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Repubblica-Milano-La realtà tragica della scuola

LE IDEE La realtà tragica della scuola ANTONIO SCURATI La scuola è un cosmo tra...

13/04/2005
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la Repubblica

LE IDEE
La realtà tragica della scuola
ANTONIO SCURATI


La scuola è un cosmo tragico. Oggi Sofocle ambienterebbe l'Edipo Re in una scuola. Di norma, nei film e nei romanzi italiani, la scuola viene raccontata come universo comico, incline alla commedia, alla farsa, tutt'al più al lirismo elegiaco, quasi mai alla tragedia. Ma questo atteggiamento è frutto di un meccanismo difensivo di diniego: proprio perché la scuola è una realtà tragica, ci si rifiuta di prenderla sul tragico. L'ossessivo, inconcludente, peloso riformismo scolastico è il sintomo di una patologia degenerativa, non la sua prognosi.
La riforma Moratti è soltanto l'ultima, la peggiore testimonianza della realtà scolastica come universo imploso, sistema in via di disfacimento, incancrenito da una serie interminabile di riforme il cui susseguirsi dimostra soltanto la loro impotenza a sanarlo. Gli insegnanti, economicamente impoveriti, socialmente emarginati, professionalmente dequalificati, sono lasciati soli a combattere a mani nude, una lotta impari contro la propria tradizione e discendenza, quindi contro se stessi. Ciò ne fa degli alienati sociali in quanto gruppo e spesso degli alienati mentali in quanto individui: sono gli insegnanti i lavoratori a più alto rischio burn out in assoluto. La scuola, una nave dei folli alla deriva.
In questo stato di prostrazione, spesso gli insegnanti si confondono. Hanno la sensazione che gli studenti siano il nemico contro cui lottare e non le ragioni per cui lottano. Gli ultimi venti anni sembrano aver scavato un abisso tra il mondo adulto e quello giovanile. La distanza tra le generazioni non è più stata percepita con tanta drammaticità almeno dal 1968. Ora, però, non essendoci una precisa linea di demarcazione ideologica, o di rivendicazione politica, a dividere adulti e ragazzi, docenti e studenti, la profonda estraneità di questi ultimi risulta inquietante. Appare quasi come la conseguenza di una mutazione antropologica. È come se, in seno alla specie umana, si fosse prodotta una subspeciazione. La vecchia e la nuova generazione sembrano crescere lungo linee differenti. Agli occhi dei professori, questa estraneità radicale trasforma l'adolescente in un alieno. Un marziano venuto da un altro mondo a distruggere quest'insignificante pianeta Terra. Il giovane, figlio o alunno, assume i tratti di una figura imperscrutabile, sinistra, minacciosa. I giovani, una generazione mutante.
Questo è catastrofismo, si dirà. Certo, lo è. Ma il catastrofismo non è di chi scrive. Corrisponde al vissuto catastrofico di larga parte del ceto insegnante. Questa visione paranoica e delirante è lo specchio fedele del mondo interno di molti di noi. I sentimenti di angoscia, fallimento, impotenza, paura, dominano oggi le relazioni educative e didattiche. Viviamo con i nostri alunni una relazione corrosa da passioni tristi. Struggimento per il passato, angoscia del futuro, inabitabilità del presente.
La notizia che studenti e insegnanti occuperanno assieme alcune scuole milanesi contro la riforma Moratti, che smetteranno di combattersi per fare fronte comune contro il comune nemico, è perciò una notizia radiosa. È l'immagine di un abbraccio letale tra combattenti che si trasforma in un abbraccio curativo. Una fisioterapia reciproca.


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