Repubblica-Milano-"Io in piazza per dire no a un futuro da precario
Pietro, seconda liceo al Manzoni: studiare rischia di diventare un lusso per pochi "Io in piazza per dire no a un futuro da precario Tasse e libri sono sempre più cari. E ava...
Pietro, seconda liceo al Manzoni: studiare rischia di diventare un lusso per pochi
"Io in piazza per dire no a un futuro da precario
Tasse e libri sono sempre più cari. E avanti così, quando lavoreremo noi, non ci saranno più diritti
Non volevamo aggredire nessuno. Le forze dell'ordine ci hanno caricati senza spiegazioni
ANNA CIRILLO
Pietro Guastamacchia del coordinamento dei collettivi, quarto anno del Manzoni, cos'è successo davanti al Libraccio?
"Volevamo far entrare San Precario, un fantoccio simbolico che rappresenta il precariato, volevamo parlare con quelli del Libraccio, per trovare delle soluzioni insieme sul problema del caro libri. Polizia e carabinieri erano molto tesi. Non hanno capito lo spirito della nostra azione che era assolutamente tranquilla, e con una piccola carica hanno spezzato il corteo in due".
Ma perché stavate manifestando?
"Era il primo corteo degli studenti, centrato sulle questioni di attualità".
E quali sono?
"La guerra in Iraq, la riforma Moratti, la precarietà".
Vi sentite precari nel futuro o nel presente?
"Sia nel futuro, con un mondo del lavoro che non offre più alcuna garanzia né diritti, sia nel presente. L'aumento del costo dei libri e delle tasse scolastiche ci fa sentire precari nello studio. Accedere al sapere diventa sempre più difficile e costoso, una cosa per élite".
È un salasso che è cominciato con la riforma Moratti?
"No, è un processo cominciato con il governo di centrosinistra, con l'autonomia scolastica della riforma Berlinguer che proponeva la scuola-azienda".
Qual è la scuola che vorreste?
"Laica, democratica, pluralista, le tre parole d'ordine che esistono da sempre nel movimento studentesco".
Gli studenti seguono le manifestazioni perché ci credono o per saltare le lezioni?
"Le scuole erano chiuse, chi non voleva venire in piazza, poteva andare a casa. E invece sono venuti in tanti al corteo".
Quali sono i problemi della scuola milanese?
"Minori sul fronte bilancio, in Lombardia i soldi ci sono e le scuole trovano facilmente sponsor rispetto, per dire, alla Campania. Ma si è adattata benissimo alla dimensione manageriale e ha attecchito anche il concetto di repressione e controllo".
Qualche esempio?
"Le telecamere nei cortili di una scuola a Bergamo, la condanna del preside del Majorana di Rho, accusato di favoreggiamento dello spaccio, perché nella sua scuola girava dell'hashish".
Il problema droga esiste nelle scuole?
"Sì. E deve essere affrontato con l'informazione sugli effetti reali delle droghe leggere e pesanti. Proibire soltanto significa rischiare che i più giovani si accostino alle droghe senza conoscerle e ne restino danneggiati".
Esiste un problema di integrazione?
"Il problema è forte. I ragazzi extracomunitari vivono nelle periferie, frequentano scuole di periferia, dove si sviluppa un'alta percentuale di stranieri e situazioni da ghetto americano. Il livello di emarginazione sociale è pesante".
E qual è il comportamento degli studenti?
"Si sta diffondendo molto il fenomeno della xenofobia. Sentendo certe dichiarazioni allucinanti di chi sta al governo, certi ragazzi si sentono giustificati nel proprio razzismo e intolleranza".
Come si supera?
"Con l'informazione sulle diverse culture, con incontri, le uniche armi contro il razzismo e la xenofobia, figlie dell'ignoranza. Per sviluppare la capacità di vedere e imparare a vivere in una città multietnica, unico modo per diventare cittadini del futuro".