iscritto i loro bambini in queste strutture sono tornati a bussare al Comune, delusi da una realtà che, nonostante buona volontà e buona fede, spesso non è molto più di un parcheggio", attacca ancora Mariangela Saggese, educatrice comunale iscritta al Sincobas. Non ci sono progetti di qualità, le educatrici sono poche e a volte non qualificate, gli spazi inadeguati. Ma soprattutto - dicono quelli di Retenidi - queste realtà rompono il principio di tante battaglie fatte dagli anni Settanta in poi: quello per cui il nido non è solo uno spazio per accudire i figli delle donne che lavorano, ma un posto in cui i bimbi da zero a tre anni iniziano il loro percorso di formazione. Con diritti, insegnamenti, modelli che solo la scuola pubblica può e deve dare.
In un anno i promotori di Retenidi hanno girato per Milano, Lodi e Como, dalle città alle province: proponendo la loro battaglia e chiedendo una firma. Le novemila raccolte, saranno presentate oggi alle 12 in Regione, alla presenza dei presidenti dei gruppi del consiglio regionale. "Solo una tappa - dicono loro -, perché il prossimo passo sarà chiedere garanzie certe ai candidati di tutti i partiti alle elezioni regionali".


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