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Repubblica-Milano-Fuga dall'ora di religione

Pagina IV - Milano Fuga dall'ora di religione Il 52 per cento degli studenti non la frequenta Il fenomeno, cominciato alla metà degli anni Novanta non accenna a rallentare...

23/09/2004
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la Repubblica

Pagina IV - Milano
Fuga dall'ora di religione
Il 52 per cento degli studenti non la frequenta
Il fenomeno, cominciato alla metà degli anni Novanta non accenna a rallentare
Il responsabile della Curia, monsignor Giavini: "Succede in tutte le grandi città italiane"
ZITA DAZZI
TERESA MONESTIROLI


Fuga dall'ora di religione. Anche quest'anno, lo dice il Provveditorato e lo conferma la Curia, cala il numero degli studenti che frequentano il catechismo a scuola. Alle superiori ormai oltre il 52 per cento degli alunni è esonerato e opta per l'ora alternativa o, nel 70 per cento dei casi, sceglie di uscire dalla scuola. L'esodo è lentamente iniziato a metà degli anni Novanta, quando la Corte Costituzionale definì "facoltativa" l'ora di religione e rese quindi "non obbligatoria" la frequenza delle lezioni alternative. E l'emorragia è proseguita in modo costante negli ultimi anni, accentuandosi ogni stagione un po' di più, al ritmo di un 0,50-1 per cento ogni anno.
Il fenomeno preoccupa la Curia ambrosiana, ovviamente. Monsignor Giovanni Giavini, responsabile del servizio per l'insegnamento, fa un'analisi sconsolata: "Nell'attuale logica del disimpegno, per i ragazzi la "lezione di nulla", l'ora al bar, consentita dalla legge è più attraente dell'ora di religione. Trovo questa norma diseducativa e offensiva per l'impegno di tanti docenti di religione. In più, la secolarizzazione progressiva della società favorisce questa fuga. La situazione è purtroppo comune a tutti i grandi centri urbani, da Milano a Torino, da Genova a Firenze, senza escludere nemmeno Roma, dove è altissimo il numero di scuole cattoliche".
La situazione cambia molto fuori dalla metropoli: se nelle superiori di Milano frequenta religione solo il 47 per cento degli studenti, nell'hinterland la quota arriva al 70 per cento, nella Diocesi (territorio che comprende anche Bergamo, Como, Varese e Lecco) all'83 per cento e in Lombardia sale al 90 per cento. Dati che confortano la Curia, ma che non bastano a tranquillizzare il cardinale Dionigi Tettamanzi. Dal suo arrivo ha promosso incontri con gli insegnanti di religione e corsi di aggiornamento per i docenti della materia. "Siamo impegnati continuamente in seminari per l'aggiornamento - dice Sergio De Carli, presidente dell'associazione nazionale insegnanti di religione, 22.000 iscritti - è scandaloso che la scuola pubblica consenta agli studenti di arrivare fino all'università senza preoccuparsi di fare formazione sulle religioni, e non sto parlando solo di quella cattolica. Nella complessità della società è d'obbligo parlare di questi temi in classe. I ragazzi hanno fame di risposte ai loro dubbi esistenziali, temi fortemente religiosi. La scuola nel suo complesso deve farsi carico di queste domande".
Ma c'è chi polemizza. Come il docente Alberto Giannino, presidente di una piccola associazione di insegnanti: "La Curia Ambrosiana e il cardinale Tettamanzi non si danno da fare per recuperare gli alunni esonerati, per aggiornare programmi e docenti. Fra qualche anno nessuno farà religione".
I presidi delle superiori confermano che in alcuni casi l'astensione dell'ora di religione raggiunge picchi del 60 per cento. Al professionale Caterina da Siena su 946 iscritti solo 379 frequentano la lezione sui Vangeli. "Farò un questionario - spiega la preside Clara Magistrelli - per capire le motivazioni degli studenti e delle famiglie. La Curia dovrebbe porsi il problema di questa fuga continua". Anche al liceo classico Berchet, che pure è una roccaforte di Comunione e Liberazione, il 56 per cento degli iscritti esce all'ora di religione, 678 studenti su 1.210. Il perché è presto detto: le scuole non hanno soldi per organizzare attività alternative e solo una minoranza di ragazzi rimane nell'istituto per studiare, opzione prevista dallo Stato. "Da quando la religione è facoltativa, quasi tutti gli studenti scelgono di uscire, anche se l'ora casca a metà mattina", spiega il preside dello scientifico Volta, Roberto Silvani.
E l'ora alternativa prevista dalla legge? "Nessuno la chiede più - racconta il preside del Manzoni, Luigi Barbarino - la maggior parte degli studenti ha il permesso dei genitori per uscire". Va controcorrente il professionale per il turismo Bertarelli: "Il consiglio di istituto ha deciso di proporre come alternativa alla religione storia della filosofia, materia che manca nel nostro curriculum - spiega la nuova dirigente Teresa Capra - spero venga apprezzata dagli studenti, visto che religione in alcune classi la fanno solo in quattro o cinque".


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