Repubblica-Milano-In aula con le pasionarie
Mezz'ora prima della campanella, comincia l'occupazione. Alle 22 l'accordo con la polizia In aula con le pasionarie Le mamme della Bergognone: "Non cederemo" I bambini: "V...
Mezz'ora prima della campanella, comincia l'occupazione. Alle 22 l'accordo con la polizia
In aula con le pasionarie
Le mamme della Bergognone: "Non cederemo"
I bambini: "Vogliamo il cinema tutti i giorni" Ale, della III D: "Voglio che si entra alle 9 e mezzo, e un intervallo più lungo"
ENRICO BONERANDI
(segue dalla prima di cronaca)
Le finestre della scuola sono coperte da striscioni, la bandiera (rossa?) del "tempo pieno" sventola sul pennone. Niente di proletario, le mamme "pasionarie" della Bergognone sono in maggioranza professioniste e benestanti. E nemmeno comuniste. Ma il ministro Moratti dovrà passare sui loro corpi. Alle 10 di sera, le mamme raggiungono un accordo con la polizia: due di loro offrono i loro nomi in garanzia che la decrepita scuola in mattoni rossi - anche bella, per il suo fascino vecchio stile - non verrà danneggiata dalle occupanti.
La grande giornata della Bergognone inizia alle 4 del pomeriggio, mezz'ora prima della fine delle lezioni. Permesso? Ciao, bambini, occupiamo la scuola. Delegazioni composte da quattro mamme bussano alla porta delle classi, annunciando agli alunni la lotta contro la riforma Moratti, a base di dolcetti, focacce, aranciata, giochi e un clown che fa volteggiare le mele per aria. Domande, bambini? Ale della III D alza la mano: "Voglio che si entra alle 9 e mezzo, intervallo più lungo, cibo migliore e che si viene anche il sabato". Una bimba, all'ultimo banco: "Voglio il cinema tutti i giorni, qui a scuola". Il "tempo pieno" è un giardino dei desideri, altro che il 27+3+10 della Moratti con il "tutor" al posto della maestra.
Per i bambini, la "pre-occupazione" è una festa e basta vedere i musi lunghi degli alunni portati via dai genitori morattiani o disinteressati - pochi - per capire da quale parte della barricata i destinatari della riforma vorrebbero stare. L'unica cosa che ci capiscono, loro, è che invece di due maestre per classe la Moratti gliene lascerà una sola, e già questo non li fa sentire bene. Quanto ai genitori, dopo tre mesi di discussioni e di riunioni, prima carbonare poi sempre più affollate, ieri hanno deciso di "scendere in campo". Di informarsi e di informare chi non ha tempo e mezzi. Hanno eletto commissioni e raccolto fondi con le collette, tenendo i contatti con le altre scuole. Internet e e-mail, ma anche il vecchio ciclostile. Papà e mamme che riscoprono l'impegno dopo da decenni di "privato". Patrizia, pubblicitaria divisa dal marito, una figlia in terza elementare, spiega: "Mi sono svegliata quando ho capito che con questa cosiddetta riforma volevano colpire anche la mia bambina, il suo bisogno di formazione e di cultura. C'è gente che se tagliano il tempo pieno va in crisi perché non sa dove parcheggiare i figli". Per Valeriana, ecuadoregna, due figlie, invece la questione "parcheggio" è basilare: "E dove la metto la mia Genesis quando sono al lavoro? Si trova così bene qui con i compagni".
Sciamano i bambini nel cortile, poi tornano nelle classi per un supplemento di gioco collettivo. Per i genitori, alle 17 c'è il dibattito in palestra. No, il dibattito no, e tutti che scappano? Manco per sogno. Sulle panche si sistemano almeno un centinaio di mamme e mezza dozzina di padri. Parla per primo il dirigente scolastico, Pietro Agapito, che ha già preso una denuncia per aver tollerato uno striscione anti-Moratti. Dice: "Sono molto preoccupato per la scuola italiana, che con la riforma farebbe un passo indietro di 30 anni". Poi tocca a Federico Miccoli, ex-preside, considerato uno dei padri del "tempo pieno". Fa un discorso complesso ma la platea non perde concentrazione. Ricorda quando fu rimandato al mittente un tentativo di riforma del centro-sinistra, tanto per dire che non ce l'ha solo con Moratti e Berlusconi, spiega le conseguenze educative del ritorno all'insegnante unico (il famoso "tutor"), l'attacco all'autonomia scolastica, la possibile babele dei diversi "laboratori".
Mentre parla l'esperto, passano alcune mamme a distribuire volantini con il testo di legge e le loro osservazioni. Dice Mariangela Moggia, insegnante della II B: "Non è una lotta corporativa di noi insegnanti perché abbiamo paura di perdere il posto. Oddio, c'è anche questo, ma i genitori ci hanno capito". Una mamma annuisce, poi butta lì una frase non proprio carina: "Con due insegnanti, si aveva il 50 per cento in più di possibilità che ai nostri figli ne toccasse uno capace". Ci racconta il preside: "Negli ultimi due anni, nella mia scuola ci sono stati due allontanamenti forzati dalla famiglia di alunne che subivano maltrattamenti e abusi sessuali. Come l'abbiamo scoperto? Grazie al fatto che, all'interno del nostro progetto, è prevista la figura di un insegnante che, sotto la forma del recupero didattico, incontra i bambini, le famiglie, dialoga. E, se ha un sospetto, può fare inchiesta. Ora questa figura sparirà".
Pizza, clown, giochi, dibattito. Occupazione. Ma con quali speranze? Alla Bergognone non sanno che rispondere a questa domanda. Un'insegnante dice: "Se come pare stanno riuscendo a bloccare la riforma delle pensioni, ci si può riuscire anche con la Moratti". Una mamma politicizzata: "Se il centrodestra prende una batosta alle Europee, il governo va in barca e con lui la riforma". Natale Spagnolo, padre di un'alunna di 6 anni, è meno fiducioso. Ma riflette: "Perché non provarci, anche se facciamo un buco nell'acqua? Comunque vada, un tale interesse dei genitori ai problemi della scuola non si vedeva da tanto tempo". Grazie, Letizia.